Disturbi dissociativi: la terapia

La terapia per il trattamento dei disturbi dissociativi è lunga: bisogna essere ben strutturati, attenti e stabilire una buona alleanza terapeutica, a prescindere dal disturbo dissociativo specifico che presenta il paziente. I ricoveri ospedalieri possono provocare reazioni nello staff e negli altri pazienti e la psicoterapia di gruppo funziona soprattutto quando i gruppi sono omogenei

Disturbi dissociativi: la terapia

I disturbi dissociativi possono essere conseguenti ad un trauma o possono avere un substrato genetico o, ancora, la presenza di entrambi i fattori.

Che si tratti di disturbo dissociativo dell’identità (disturbo da personalità multipla), di disturbo di depersonalizzazione, di disturbo dissociativo non altrimenti specificato, di amnesia dissociativa o di fuga dissociativa, la terapia con un paziente che ha disturbi dissociativi sicuramente non è breve e non è un percorso semplice da attraversare.

Secondo Glen O. Gabbard, il paziente con disturbi dissociativi necessita, durante la terapia, di un setting ben strutturato, stabile, curato nella forma dei dettagli. L’alleanza terapeutica è fondamentale più che mai.

 

Disturbi dissociativi: la terapia quando c’è un trauma da abuso sessuale

Durante la terapia, dice Gabbard, bisogna porre molta attenzione a quei pazienti che hanno subito un abuso sessuale durante l’infanzia, soprattutto se questo è avvenuto da parte di uno dei genitori.

La confusione, continua Gabbard, può essere determinata dal non riuscire a comprendere chi fa una cosa per chi: nel caso della terapia, il paziente con disturbi dissociativi può confondere la posizione di chi ha bisogno di aiuto.

Abituata la persona a soddisfare i bisogni dell’altro, tenta di fare lo stesso con il terapeuta, ponendosi in una posizione di passività così come era stata durante l’abuso, riproponendo le fantasie paranoiche che una sua eventuale azione propositiva, attiva e indipendente la potrebbe solo danneggiare.

Durante la psicoterapia con i pazienti che hanno disturbi dissociativi da trauma di abuso sessuale, il terapeuta, dice Gabbard, deve poter incoraggiare il paziente ad assumere un ruolo attivo nella vita, nelle scelte, nel soddisfacimento dei propri bisogni e deve poter rimandare, nel rispetto dei tempi, anche il comportamento del paziente che nel qui e ora sta, in realtà, riproponendo vecchi schemi e vecchi modelli di comportamento.

 

Disturbi dissociativi: la terapia, i tempi, il setting e le interpretazioni e l’alleanza

Durante la terapia con un paziente che soffre di disturbi dissociativi, è importantissimo, dicevo prima, stabilire un setting molto stabile, solido, sicuro e anche routinario: bisogna fare attenzione all’orario della terapia, che sia sempre lo stesso, bisogna prestare attenzione alle modalità di pagamento, alla propria e all’altrui puntualità, evitando il più possibile sbavature che possano destabilizzare una persona che, fondamentalmente, ha bisogno di essere contenuta all’interno di un confine sicuro, stabile, che però non sfoci nella rigidità.

Un’altra cosa importante è rispettare i tempi: la persona che soffre di disturbi dissociativi ha relegato in un altro spazio-tempo una parte del suo sé cosciente.

Non porre attenzione a questo può essere non funzionale alla terapia ed è una cosa a cui un terapeuta dovrebbe porre sempre una grande attenzione, a prescindere dalla patologia.

Inoltre, durante la terapia con un paziente che ha disturbi dissociativi, è molto importante non scivolare in interpretazioni e, qualora dovessero esserci, bisogna comunicarle nei tempi giusti. Le interpretazioni, infatti, possono essere vissute dalle persone come un attacco alla loro realtà: spesso l’interpretazione porta il paziente, dice Gabbard, a vivere un annullamento rispetto alla rivelazione del significato nascosto della sua patologia. Importante è stabilire una alleanza terapeutica molto solida prima di fare eventuali interpretazioni.

 

Disturbi dissociativi: la terapia con i pazienti con disturbo dissociativo dell’identità (DID)

I pazienti con un trauma da abuso che hanno sviluppato un disturbo dissociativo dell’identità, dice Gabbard, hanno sviluppato una fedeltà assoluta con le rappresentazioni interne sui soggetti abusanti: esiste una fissazione libidica del paziente rispetto al trauma e ciò può essere di profondo ostacolo all’elaborazione di questo.

Durante la terapia con i pazienti che sono stati abusati dai genitori e soffrono di disturbi dissociativi, in particolare di DID, è importante riscrivere la biografia in modo da poter portare la persona a comprendere che l’unico modo di sopravvivere era quello di sottostare agli abusi dell’adulto: questo può aiutare a comprendere e a rivedere il significato del trauma.

Inoltre, è fondamentale che il terapeuta interpreti le varie personalità che si presentano in un DID come aspetti di un unico sé e che le utilizzi per arrivare alla sua rappresentazione di un sé unitario.

 

Disturbi dissociativi: terapia di gruppo e terapia in ospedale

Alcune volte è necessario ricorrere ad un ricovero psichiatrico quando parliamo di terapia per i disturbi dissociativi. La cosa non è facile da gestire, dice Gabbard, perché sia gli altri pazienti, sia l’equipe medica, considerano il paziente “speciale”, “privilegiato” nella sua relazione con il terapeuta, con la conseguente possibilità di diventare oggetto di risentimento, di dubbio rispetto ai suoi racconti, di sospetto sulla sua responsabilità negli eventi abusanti.

La psicoterapia di gruppo, invece, è più facile quando avviene all’interno dell’ospedale o quando avviene a livello ambulatoriale con gruppi omogenei.

 

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