Abbigliamento e atteggiamento, quale relazione?

Fra l’abbigliamento che scegliamo e il nostro atteggiamento esiste un legame? Nulla si indossa “a caso”, i vestiti che indossiamo dicono molto sull’immagine che vogliamo dare di noi stessi a seconda delle circostanze.

Abbigliamento e atteggiamento, quale relazione?

C’è una connessione fra abbigliamento e atteggiamento? Recita un vecchio proverbio che “l’abito non fa il monaco” sottintendendo che, a qualche livello, la nostra sostanza personale, i nostri pregi o difetti, rimarranno tali e non saranno mistificati da un particolare vestiario.

Non è del tutto vero… sebbene nessun capo d’abbigliamento possa fare miracoli, l’ “abito” a volte ha la sua importanza: con esso scegliamo, che ci piaccia o no, di veicolare una determinata immagine di noi stessi agli altri. Quanto questo intento vada a buon fine…beh è un’altra storia!

 

Abbigliamento e atteggiamento: siamo quello che indossiamo?

Secondo alcuni autori che si sono occupati di psicologia della moda, la scelta dell’abbigliamento non è mai dettata completamente dal caso: con ciò che indossiamo stiamo, più o meno consapevolmente, veicolando un’immagine di noi o rispecchiando il nostro stato/umore del momento.

C’è chi si spinge addirittura oltre, come Jennifer Baumgartner che sostiene direttamente che “siamo quel che indossiamo”. Non mancano poi esilaranti suggerimenti provenienti dalla cosiddetta filosofia del Dress for Success che promette di stabilire con accuratezza quali siano i capi, per lui e per lei, più adatti a rinforzare autostima e sicurezza in sé stessi!

Quanto c’è da prendere sul serio tutto questo? In che misura il nostro abbigliamento influenza il nostro atteggiamento e il nostro successo nelle relazioni?

 

Abbigliamento e atteggiamento: ad ognuno il suo stile

Converrà sgombrare il campo da facili “ricette” del tipo “se vuoi avere successo in questo…. allora indossa quest’altro…”; l’abbigliamento è un fatto molto personale, così intimamente legato alla nostra identità che difficilmente lo stesso consiglio “calzerà” a pennello per chiunque.

C’è chi riesce a sentirsi sicuro di sé solo indossando un vestiario molto formale e “ricercato”, che fonda il proprio senso di efficacia nell’apparire sempre “perfetto” per ogni occasione; chi magari si identifica in uno stile “casual” ad ogni costo comunicando un atteggiamento più spartano e privo di fronzoli o chi tiene ad esibire capi e accessori costosi come simboli del proprio livello sociale e via discorrendo…

Sono esempi banali, ma l’idea di fondo è che non tutti diamo lo stesso valore, lo stesso significato all’indossare un tubino nero o ad un paio di jeans… E sarà bene tenerne conto anche dovendo adattare il proprio stile alle circostanze.

 

Abbigliamento e atteggiamento: cosa sveliamo e cosa mostriamo?

 Gli psicologi Joe Luft e Harry Ingham misero a punto negli anni ’50 uno schema che illustrasse le dinamiche delle relazioni interpersonali. Quella che è passata alla storia come la finestra di Johari altro non è che un’esemplificazione in 4 quadranti di ciò che mostriamo e celiamo di noi stessi.

Ci sono lati di noi che decidiamo di mostrare consapevolmente per mandare un deliberato messaggio agli altri, altri che decidiamo di tenere privati, altri ancora che trapelano, nostro malgrado, dall’atteggiamento non verbale che inconsapevolmente assumiamo e altri aspetti di noi che ancora non conosciamo.

L’abbigliamento si presta molto bene a “giocare” con questi 4 quadranti: possiamo scegliere appositamente un certo vestito, per l’effetto che prevediamo possa fare sugli altri. Qualcosa tuttavia può andare storto: magari non è quello l’outfit con cui ci sentiamo più a nostro agio e potremmo rischiare di esibire, nostro malgrado, un atteggiamento impacciato di chi si sente “un pesce fuor d’acqua!”.

Potremmo, infine, scoprire che un certo modo di vestire che non abbiamo mai considerato, ad un certo punto inizia a piacerci e a fare al caso nostro: anche questi a volte sono segnali che nella nostra identità qualcosa è cambiato!

 

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