Viaggi spirituali: perché si fanno?

I viaggi spirituali sono un fenomeno che sta assumendo una grande importanza sia dal versante soggettivo, sia da quello economico e sociale. Perché si fanno? I pellegrini nascondono motivazioni personali e sociali.

Viaggi spirituali: perché si fanno?

La psicologia del turismo si interessa di tutto ciò faccia riferimento alla vacanza come motivazioni, dinamiche di gruppo o scelta della meta.

Ad esempio, perché scegliere una meta religiosa? Chi preferisce i viaggi spirituali alle mete esotiche? Proviamo a scoprirlo!

 

La nascita del turismo religioso

La prima indagine italiana sul turismo nelle mete religiose risale al 2002 e ha messo in luce un fenomeno interessante non solo dal punto di vista umano, ma anche economico.

Italia e Spagna si contendono il primato offrendo la maggior parte delle mete preferite da chi sceglie i viaggi spirituali. I turisti religiosi (in Italia sono circa 35 milioni) includono sia i credenti, sia coloro che sono interessati al solo versante culturale di chiese e santuari: più di 1800 mete in tutto.

I viaggi spirituali sono interessanti per gli psicologi soprattutto per le motivazioni che li sottendono, più o meno concrete.

Secondo li clero italiano alla base vi è riconosciuta “l’importanza del turismo per lo sviluppo delluomo, per l’incontro tra popoli diversi e per la crescita della comunità internazionale oltre ogni frontiera, lingua, nazionalità” così come scritto nelle Dichiarazioni sul turismo del 1990.

 

Le motivazioni personali dei pellegrini

Per la psicologia del turismo il pellegrino parte per i propri viaggi spirituali mosso da motivazioni personali e sociali. Il fenomeno quindi è più complesso sia che lo si consideri una scelta soggettiva, sia che lo si veda come dinamica di gruppo. Il pellegrinaggio può essere considerato come il viaggio che ha un fine spirituale, ma questa finalità sottende diverse scelte.

Il pellegrinaggio può essere una ricerca della verità, l'avvicinamento alla divinità o alla spiritualità al cui termine si raggiunge qualcosa.

Meno frequente ai nostri giorni è l'intento missionario, un viaggio con il quale trasmettere il messaggio religioso in cui si crede.

 

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In questi ultimi anni molti individui si sono impegnati in grandi viaggi a piedi (pensiamo al cammino di Santiago) il cui significato risiede esclusivamente nella fatica del camminare. La perseveranza a livello fisico e mentale è il fine ultimo del viaggio che accresce la sfera spirituale dell'individuo.

Un'ultima motivazione risiede nell'espiazione; il viaggio spirituale diventa un modo per ottenere il perdono o un miracolo a seguito di qualche vicenda personale.

 

Le motivazioni sociali del pellegrino

Il pellegrino è pur sempre un uomo, quindi nella scelta di una meta religiosa, accanto alla ricerca dell'assoluto o al di sopra di essa, può avere una serie di motivazioni più sociali.

La prima riguarda il desiderio di essere parte di un gruppo o di una comunità affiatata che può essere l'insieme di persone con cui si intraprende il viaggio oppure la più ampia comunità religiosa.

Anche il senso di appartenenza può avere più di una sfumatura che va dal desiderio di avere dei legami e di essere parte di qualcosa che abbia significato, ai comportamenti che tale appartenenza richiede a mo' di rituale.

 

Il Cammino lungo la Via Francigena