Libertà e Responsabilità

Trascrizione di un insegnamento di Lama Yeshe Losal Rinpoche, fondatore e guida del centro Kagyu Samye Dzong Venezia

Libertà e Responsabilità

Libertà e responsabilità

Lama Yeshe Losal Rinpoche

 

Tutti noi aspiriamo a essere felici e liberi, ma dovremmo tenere presente che la libertà si accompagna alle responsabilità. Molti occidentali sono orgogliosi di poter dire: ‘Noi viviamo in una società libera, perciò siamo liberi!’, in realtà, dal mio punto di vista, non lo sono affatto. Sono certo liberi di pensare, parlare, agire come desiderano e, tuttavia, se tale libertà non si accompagna ad una giusta misura di saggezza perfino gli esseri umani possono comportarsi peggio di animali.

A dispetto dell’intelligenza e del grande potenziale, senza il sostegno della saggezza gli esseri umani fanno spesso cattivo uso della cosidetta libertà ed abusano della loro mente, delle parole e della capacità di agire. Dal mio punto di vista, dare tale libertà a persone prive delle conoscenze appropriate e dell’educazione corretta è come dare dei coltelli affilati a dei bambini. Cosa può fare un bambino con un coltello affilato? Con ogni probabilità riuscirebbe solo a fare del male a sé stesso o agli altri. Secondo me, una tale libertà non significa granché: abbiamo la possibilità di agire liberamente, da un punto di vista giuridico, ma in realtà dal punto di vista interiore non siamo liberi affatto!

Molte persone vogliono essere libere, ma non vogliono assumersi delle responsabilità,  ma la libertà è inseparabile dalle responsabilità! Se possiedo la libertà di pensare, è mia responsabilità pensare positivamente; se possiedo la libertà di parlare, è mia responsabilità parlare in maniera appropriata e significativa; se possiedo la libertà di agire, è mia responsabilità agire correttamente.

Nessuno può prendere tali decisioni al mio posto. Se tutti noi riuscissimo ad assumerci la responsabilità di ciò che diciamo, pensiamo e facciamo, questo pianeta sarebbe un posto migliore, ma molti tra noi non lo fanno. Preferiamo accampare delle scuse e incolpare gli altri, o le circostanze, per qualsiasi cosa accada. Non c’è dubbio che incolpare gli altri sia più facile, ma dal punto di vista degli insegnamenti del Buddha questo approccio non funziona, perché siamo responsabili per ciò che accade almeno tanto quanto le persone che incolpiamo.

Nel Buddhismo parliamo di karma, e molte persone non vogliono sentire nominare questo termine perché dicono di non credere nel karma.

Se invece di karma lo chiamassimo semplicemente ‘causa ed effetto’, il suo significato diventerebbe molto semplice. Se io do un pugno a qualcuno, questo qualcuno, a sua volta, mi darà un pugno. Se parlo male di altre persone, questi a loro volta parleranno male di me. Tutto ciò che diciamo, pensiamo e facciamo ha delle conseguenze e questo significa che in realtà sappiamo che qualunque cosa facciamo produrrà degli effetti che noi stessi  sperimenteremo.

E’ come coltivare un campo: se piantiamo dei semi puri il raccolto sarà puro, ma se seminiamo erbacce non otterremo un raccolto puro, ma erbacce. L’unico modo per pulire un campo è togliere le erbacce una alla volta; allo stesso modo possiamo ‘togliere le erbacce’ dalla nostra mente solamente meditando e affrontando le nostre emozioni negative, non importa quanto questo processo possa essere doloroso.

Quando osservo quello che accade nel mondo ai giorni nostri, mi chiedo come molte persone possano credere e avere fiducia negli altri quando loro per primi non credono in se stessi e non sanno cosa sta succedendo nella loro mente. Queste persone non si conoscono a sufficienza. Molte persone afflitte da problemi mentali spesso parlano soltanto dei problemi e della sofferenza che patiscono, ma appena trovano qualcosa che può essere loro d’aiuto, subito ne hanno paura.

Anche quando potrebbero essere felici, rifiutano la felicità perché pensano di non meritarla: il loro ego li spinge verso la direzione sbagliata. Se pensiamo veramente di non meritare di essere felici, allora perché ci preoccupiamo così tanto della nostra sofferenza? Perché invece di lamentarci non ci concediamo di poter essere felici? Alcune persone sono talmente avvolte da dolore e sofferenza, al punto di non volerli abbandonare e al punto di continuare ad identificarsi con essi. Molti sono spaventati dall’introspezione e non la vogliono affrontare perché percepiscono all’interno della mente la presenza di troppe informazioni sgradite e di un livello intollerabile di infelicità.

In questo modo proiettiamo ogni cosa sugli altri, senza mai accettare le nostre responsabilità e troviamo sempre il modo di scaricare la colpa su qualcun altro. Ma praticare il Buddhismo significa assumersi le proprie responsabilità e, quindi, non incolpare sempre qualcun altro.

Se praticheremo il sentiero Buddista per un po’, vedremo che in realtà non c’è alcun ‘io’ che sperimenta la sofferenza, ma che siamo noi a solidificare l‘io’ e per questo sperimentiamo piacere e dolore. Come potremmo incolpare gli altri se non c’è un ‘io’? E’ l’”io”solidificato e ingigantito che esprime continuamente giudizi. Le altre persone sono solo come specchi; se non abbiamo uno specchio come possiamo vedere la nostra immagine riflessa? Non possiamo incolpare le altre persone o le circostanze e non assumerci la responsabilità per noi stessi. Tutto questo è molto semplice da comprendere e ci aiuta a capire la necessità di praticare e di meditare, di imparare a pensare, a parlare e ad agire in maniera positiva e significativa, di sviluppare correttamente il nostro potenziale, per non diventare creature  pazze e pericolose.

Nel corso della storia, il Buddha, Cristo e gli altri grandi Maestri hanno riconosciuto il proprio potenziale, l’hanno usato e si sono assunti completamente la responsabilità di svilupparlo. Oggi, a 2500 anni di distanza, stiamo ancora godendo i benefici della loro presa di responsabilità. Tutti noi esseri umani abbiamo un potenziale identico, ma spesso lo usiamo nel modo sbagliato, tanto che questo, pochi decenni fa, ha causato due guerre mondiali, milioni di morti e ha sprofondato nella disperazione un numero ancora maggiore di persone. Possiamo vedere chiaramente la differenza tra queste due applicazioni del potenziale umano: la prima, dei Maestri, ha portato benefici, felicità, conoscenza ai molti esseri umani che l’hanno seguita; l’altra, fuorviata, errata e priva di saggezza, ha impiegato il potenziale che tutti possediamo per distruggere la vita, al punto che di alcuni di coloro che hanno seguito questa via non vogliamo nemmeno ricordare i nomi. Se vogliamo assumerci la responsabilità delle nostre azioni, delle nostre parole e dei nostri pensieri, è fondamentale capire che dobbiamo usare il nostro tempo per domare ed educare il nostro corpo, la nostra parola e la nostra mente.

 

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