La vista: gli occhi non mentono

La vista è il senso tra i sensi: l'uomo la conquista e la affina con la stazione eretta. Ma quando si sviluppa la vista? È già attiva alla nascita? E perché si dice che gli occhi non mentono? La vista è il senso di oggi ma, per chi sa leggere, sa raccontare la nostra storia. Vista non vista, vedo - non-vedo, ti amo, ti odio, ti vedo e ti nego: presenza, assenza, contatto e distanza raccontati dagli occhi

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Vista: senso in cima alla classifica top five dei sensi. La vista è il senso tra i sensi, vip nella società colorata e psichedelica delle luci, delle immagini e dell'apparire. Ma pensiamo a quante volte la utilizziamo: vediamo, guardiamo, ci perdiamo con gli occhi in sogni ad occhi aperti, ci perdiamo gli occhi nello sguardo dell'altro o in esso li ritroviamo. Con gli occhi adeschiamo, provochiamo e facciamo giochi dove la seduzione fa da regina. Con gli occhi ci innamoriamo, mangiamo, amiamo e odiamo. E con gli occhi vediamo, osserviamo, ridiamo, viviamo la vita o da essa ci allontaniamo. La vista racconta la nostra storia. Ma partiamo dall'inizio e facciamo un sunto di millenni di storia dell'umanità per arrivare ad oggi, alla mamma che guarda o non guarda il suo bambino e alla vista che, con i suoi occhi, parla di noi.

 

La vista: il senso dell'homo sapiens sapiens

La vista: occhi per osservare, occhi per vedere, occhi per controllare e occhi per percepire il mondo. La conquista della stazione eretta, sfida alla legge di gravità, non ha solo permesso all'uomo di imparare a maneggiare utensili, a costruirli, a muoversi sulla terra e contemporaneamente procacciare cibo e trasportarlo. La stazione eretta ha permesso all'uomo di affinare il senso della vista. Oggi la vista ha il primato su tutti i sensi: l'uomo è un mammifero ottico, viviamo in una società dove le immagini hanno la meglio e dove "l'immagine" prende il sopravvento su tutto. La vista ha superato l'olfatto, senso che aiutava l'uomo a muoversi sulla terra, senso privilegiato quando, ancora quadrupede, seguiva gli odori e annusava i simili per conoscerli, riconoscerli e corteggiarli. La vista è diventata non uno tra i sensi ma "il" senso dell'uomo che, ponendola al centro del suo muoversi nel mondo, ha eclissato gli altri quattro. Ma la vista, da sola, non basta: se la vista è legata al senso dello spazio, l'udito è legata al concetto di tempo: la loro integrazione permette di sviluppare la dimensione spazio-tempo. È la stazione eretta, che consente la rotazione intenzionale degli occhi, a favorire lo sviluppo di questa dimensione.

 

La vista: vedere e guardare

Un terzo delle vie nervose dell'essere umano sono destinate all'occhio: colori, profondità, forme, distanze, luce e buio, sono tutte informazioni che, tradotte, ci permettono di conoscere il mondo e muoverci in esso. La vista si sviluppa durante la formazione del feto, come tutti e cinque i sensi. A 7 mesi e mezzo un feto già vede e, quando nasce, sa riconoscere il viso di mamma ad una distanza di 20 cm, ovvero la distanza tra il capezzolo e il viso durante l'allattamento. Anche se il bambino appena nato utilizza la vista e sa vedere, la capacità di guardare e di focalizzarsi su un punto è un'acquisizione che arriverà con il tempo. Il volto della madre e gli occhi della madre diventano importantissime per lo sviluppo di due funzioni della vista: l'accomodamento e la convergenza.

 

Federico Navarro, medico, neuropsichiatra e analista reichiano, al quale dobbiamo la diffusione del pensiero reichiano in Italia, in Psicopatologia così scrive: "L’accomodazione e la convergenza permettono il riconoscimento di un ‘Io’ da un ‘non-Io’ che è il volto materno. Nasce così la facoltà di’ scoprire’ l’altro e se stesso. Tale facoltà svilupperà quel potenziale emotivo che indurrà la nascita dell’Io, lo sviluppo dell’Identità, e poi dell’Individualità. […] La facoltà di ‘guardare’ si evolve con lo svezzamento, provocando la funzione di’ guardare’ o di ‘guardarsi da’.”

 

La vista: presenza, assenza e storia nello sguardo

La vista è un senso che noi utilizziamo molto, forse troppo. Ma noi, spesso, utilizziamo la vista per vedere e non per guardare. Gli occhi, sempre più raramente sono capaci di incontrarsi l'un l'altro, filtrati dall'utilizzi di video, web-cam e tutto ciò che può impedirci un vero contatto. La vista, gli occhi, ci dicono molto su come siamo: gli occhi ci comunicano l'assenza a noi stessi quando vediamo e non guardiamo, quando viviamo senza alcun contatto con ciò che facciamo, quando agiamo senza alcun tipo di presenza a noi stessi. Gli occhi, ancora, comunicano la nostra incapacità o meno di incontrare l'altro, quando parliamo guardando altrove, quando non siamo capaci di vedere e guardare l'altro per quello che è, costruendo un'immagine che non corrisponde alla realtà, oppure quando subiamo l'assenza dello sguardo dell'altro. La vista, un senso che racconta molto di più di quanto possa sembrare.

 

Pensiamo a quante volte chiediamo al nostro compagno, alla nostra compagna, di vederci, di guardarci, di essere attenti a noi. E cos'è l'attenzione se non uno sguardo presente? Pensiamo a quante volte avremo voluto incontrare in modo diversi gli occhi di nostra madre e di nostro padre, pensiamo a quante volte avremmo voluto su di noi uno sguardo amorevole e non minaccioso, uno sguardo sereno e non controllante. E pensiamo ancora alla vista nelle psicopatologie: pensiamo allo sguardo vuoto dello psicotico, allo sguardo ansioso dell'ossessivo-compulsivo, alla paura negli occhi del paranoico. Vedere, guardare, incontrare, incontrarsi, presenza, assenza e distanza: la vista ci permette di entrare in contatto o di negarlo; la sua funzione e il modo in cui la utilizziamo, gli organi che la generano e l'utilizzo che ne facciamo raccontano noi e la nostra storia. Come si dice… gli occhi non mentono!

 

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