La reputazione sul web

La reputazione sul web è molto importante. Può incidere sulla vita reale e compromettere l’immagine personale e le relazioni. Ecco come un uso più attento di internet aiuta a difendere la percezione che gli altri hanno di noi

La reputazione sul web

La reputazione sul web non è cosa che deve preoccupare solo le aziende. L’apertura di una pagina Facebook, si è detto, già basta da sola a promuoverci come fossimo tanti prodotti. Pertanto il modo in cui ci presentiamo agli altri, anche sul piano virtuale, vale proprio come se fossimo nella realtà, e forse anche di più. Ogni cosa pubblicata in internet, infatti, assume immediatamente proporzioni enormi. Diventa gigante, proprio com’è gigante la rete. Chiunque, potenzialmente, e da qualsiasi punto del globo, può leggere o vedere qualsiasi cosa ci riguardi, e questo semplicemente andando a googlare il nostro nome sul motore di ricerca. Tuttavia la fluidità della Rete, la facilità d’uso e la sua immediatezza, difficilmente ci ricordano - ad ogni battito delle dita sulla tastiera (e ad ogni click di mouse) - quali siano i reali rischi, sempre in agguato, per la nostra reputazione sul web. 

 

Reputazione sul web: gli effetti del virtuale sulla realtà

Preservare la reputazione sul web attraverso un utilizzo più responsabile di internet sicuramente aiuta. Tuttavia va detto che, proprio in virtù della fluidità di cui si diceva prima, tante cose finiscono troppo spesso con lo sfuggire di mano. Come quando su Facebook si viene “taggati” in una foto senza che nessuno abbia prima chiesto il permesso di poterla pubblicare. Al punto che anche i non iscritti - i pochissimi ormai non presenti sul più famoso social network - possono finire col ritrovarsi sul web a loro insaputa. È forse questo uno degli esempi più lampanti di quanto sia breve il passo dalla vita reale a quella virtuale.

 

Con gli effetti del virtuale che, in maniera concreta e palpabile, subito si ripercuotono sul reale. Un gioco di parole che però è soltanto una questione di “rimbalzo”. Di certo non sarà la partecipazione a feste di laurea, matrimoni e serate al pub con gli amici che macchieranno indelebilmente la reputazione! Qualche commento di troppo, però, sì. Ed è questo il caso di quando ci si lascia andare ad invettive velenose contro capi e colleghi, magari per una lavata di testa ricevuta in ufficio. Non ha poi importanza che i destinatari siano ricompresi nella lista contatti oppure no: pubblicare qualcosa su Facebook equivale a mettere in moto un repentino passaparola.

 

Reputazione sul web: quando il globale si fa locale

La reputazione sul web è dunque cosa seria. Ormai per tutti è abbastanza chiaro che internet non è che un’enorme piazza. O villaggio globale, per usare la metafora di Marshall McLuhan, di cui quest’anno si celebrano i 100 anni dalla nascita. Grazie a internet le distanze si sono infatti notevolmente ridotte e, al pari di un piccolo paese, basta una maldicenza a rovinare una reputazione (se non fosse che le conseguenze della rivoluzione internettiana sono ancora più preoccupanti).

 

Se un tempo era almeno possibile liberarsi di una “macchia nera” sulla propria reputazione decidendo, ad esempio, di cambiare città per inseguire il sogno di rifarsi una vita altrove, con l’avvento di internet quest’aspirazione a voltare pagina si è fortemente ridimensionata. Ogni contenuto immesso nella rete diventa indelebile, con il risultato che il ricorso a professionisti capaci di intervenire con strumenti ad hoc per porvi rimedio è sempre più diffuso. È forse il caso di dire, allora, che la reputazione non precede, ma piuttosto insegue, il suo legittimo proprietario ai tempi del web 2.0.

 

Fonte immagine: Robert S. Donovan