Guarire dal disturbo ossessivo compulsivo con farmaci e psicoterapia

Per guarire dal disturbo ossessivo compulsivo occorre comprendere prima di tutto le possibili cause e le fonti dell’ansia che lo alimenta. La psicoterapia più efficace è quella cognitivo-comportamentale. Il trattamento farmacologico invece, è diverso nella fase acuta della malattia, dalla fase di mantenimento

Guarire dal disturbo ossessivo compulsivo con farmaci e psicoterapia

Come guarire dal disturbo ossessivo compulsivo? Questa è una domanda che si pongono in molti, dato che si tratta di uno dei disturbi dell’ansia più diffuso. Ne esistono diverse forme, ciascuna con specifici sintomi, ma tutte caratterizzate dalla presenza di ossessioni (pensieri o immagini ricorrenti associate a sensazioni angosciose) e compulsioni (rituali messi in atto per contenere l’ansia). Prima di prendere in esame le possibili cure occorre comprendere quali siano le cause scatenanti.

 

Le cause del disturbo ossessivo compulsivo

Non esistono molte certezze sulle cause alla base di un disturbo ossessivo compulsivo, prerequisito fondamentale per arrivare a una cura efficace. Tra i fattori individuali più rilevanti ci sono il forte stress e l’umore disforico in cui si mescolano rabbia e tristezza. Alcune caratteristiche di personalità sembrano essere presenti frequentemente: sensibilità al pericolo, la coscienziosità, l’elevato senso di responsabilità, l’elevata moralità e la timidezza. Coloro che soffrono di questo disturbo risentono conseguenze molto negative sulla loro vita sociale e lavorativa. Il tutto genera isolamento e una fragilità che porta ad acuire il disturbo. Per uscirne è possibile intraprendere la via della psicoterapia e/o quella farmacologica.

 

Guarire dal disturbo ossessivo compulsivo con la psicoterapia

Il trattamento psicoterapico più utilizzato per guarire dal disturbo ossessivo compulsivo è quello cognitivo comportamentale. Nello specifico la tecnica dell’esposizione-prevenzione della risposta ha dato i risultati migliori. Il principio su cui si poggia è la convinzione che l’esposizione prolungata allo stimolo nocivo contribuisca a contenere e a diminuire la reazione ansiogena. Ovviamente è necessario favorire questo contatto in modo progressivo e graduale, offrendo al paziente una situazione che sia per lui gestibile e che meta in luce le sue competenze piuttosto che se ne senta sopraffatto. È possibile affiancarvi la tecnica della prevenzione della risposta: il soggetto viene invitato a sospendere o diminuire la ripetizione del rituale compulsivo associato alla propria ossessione. La terapia mira al cambiamento di alcuni processi che si attivano automaticamente nel soggetto, come l’eccessivo senso di responsabilità, la sovrastima della pericolosità dell’ansia e delle ossessioni che costituiscono i cardini del disturbo ossessivo compulsivo.

 

L’efficacia della psicoterapia per guarire dal disturbo ossessivo compulsivo

Secondo l’Aidoc (Associazione italiana disturbo ossessivo compulsivo) la psicoterapia cognitivo comportamentale è da considerarsi la più efficace per guarire dal disturbo ossessivo compulsivo per diversi motivi:
• I riscontri scientifici sulla sua efficacia nel trattamento dei disturbi d’ansia e soprattutto nell’evitare le ricadute.
• L’organizzazione della terapia per obiettivi progressivi che siano facilmente monitorabili anche da un non esperto.
• La terapia si focalizza sul ‘qui e ora’ e ha come scopo la risoluzione di problemi pratici.
• Richiede un ruolo proattivo da parte del paziente.
• Ha una durata limitata che viene stabilita dal terapeuta inizialmente. 

 

Guarire dal disturbo ossessivo compulsivo con i farmaci

La terapia farmacologica si usa in associazione alla psicoterapia fornendo un primo sostegno ad un percorso difficile ed impegnativo. Possiamo distinguere una terapia specifica per la fase acuta da una terapia di mantenimento. Nella fase acuta gli antidepresssivi proserotoninergici si sono dimostrati i più efficaci. Gli effetti compaiono dopo alcune settimane, è quindi necessario seguire e tranquillizzare il paziente circa l’andamento dei suoi progressi. Molti pazienti sperimentano anche un peggioramento delle ossessioni prima di manifestare un miglioramento. La terapia di mantenimento è necessaria al cronicizzarsi della malattia (evento purtroppo molto frequente). L’obiettivo è quello di diminuire le dosi dei farmaci per arrivare al dosaggio minimo che risulti efficace in quel soggetto. Questo percorso inizia dopo (circa) 12 settimane di miglioramento stabile. Le prime 8 settimane sono considerate a rischio per una regressione dei progressi.

 

Fonte immagine: photl.com