Il downshifting secondo Simone Perotti

Intervista al più celebre rappresentante italiano di un fenomeno sociale che interessa milioni di persone nel mondo. E che invita a un cambio di vita verso il mondo, le abitudini, gli obblighi, il consumo

Il downshifting secondo Simone Perotti

Dopo aver fatto il manager d’azienda per 19 anni, Simone Perotti ha lasciato tutto per cambiare vita e dedicarsi alla scrittura, a navigare e ad altre piccole attività legate alle sue passioni. Ha scritto diversi libri, due dei quali stanno avendo grande successo: Adesso basta, giunto alla decima edizione, e il recente romanzo Uomini senza vento.

 

Come è nato il desiderio di scalare marcia, di "fare downshifting"?

Dalla constatazione che non era benessere quello che vivevo. Mancava un ingrediente per me essenziale: la libertà. Libertà, ad esempio, di seguire la mia natura, cioè di scrivere romanzi. Sono la mia vita. E la mia vita lo richiedeva. Non potevo lasciare inascoltata questa richiesta.

 

Tu dimostri che il cambiamento è possibile, che scegliere di evadere da una vita che non ci soddisfa più si può. Da cosa si può cominciare, nel pratico?

La cosa più pratica che c’è è diventare più saldi e forti. Siamo deboli, fragili, vacilliamo alla prima voce contro, al primo dubbio, alla prima paura. Invece dobbiamo vincere sensi di colpa, incertezze, trovando il coraggio di andare anche se non abbiamo garanzie su tutto. Per farlo occorre allenarsi, come per il fisico. Allenarsi a mettere insieme un sogno ambizioso ma realistico; allenarsi a stare da soli, dieci minuti, poi un quarto d’ora, poi giorni, senza avere pensieri tristi, negativi, riempiendo il tempo con calma, con cose importanti per noi; avendo pazienza, cioè continuando a perseguire i propri progetti di cambiamento senza cedere, anche se serve tempo, lavorandoci anche dieci minuti al giorno, ma sempre, tutti i giorni, tutti i giorni, tutti i giorni. Un uomo così cocciuto ce la fa sempre. Ma cocciuti non si nasce, si diventa.

 

La tua nuova vita ti ha portato in contatto con tanta gente: chi ti sembra più sensibile al downshifting? Uomini o donne, trentenni o cinquantenni?

Pensavo che sarebbero state le donne, ma mi sbagliavo. Le persone che leggono i miei libri (Uomini Senza Vento e Adesso Basta) sono per il 70% uomini tra i 35 e i 45 anni. Si vede che agli uomini, come a me, pesa molto il ruolo, la collocazione sociale. Vogliono liberarsi, vivere di libertà e passioni.

 

Che tipo di caratteristiche personali vanno coltivate per non ricadere nella routine di tutti i giorni?

Più che caratteristiche, servono cose, azioni concrete. Occorre fare progetti pratici, vivi, veri, per destinare il proprio tempo a cose che funzionino per noi. Ognuno ha la sua via, la sua “linea di minore resistenza” (Jack London). Va seguita, con un po’ di coraggio.

 

Per cambiare, hai seguito o stai seguendo percorsi di crescita personale che si rifanno a qualche disciplina particolare?

No. Ricordo una frase su un libro di Hesse, che lessi da ragazzo. “Chi veramente vuole cercare non può accogliere nessuna dottrina”. Ecco, io la penso così. In me convivono ambientalismo, pacifismo, marxismo, buddismo, realismo magico, tifo sportivo, massimalismo, radicalismo, filosofie ellenistiche e cultura mediterranea. Sono un uomo sincretico, come tutti i mediterranei. Sento, vivo sulla mia pelle, la bellezza e la ricchezza ancora in gran parte inesplorata della nostra cultura. Mi faccio forza con questa cultura, ricorro a lei, e al mare, come forme di vita pulsante. Tutto questo è di una concretezza assoluta, credetemi.

 

Ci puoi raccontare una tua giornata tipo? Sempre che ce ne sia una uguale all’altra…

Non c’è una giornata tipo. In inverno mi sveglio, spacco la legna e accendo il fuoco, verso le sei, le sette. Poi scrivo fino a che riesco (scrivere è molto più faticoso che spaccare legna. Forse ho più muscoli che intelletto…). Poi vado a lavorare al porto, se devo guadagnare qualcosa, oppure lavoro alla ristrutturazione della casa, che ha ancora tante cose da terminare. Poi correggo le bozze, nel pomeriggio, oppure leggo e studio (sto studiando i pirati del ‘500 nel Mediterraneo). Prima di cena leggo, spesso, poi cucino grandi cene. Mangio, guardo qualche programma in tv o leggo ancora. Se riesco scrivo ancora. Leggo prima di dormire. Dormo. Sogno…

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