Sai che l'idolatria impedisce di svilupparsi spiritualmente?

L'idolatria è una trappola: impedisce la crescita individuale e collettiva. Riappropriarsi della bellezza, invece, rende liberi e mette a disposizione nuove risorse

Sai che l'idolatria impedisce di svilupparsi spiritualmente?

Tra le varie forme di intelligenza di cui noi esseri umani disponiamo c'è la cosiddetta intelligenza spirituale/sociale.

Si tratta della capacità di trascendere se stessi e il livello prettamente individuale dell'esistenza, divenendo abili, per esempio, a collaborare, fare rete e costruire cose grandi e utili per la collettività; sperimentiamo questa facoltà nell'ambito della guarigione, della sessualità, delle dinamiche sociali e delle esperienze spirituali di stampo mistico, cioè personali, senza intermediari.

Questa particolare forma di intelligenza, anche se certe persone sono più dotate e facilitate, come tutte le risorse va coltivata e allenata, se la si vuole sviluppare; quando si arriva a un certo livello, essa permette di raggiungere obiettivi importanti, in termini personali, relazionali e professionali.

 

L'idolatria è uno dei tranelli che impedisce la crescita

In verità, è anche uno step in parte indispensabile: lo sviluppo della coscienza umana passa sempre attraverso una prima fase di proiezione verso l'esterno di informazioni interne – gli oggetti interiori, se trasposti come un film esteriormente, divengono più chiari e riconoscibili.

A questo primo passo, però, deve seguirne uno successivo, altrettanto essenziale: la reintegrazione, cioè la presa di coscienza del fatto che ciò che abbiamo ammirato al di fuori di noi è una risorsa personale, una parte della nostra identità, che chiedeva di essere riconosciuta, alimentata ed espressa.

Evitare questo passaggio, oltre a nutrire l'immaturità, la viltà e la dipendenza da forze esterne a noi, impedisce la nostra crescita personale: persistere più del necessario nel proiettare fuori una certa capacità non ci permette di disporne, di imparare a padroneggiarla e di metterla in campo nelle nostre relazioni, carriere e vite.

 

Riappropriarci della bellezza e dello splendore ci libera

Assumerci il rischio, la responsabilità e l'impegno di incarnare, attraverso il nostro corpo e la nostra vita, la bellezza e lo splendore che scorgiamo e ammiriamo negli altri, sebbene inizialmente ci possa sembrare un obiettivo pericoloso, faticoso e/o presuntuoso, in verità ci colloca sull'esatto cammino della nostra anima, l'unico in cui effettivamente possiamo eccellere e offrire qualcosa di prezioso anche agli altri.

Avere il coraggio, la passione e la dedizione di farlo, progressivamente ci libera da tutte le distrazioni inutili, dai rapporti controproducenti, dalle strade che non ci appartengono veramente e dagli scopi che, in profondità, non abbiamo scelto.