Ruminazione mentale: i rischi del pensiero a circuito chiuso

La ruminazione mentale è una forma di pensiero ciclico molto difficile da interrompere e basato su una valutazione negativa di se stessi e di episodi passati. Si tratta di un meccanismo simile al rimuginio che ha un ruolo riconosciuto nella depressione e oggi sembra intervenire anche nel disturbo di personalità borderline

Ruminazione mentale: i rischi del pensiero a circuito chiuso

La ruminazione mentale è una forma di pensiero circolare che ingabbia l’individuo in un circuito chiuso alimentando l’emotività. Il pensiero ruota attorno ad un unico argomento, generalmente di natura negativa. Ciò spiega la frequente presenta di ruminazione mentale nei depressi o in chi sviluppa sintomi depressivi.

 

Ruminazione mentale e rimuginio

La ruminazione è un insieme di pensieri ripetuti e ripetitivi sul proprio stato d’angoscia che impedisce il comportamento attivo e quindi la ricerca di una soluzione. I pensieri ruminativi non vengono condivisi con gli altri perché l’impressione è di non essere compresi. In realtà la condivisione è uno dei metodi con i quali interrompere il circuito e riconoscere che ci si infilati in un percorso senza uscita. La ruminazione è simile, ma non combacia con il rimuginio.

Quest’ultimo è più tipico di uno stato d’ansia e riguarda pensieri negativi rivolti a possibili minacce o pericoli presunti e/o reali che si verificheranno in futuro. La ruminazione mentale è invece, legato al ricordo di esperienze passate che gettano un’ombra negativa su se stessi. Entrambi hanno delle conseguenze anche a livello fisico: insonnia, irrequietezza, mal di testa, nausea, tensione muscolare, danni cardiaci, ecc.

 

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La depressione e la ruminazione mentale

La ruminazione mentale è una causa ricorrente nella ricomparsa della depressione, nel suo mantenimento o aggravamento. I grandi ruminatori mentali disperdono molto tempo ed energie in questa attività e faticano ad interromperla.

Questi cicli di pensiero non solo si concentrano sugli aspetti negativi, ma evitano di soffermarsi sugli aspetti positivi.

Gli ultimi progressi della ricerca in quest’ambito hanno ridimensionato l’effetto dei farmaci nel prevenire le ricadute, a favore della terapia cognitivo-comportamentale e quella interpersonale grazie al loro intervento proprio su questi meccanismi di pensiero.

 

La ruminazione mentale e la personalità borderline

Il ruolo della ruminazione mentale nei sintomi depressivi è stato riconosciuto da tempo, ma recentemente è stato indagato il suo ruolo del disturbo borderline. Alcuni ricercatori hanno suggerito che questo meccanismo potrebbe essere alla base della cattiva gestione delle emozioni negative che si riscontra in questo tipo di pazienti.

Gli individui borderline provano stati emotivi negativi molto intensi e che durano nel tempo portando a comportamenti impulsivi e poco controllati che vanno dall’aggressività all’autolesionismo.

La risposta comportamentale avrebbe luogo con l’obiettivo di eliminare la sofferenza emotiva modificando le conseguenze corporee. In questa situazione la ruminazione mentale agisce rinforzando il disagio emotivo che diventa velocemente tanto intenso da essere ingestibile. Se i primi risultati verranno confermati si aprono ovviamente delle nuove e interessanti forme di terapia.

 

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