Tatuaggi: esistono dei reali benefici sulla salute?

I tatuaggi possono avere dei benefici sulla salute? Può sembrare un’ipotesi decisamente azzardata, sebbene alcuni studi scientifici si siano posti questa domanda. Ma che significati psicologici possono avere invece i tatuaggi?

Tatuaggi: esistono dei reali benefici sulla salute?

I tatuaggi possono avere dei reali benefici per la salute?

Uno studio che ha indagato le risposte immunitarie di tautati e tatuatori di ogni sorta arriva a conclusioni controverse.

Va bene non demonizzarli, ma considerarli addirittura un toccasana per la salute sembrerebbe decisamente un azzardo!

E per la salute psicologica? Che significato hanno i tatuaggi per la nostra psiche?

 

Tatuaggi e benefici per la salute

Lo studio in questione è stato pubblicato a Marzo 2016 sull’American Journal of Human Biology: i ricercatori hanno analizzato la risposta immunitaria dei soggetti sottoposti a frequenti tatuaggi rilevando come il loro sistema immunitario risultasse considerevolmente buono e resistente alle infezioni.

Sebbene la ricerca non abbia confrontato i dati con quelli di un campione di “non-tatuati”, i risultati spingono a curiose speculazioni fino all’ipotesi che i tatuaggi in questione agiscano irrobustendo la risposta immunitaria di chi li pratica.

Le cose con molta probabilità non stanno esattamente così, è più verosimile che chi continua negli anni a praticare diversi tatuaggi possa contare su una buona risposta immunitaria preesistente, mentre chi è più sensibile alle infezioni tenda a rinunciare dopo il primo maldestro tentativo.

Be', in una cosa la scienza sembra dar ragione alle tradizioni popolari, e cioè che tatuarsi sia simbolo di resistenza fisica! Ma farsi dei tatuaggi cosa comporta per la salute psicologica?

 

Tatuaggi e salute psicologica: il corpo e la ricerca di identità

A prescindere dai rischi che si possono correre per la salute fisica, che significato ha farsi dei tatuaggi per la propria salute psicologica?

Oggi infatti questa pratica è talmente diffusa da far sembrare quasi un “outsider” chi non ne ha.

Non parliamo più quindi di un fenomeno legato a contesti sociali di appartenenza elitari o emarginati – i marinai, i carcerati, le bande di strada – ma di un fenomeno divenuto “di massa” che rappresenta una delle tante modalità non verbali mediante le quali più o meno tutti – uomini e donne del terzo millennio – possono esprimere sé stessi.

Una pratica, insomma, quella dei tatuaggi che ha ormai ben poco di anticonformista, ma che consente a molti di raccontare un pezzo della propria storia attraverso il corpo.

 

Alessandra Lemma in un testo dedicato all’argomento (Sotto la pelle, Cortina, 2011) evidenzia, fra gli altri, un aspetto interessante e cioè che interventi di manipolazione del corpo – come i tatuaggi o la chirurgia estetica - possano rappresentare un modo per riappropriarsi del corpo stesso e del controllo su di esso sottraendolo, simbolicamente, al dominio della Natura.

Esiste una dimensione di Natura che attiene al corpo e al fatto che sia stato generato da altri e che imporrebbe un limite al controllo che possiamo esercitare su di esso.

Delle volte, tuttavia, gli interventi che si fanno sul corpo, come i tatuaggi, rappresentano un modo per ri-nascere, psicologicamente, come creatori di sé stessi.

Non più il corpo dato, quindi, ma quello costruito, manipolato, indelebilmente dipinto che prende forma dalla mano stessa di chi lo incarna.

Per alcuni è un modo per vivere in bilico su un’identità mai completamente compiuta; per altri un processo di ricerca di un senso, di quella stessa identità, che poterà magari un giorno ad una più matura e serena accettazione del limite.

Sul corpo rimarranno le tracce, i colori, le parole e le forme segnate dall’inchiostro a testimonianza del viaggio che un’anima ha compiuto per trovare sé stessa.

 

Il mito della bellezza e dell'estetica