Cambiare vita a 50 anni

Anche i cinquantenni, ex bambini ai tempi del Sessantotto, rivendicano il diritto al cambiamento in età matura

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Basta! Mollo tutto e me ne vado…”. Sembrano le parole di un ragazzino in odore di ribellione: sono invece parole dure e lapidarie pronunciate magari da chi ragazzino non lo è più. E potrebbe già avere alle spalle una vita costruita su lunghe e solide basi affettive e professionali.

Stiamo parlando dei cinquantenni, i cinquantenni di oggi, che erano bambini all’epoca del Sessantotto. Uomini e donne che esprimono, sempre più frequentemente, il desiderio di aggiustare, o addirittura cambiare radicalmente la propria esistenza. 

A cinquant’anni, però, bisogna pensarci molto bene prima di mandare all’aria un matrimonio o programmare una fuga all’estero per aprire un’attività o cercare il lavoro dei sogni. Di solito a questa età un individuo ha già alle spalle esperienze matrimoniali, dei figli grandi, una casa, un lavoro.

Le motivazioni che spingono una persona matura a cambiare qualche aspetto della propria vita sono, dunque, diverse, da quelle dei quarantenni o dei trentenni. La volontà di cambiare vita a 50 anni può essere dettata da uno stato di prolungata esasperazione provocata da legami affettivi  un po’ spenti o esauriti da tempo, tenuti in piedi solo per apparenza o in attesa che i figli crescessero.

Sono le donne ad abbracciare più frequentemente la scelta del cambiamento in età matura come l’occasione di una ritrovata libertà dal ruolo di mogli e madri soffocate dalle beghe e dai ruoli familiari. Per l’uomo di pari età, invece, le motivazioni possono riguardare il desiderio di sentirsi ancora desiderato ed amato da donne più giovani, in modo da esorcizzare la paura dell’invecchiamento.

Ma questi esempi si riferiscono a scelte di cambiamento volontarie e libere. Molto diverso è il cambiamento che ci si trova a dover affrontare in ambito lavorativo, come nel caso di un licenziamento a metà del proprio percorso professionale.


Reinventarsi quando si perde il lavoro


La grave crisi finanziaria globale degli ultimi 3 anni ha inciso in maniera inesorabile sui destini delle economie mondiali provocando la chiusura di migliaia di imprese. A farne le spese sono stati i lavoratori dipendenti e quelli dai 50 anni in su, anche autonomi.

Uomini e donne con figli grandi (magari ancora studenti), si sono ritrovati da un giorno all’altro senza un lavoro e senza la vita che avevano vissuto fino a quel momento. Come reinventarsi professionalmente in questi casi? Non esistono ricette univoche ed universali perché la reazione soggettiva alla stessa esperienza può essere diversa. 

Intanto è auspicabile non farsi prendere dallo sconforto e dalla depressione, ma reagire cercando sostegno e comprensione tra la propria rete di affetti ed amici. Per i dipendenti che beneficiano degli ammortizzatori sociali come la Cassa Integrazione è possibile fruire dei corsi di reinserimento professionale (corsi reinserimento professionale Lombardia) finanziati dalle Regioni che possono erogare anche borse di lavoro mensili fino a 800 euro.

La stessa esperienza formativa, che permette di acquisire nuove competenze professionali in settori dove il mercato non è ancora saturo, può essere avviata anche da imprenditori che hanno subìto il fallimento o la chiusura della propria azienda. Ma liquidare così il discorso del reinserimento professionale del cinquantenne che ha perso il lavoro ci sembra troppo semplicistico. Parleremo prossimamente di altre specifiche iniziative e soluzioni.


Immagine: Passioneventi.it (autore: Fairplay - Torino)