Stop allo stress: intervista a Marcella Danon

Quante volte ci succede di lamentarci per lo stress? Eppure quello dello stress è un meccanismo antico che da sempre ha aiutato l'uomo a sopravvivere: come fare per gestirlo al meglio? Lo abbiamo chiesto a Marcella Danon, psicologa, giornalista e formatrice autrice del libro "Stop allo stress. Guida pratica per gestire meglio tempo ed energia"

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È in libreria, edito da Urra-Feltrinelli, Stop allo stress. Guida pratica per gestire meglio tempo ed energia, un volume che permette al lettore di imparare a conoscere e gestire meglio lo stress. L'autrice è Marcella Danon, psicologa, giornalista e formatrice per la sicurezza sul lavoro, con particolare attenzione alla gestione dello stress e al benessere nelle organizzazioni. Promuove l’Ecopsicologia in Italia dal 1996 e ha fondato e dirige a Osnago (Lc) la Scuola di Ecopsicologia che coniuga consapevolezza personale ed etica ambientale e organizza aggiornamento professionale e formazione alla conduzione di percorsi di crescita personale in natura. L'abbiamo intervistata per saperne di più sullo stress e sui primi passi da muovere per imparare a vivere meglio.

 

Lo stress è da sempre indispensabile alla sopravvivenza: qual è la differenza tra noi e i nostri antenati?

Mi piace definire lo stress come un meccanismo che scatta in ogni situazione inusuale o di potenziale pericolo. La vita, prima dell’era industriale, si svolgeva a passo più lento, scandito dai ritmi della vita, giorno-notte, estate-inverno, una luna per seminare e una per raccogliere… C’erano gli imprevisti, i pericoli, i grandi cambiamenti, ma non con la frequenza con cui noi li incontriamo ogni giorno, ogni volta che attraversiamo una strada trafficata o che ci confrontiamo con l’ennesimo nuovo modello di telefonino. Va anche detto che non tutte le cose nuove o inusuali che incontriamo – come appunto una apparecchiatura diversa – sono “pericolose”, ma questo il nostro corpo antico non ha avuto il tempo di  impararlo e l’allarme davanti a un senso unico inaspettatamente cambiato scatta con la stessa intensità con cui risponderebbe a una tigre dai denti a sciabola. I nostri antenati, inoltre, avevano molta più opportunità di scaricare lo stress in eccesso attraverso l’attività fisica, anche con il semplice camminare. E non abitavano in ambienti artificiali foderati di cemento, moquette o linoleum in cui l’elettricità statica si accumula nell’organismo senza potersi scaricare a terra. Il contatto con la natura è importantissimo nell’aiutarci a scaricare e gestire stress! In sintesi, i nostri antenati avevano meno occasioni di stressarsi e quando questo succedeva non mancava loro la possibilità di smaltire gli eccessi di  adrenalina in circolazione.

 

Da utile campanello d’allarme per affrontare gli imprevisti a causa di gravi effetti collaterali: quali sono i pericoli dello stress?

Il meccanismo dello stress, per essere efficace nell’affrontare pericoli e situazioni di emergenza chiede al corpo un prestito, in modo da avere la possibilità di reagire con molta più energia di quella normalmente a disposizione. Questo prestito viene fatto a spese di altre funzioni dell’organismo non immediatamente necessarie sul momento, ma indispensabili per la salute nel suo insieme. Per esempio, si interrompe la digestione, è meno presidiato il sistema immunitario, la circolazione si concentra sulle aree periferiche piuttosto che sulle normali funzioni di mantenimento. È come se in caso di attacco nemico da nord una cittadella medioevale richiamasse tutti i suoi contingenti a est, sud e ovest. Va benissimo se questo succede una volta ogni tanto e se, non appena sventato il pericolo, tutti i lati della città vengono nuovamente presidiati… ma diventa molto rischioso se l’allarme sul nord perdura e gli altri lati della città rimangono esposti a possibili attacchi anche di altra natura. Lo stesso succede col nostro organismo. Possiamo affrontare stress per periodi circoscritti nel tempo, ma se persistiamo nel voler attingere all’energia necessaria al normale funzionamento dell’organismo per una singola emergenza prima o poi questo si troverà in deficit e crollerà su quello che è il nostro punto più debole. Lo stress che perdura, senza l’indispensabile riposo per la ricarica, abbassa le difese immunitarie, corrode il sistema digestivo, sovraccarica quello muscolare, affatica quello circolatorio e sottoalimenta il cervello… con tutte le conseguenze del caso, dal raffreddore alla crisi cardiaca.

 

Da dove partire per iniziare a chiarire il malinteso tra corpo antico e vita moderna?

L'antidoto esiste: possiamo imparare a evitare di stressarci quando non è necessario e a gestire lo stress quando l'atavico meccanismo si è  ormai attivato. Si chiama consapevolezza. Si attiva sviluppando una crescente attenzione a quello che ci sta succedendo istante per istante, in  modo da cogliere sin dai primi segnali, fisici o comportamentali, l’insorgere di una situazione di stress. Non tutti reagiamo nello stesso modo, ma i segnali, che possiamo imparare e monitorare, sono: respiro: quando si innesca il meccanismo il respiro si fa veloce, superficiale e affannoso; battito cardiaco: il cuore batte più veloce e la pressione del sangue sale per poter raggiungere più rapidamente arti e gambe… siamo ancora calibrati per poter rispondere al pericolo lottando o fuggendo!; agitazione: perché c’è un allarme generale che si riflette sulla lucidità mentale e  sullo stato emotivo; irritabilità: come conseguenza di tutte le alterazioni fisiche c’è una minor disponibilità e tolleranza nei confronti degli altri.  Tutto ciò di cui siamo consapevoli lo possiamo controllare e dirigere. Si tratta di addestrare il nostro corpo antico a non rispondere in automatico  a tutti gli stimoli nello stesso modo, ma a calibrare le reazioni fisiche in proporzione alla realtà effettivamente da affrontare. È un lavoro lungo,  paziente, ma con risultati sicuri e utilissimi per la salute il benessere generale. È proprio questo il primo passo di ogni processo di crescita  personale.

 

Il suo libro vuole essere una guida per imparare a riconoscere e gestire lo stress: ci suggerisce un esercizio pratico per muovere i primi passi?

Sì, il libro ha un taglio pratico. Suggerisce situazioni diverse, racconta storie – vere – per ogni situazione, di persone che hanno saputo  affrontare efficacemente la situazione nel migliore dei modi e fornisce molti esercizi pratici, facilmente attuabili che consentono di strutturare un vero e proprio allenamento per rafforzare il muscolo della consapevolezza. Il lavoro di crescita personale suggerito è paragonabile a un  programma di palestra: poco, tutti i giorni, con piacevolezza e con risultati garantiti quando c’è costanza nell’allenamento. Riporto qui un  paragrafo sulla “centratura” tratto dal libro Stop allo stress, Urra-Feltrinelli: Fare attenzione ai segnali: l’attenzione dentro. Il primo strumento concreto che abbiamo a disposizione nella gestione dello stress è riconoscere che ci stiamo stressando. Cogliendo sin dall’inizio i primi segnali di iperattivazione fisica ed emotiva potremo valutare come “giocarci” il surplus di adrenalina che il nostro corpo ci sta mettendo – a torto o a  ragione – a disposizione. Per farlo, dobbiamo imparare a riconoscere i linguaggi con i quali corpo, emozioni e mente segnalano il processo in  corso. Richiede un certo allenamento, ma i risultati sono molto utili. Accorgendoci in tempo reale di star entrando sotto stress potremo valutare  se si tratta di un falso allarme, e allora dovremo semplicemente di scaricare in modo innocuo la forza lavoro pronta a essere spesa, oppure se  l’allarme è reale, e allora potremo ottimizzare i tempi di reazione e agire di conseguenza. In entrambi i casi, grazie all’attenzione interiore all’erta, possiamo svolgere un ruolo attivo e minimizzare le conseguenze negative dello stress. Come si fa?

 

Seduti, prendetevi qualche minuto da dedicare esclusivamente a voi stessi e dirigete l’attenzione – come fosse il fascio luminoso di una torcia  elettrica – verso l’interno. Ponetevi in ascolto di quello che c’è e dategli nome, lasciando spazio a sensazioni fisiche, emozioni, pensieri, che  vengono semplicemente individuati, assaporati ed etichettati. È lo stesso allenamento che ci troviamo a dover fare in un percorso di  degustazione vini, in cui si tratta di creare un vocabolario condiviso per descrivere i fattori impalpabili che descrivono la bevanda degli dei. Qui, l’allenamento è quello di distinguere i diversi messaggi provenenti dalla vostra interiorità coi loro peculiari linguaggi: sensazioni fisiche (caldo,  freddo, piacere, dolore, fame, sete, solletico, prurito, ecc.); emozioni (gioia, tristezza, sorpresa, delusione, ansia, paura, sollievo, ecc.); pensieri (riepilogo di cose già fatte, programmazione di eventi futuri, preoccupazioni su qualcosa in particolare, commenti su quanto si sta facendo,  immagini mentali, associazioni, ecc).

 

L’unico obiettivo dell’esercizio è riconoscere quello che c’è, senza entrare in merito al perché e al percome, senza giudicare, senza voler  eliminare, ma semplicemente accettando ciò che c’è. Fermo restando che noi siamo “uno” e che percepiamo come un tutt’uno le diverse  sfumature del sentire, distinguere tra messaggi provenienti dal corpo, dal cuore e dalla mente ci mette in condizioni di essere più facilmente  presenti a quanto ci sta succedendo, proprio come distinguendo tra corposità, acidità e retrogusto di un bicchiere di vino, lo si comprende e  assapora meglio e si può comunicare con più precisione anche ad altri la propria esperienza soggettiva. Acquisire dimestichezza con questi  diversi linguaggi della nostra interiorità è il primo passo per essere presenti a noi stessi.

 

In che modo lo stress e le sue controindicazioni possono influenzare il nostro percorso di crescita personale?

Lo stress è un meccanismo antico e ben radicato. Intraprendendo un percorso di crescita personale cominciamo a non permettere più agli automatismi di prendere il controllo del nostro comportamento. Questo non vuol dire che arriverà il momento che non ci stresseremo più per nulla, ma che impareremo a stressarci meno quando non serve o a stressarci meglio quando è necessario. E, soprattutto, a riposarci dopo ogni momento impegnativo. Non è che lo stress impedisca il processo di crescita personale, anzi, lo stimola facendo leva sui disagi che ci causa.  Solo quando non ne possiamo più decidiamo di impegnarci davvero per stare meglio!

 

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