La possibilità di rinuncia incentiva la motivazione?

Avere una possibilità di rinuncia di fronte ad un ostacolo aumenta la motivazione e la determinazione nel perseguire l’obiettivo. Questi i risultati di un recente studio americano: percepire i propri sforzi come risultato di una libera scelta e non di una costrizione obbligata è ciò che può fare la differenza.

La possibilità di rinuncia incentiva la motivazione?

Lo studio viene dall’Università della Pennsylvania ed è stato recentemente pubblicato sulla rivista Psychological Science (Schrift, R. Y., & Parker, J. R., Staying the Course The Option of Doing Nothing and Its Impact on Postchoice Persistence, Psychological Science, 2014, DOI: 10.1177/0956797613516801).

Nel mantenere determinazione e motivazione nel superare gli ostacoli che si frappongono al raggiungimento di un obiettivo, giocherebbe un ruolo chiave proprio il fatto di avere una possibilità di rinuncia.

Sapere di poter “cedere” e “gettare la spugna” alimenterebbe la nostra autopercezione del compito come libera scelta (non abbiamo solo un’unica opzione) e questo incentiverebbe la nostra motivazione nel perseguirlo.

 

Possibilità di rinuncia e motivazione

Gli autori dello studio su rinuncia e motivazione hanno sottoposto i soggetti reclutati a varie prove sperimentali comparando gruppi di soggetti a cui veniva fornita anche la possibilità di rinuncia rispetto al compito loro assegnato (ad esempio riconoscimento di parole) e gruppi a cui invece tale opzione non veniva specificata.

I risultati evidenzierebbero una tenacia e determinazione significativamente maggiori in coloro che eseguivano le prove sperimentali sapendo di avere una possibilità di rinuncia rispetto a coloro che, non avendola, percepivano tali prove come adempimenti imposti da altri e quindi sganciati da una propria motivazione intrinseca.

 

La teoria dell’autoeprcezione

La ricerca in questione prende le mosse da una delle teorie storicamente più note in psicologia sociale che è la teoria dell’autopercezione di Daryl Bem (Bem, D.J., Self-Perception: an alternative interpretation of cognitive dissonance phenomena, Psychological Review,74, 1967).

Secondo questo autore, infatti, gli atteggiamenti che le persone hanno spesso non solo chiari a loro stesse; le persone, in altre parole, sarebbero confuse e incerte sulla natura dei propri stati interni tanto quanto lo sono su quelli degli altri.

Quando ciò accade, per dedurre il proprio grado di favore o sfavore, motivazione o disinvestimento rispetto a qualcosa, le persone si affiderebbero all’osservazione dei propri comportamenti esterni così come fanno per dedurre gli atteggiamenti degli altri.

In tal senso, percepire un proprio comportamento come esito di un’unica opzione possibile o come scelta fra due alternative (resistere o cedere alla rinuncia) influenzerebbe l’autopercezione di sé stessi come esecutori obbligati di un’imposizione esterna (rispetto alla quale non ci si riconosce una motivazione intrinseca per la quale valga la pena resistere alle avversità) o, al contrario, come agenti per libera scelta secondo una propria motivazione.

 

Motivazione a scelte circoscritte e scelte complesse

È stato osservato, non a torto, che la teoria dell’autopercezione di Bem può essere utile per comprendere la natura di alcune dimensioni dei comportamenti, a patto che si tratti di situazioni in cui le persone non si trovano a dover risolvere una dissonanza cognitiva (Leon Festinger, 1964).

In altre parole, poter scegliere se rinunciare o perseverare è qualcosa che va a vantaggio del raggiungimento dell’obiettivo solo nel caso in cui questo non sia in contrasto con altre credenze e atteggiamenti del soggetto. Altrimenti percepire di agire per libera scelta non basta: occorre giustificare congnitivamente una scelta potenzialmente conflittuale per “assimilarla” al nostro sistema di credenze e atteggiamenti preesistenti (Fazio, R.H., Zanna, M.P. & Cooper, J., Dissonance and self-perception: An integrative view of each theory’s proper domain of application, Journal of Experimental Social Psychology, 13, 5, 1977, 464-479).

Dipende, in altre parole, anche se si pensa a scelte comportamentali piuttosto circoscritte come i comportamenti di consumo o, come in questo caso, l’esecuzione di prove sperimentali di abilità cognitiva o se si allude a dimensioni di scelta e di presa di decisione più complesse che riguardano non uno, ma diversi sistemi motivazionali e ruoli sociali come ad esempio cambiare lavoro e stile di vita.

 

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