L'intelligenza sociale: dal sapere al fare

In che cosa consiste l’intelligenza sociale di una persona? Gli studiosi sono giunti alla conclusione che si tratti di una capacità solo marginalmente legata al classico QI (Quoziente Intellettivo), quindi chi arriva alle cariche accademiche più alte o dimostra altri tipi di intelligenza formale non è detto che abbia un’elevata capacità di immedesimazione o riesca a convincere gli altri a fare ciò che vuole. Dunque perché alcune persone riescono a tessere relazioni più facilmente di altre? Cerchiamo di scoprirlo

L'intelligenza sociale: dal sapere al fare

L’intelligenza sociale, secondo Daniel Goleman, si può acquisire una volta sviluppate le abilità dell’intelligenza emotiva. Per lo psicologo californiano è socialmente intelligente chi riesce innanzitutto ad immedesimarsi negli altri e a percepirne i sentimenti e, in secondo luogo, si comporta di conseguenza stabilendo una relazione armoniosa con gli altri. Ciò presuppone la capacità di ascoltare attentamente, di percepire segnali minimi e di interpretarli correttamente.

 

Secondo Goleman ancora, l’intelligenza sociale ha origine da diversi meccanismi cerebrali, in cui entrano in gioco per esempio le tanto celebrate star della neurologia: i neuroni a specchio. Queste particolari cellule nervose si “accendono” sia quando si esegue un’azione, sia quando semplicemente la si osserva. Questo vuol dire che il nostro cervello non fa alcuna differenza se stiamo sperimentando qualcosa sulla nostra pelle o se vediamo qualcun altro che la sta provando. Si potrebbero così spiegare l’empatia e la compassione? Forse sì. Il quadro che ne emerge è sicuramente quello di una rete di meccanismi neuronali “programmata per connettersi” ad altri cervelli, ad altre persone. Ma ci sono alcuni psicologi dell’Università di Magdeburgo che hanno preferito spiegare l’intelligenza sociale da un punto di vista scientifico, senza fare ricorso alle tecniche di visualizzazione cerebrale.

 

L'intelligenza sociale: i fattori della socialità

Secondo il modello elaborato dagli studiosi di Magdeburgo l’intelligenza sociale comprende almeno tre componenti: la percezione sociale, la comprensione sociale e la memoria sociale, quantificabili attraverso test, materiale sonoro, immagini e video che devono essere valutati dai soggetti sottoposti alla prova. Le persone che hanno una buona percezione sociale hanno dimostrato di essere in grado di inferire correttamente la situazione emotiva di ogni persona sulla base delle espressioni del viso ritratto nelle foto mostrate. Inoltre dopo aver visto brevi spezzoni di filmati sono stati in grado di indicare correttamente anche i reciproci rapporti tra le persone riprese. La memoria sociale è invece stata verificata per esempio facendo ascoltare al soggetto brevi passaggi di dialoghi che contenevano informazioni sociali rilevanti, per chiedergli successivamente di ricordare i dettagli delle singole conversazioni.

 

L'intelligenza sociale: imparare la socialità

Autorevoli studi indicano che l’intelligenza sociale ha sicuramente una base genetica, ma questo talento si può sviluppare attraverso esperienze appropriate. La psicologia è convinta che sia possibile insegnare a stare con gli altri tramite contatti corporei mirati oppure riconoscendo una sfumatura nel tono di voce o nello sguardo della persona che si ha di fronte. E anche il rispetto delle convenzioni sociali può essere insegnato con facilità. La cosa difficile si sa, è trasferire poi tutti gli apprendimenti nella vita quotidiana. C’è da sperare che la scienza riesca a fornirci validi strumenti e programmi di formazione capaci di allenare i nostri neuroni specchio o di aumentare la nostra armonia neuronale.

 

Fonte immagine: lumaxart