Giusto o sbagliato chiedere a un bambino cosa vuol fare da grande?

Domandare ai più piccoli cosa desiderano fare da grandi può suscitare diverse reazioni: stimolare l'immaginazione nel collocarsi nel futuro ma anche limitare le aspirazioni a questo o quel lavoro. Vediamo pro e contro della più classica delle domande rivolte ai bambini.

Cosa farai da grande?

Credit foto
©rafaelbenari / 123rf.com

Tutti almeno una volta nella vita abbiamo assistito e siamo stati sottoposti alla domanda volta ad indagare cosa avremmo voluto fare da grandi. Una volta diventati adulti, probabilmente siamo stati noi a porla ad altri bambini e adolescenti. 

Questa domanda che apparentemente sembra un motivo di conversazione come un altro con i bambini, osservando la loro fantasia e cogliendo i loro sogni e aspirazioni,  nella realtà sembra avere effetti differenti sui più piccoli, per alcuni funzionali, per altri negativi. Definire degli obiettivi, infatti, richiede un lavoro complesso difficilmente esauribile nella risposta a questa domanda. 

 

Perché non fare questa domanda

Secondo alcune ricerche, e quanto affermato dallo psicologo e scrittore del New York Times, Adam Grant, chiedere a un bambino cosa vuol fare da grande ha degli effetti negativi sulla crescita.

 

Secondo lo studioso, infatti ci sono alcuni motivi per cui sarebbe preferibile evitare di porre questa domanda.
Pare infatti che focalizzare l’attenzione del bambino solo sull’aspetto lavorativo, obbliga a pensare a sé solo come lavoratore e attribuirsi un valore solo attraverso questa dimensione. Questo indurrebbe ad una chiusura di vedute sul sé e sulla costruzione della propria identità che non porta a interrogarsi su aspetti più ampi dell’essere come “essere un buon marito o una buona moglie” oppure “una persona onesta”.

 

La domanda così posta induce, nell’immaginario collettivo, a pensare solo al lavoro, seppur non sia così specificatamente circoscritta a questo ambito.
Sempre secondo l’autore, inoltre, questa domanda presuppone la possibilità di poter aspirare a qualsiasi cosa e a qualsiasi professione, senza tuttavia tenere conto sia della predisposizione e del talento di ognuno, sia della reale possibilità di realizzarsi delle aspirazioni. 

 

Da qui si apre al dibattito sul disagio vissuto in caso in cui le aspirazioni e desideri vengano disillusi e la frustrazione prenda il sopravvento.
Queste sono motivazioni del perché non bisognerebbe chiedere mai ai bambini cosa vogliono fare da grandi, tuttavia la comunità scientifica non è unanime rispetto a questo. 

 

Cosa stimola questa domanda

Chiedere a bambini e ragazzi cosa vogliono fare da grandi, per alcuni è una cosa importante e che stimola differenti aspetti. In primo luogo, stimola i ragazzi e i più piccoli a pensare al proprio futuro, a proiettarsi nel domani e coltivare sogni e passioni. In particolare, lasciare che i giovani esprimano i loro desideri rispetto al futuro sembra avere effetti sulla loro motivazione, sul coltivare passioni e talenti e sul definire la propria identità. 

 

Inoltre, soprattutto per i più piccoli, spesso legati a professioni apparentemente lontane e fantasiose, come il mago, il cavaliere o la principessa, sempre ammesso che oggi queste ancora siano desiderate, stimola la fantasia, l’immaginazione e la creatività.

 

Inoltre, soprattutto nei più grandi si supporta il pensiero critico e la riflessione sulle tappe da fare nel percorso di studi - si pensi ai percorsi post-diploma - e non solo, la messa in discussione e l’identificazione dei propri ambiti di interesse e passioni e trovare la propria strada nel tempo. 

 

Cosa fare da grande: ruolo degli adulti

Il ruolo degli adulti e specialmente dei genitori, i più vicini ed esempio di vita per i figli, è di stimolare con cautela e discrezione lo sviluppo dei talenti e delle capacità dei propri ragazzi e ragazze, nel rispetto della multipotenzialità

 

Tuttavia, è bene avere alcune accortezze e attenzioni. 
In primo luogo, è importante rispettare le tappe di sviluppo, quindi con i più piccoli rispettare anche le idee e aspirazioni apparentemente più bizzarre e irraggiungibili, lasciare che la loro fantasia e la loro voglia di sognare possa esprimersi con libertà. 

 

Con i più grandi e gli adolescenti si potrebbe iniziare a ragionare sulla fattibilità delle loro aspirazioni, senza screditarle e sminuirle ma attivando il pensiero critico su quelle che sono le tappe da fare, il percorso da intraprendere, le abilità possedute e le criticità. Insomma accompagnarli nella loro scelta e mai sostituirsi a loro. 

 

Solitamente sono loro stessi ad abbandonare nel tempo le professioni più fantastiche e irrealizzabili e a fare i conti con la realtà e le possibilità attorno a sé e rispetto a quanto sanno fare e le abilità sperimentate. 

 

I genitori devono essere compagni ed esempio, aiutare i figli a capire cosa desiderano e come raggiungerlo. Devono essere esempio ma non senza interferire troppo verso una direzione o l’altra, lasciando a loro la possibilità di sperimentare e sbagliare, per favorire la formazione della propria identità e la comprensione dei propri desideri. 

 

Questo, quindi dona un’accezione differente alla famosa domanda “Cosa vuoi fare da grande?” aprendo a una riflessione su sé come persona, più ampia rispetto alla sola sfera lavorativa.