Anoressia e schema corporeo

Alcuni studi comportamentali e di neuroscienze confermano quanto clinicamente già evidente per chi si occupa di anoressia nervosa e altri disturbi del comportamento alimentare: le pazienti in questione valutano in modi non realistici il peso e la forma del proprio corpo esprimendo l’ambiguità conflittuale del proprio schema corporeo. I dati scientifici illuminano sul funzionamento integrato dell’unità mente-corpo o riducono i problemi psicologici al mero substrato biologico o comportamentale?

Anoressia e schema corporeo

L’ICD-10 e il DSM-IV annoverano, fra i principali elementi diagnostici per l’anoressia nervosa, la presenza di un’alterazione dell’immagine corporea e quindi di una distorta valutazione del peso e della forma del corpo. In altre parole queste pazienti (per quanto non manchino casi di anoressia anche fra i maschi), per le quali la magrezza è la principale fonte di autostima, pur essendo già molto magre, continuano a percepirsi troppo “in carne” nonostante i profondi livelli di denutrizione e di emaciazione in cui spesso si trovano. E’ lo schema corporeo, cioè il vissuto psicologico che soggettivamente si ha del proprio corpo, ad imporsi sul dato di realtà e a rivelare un conflitto e una sofferenza psicologica che riguardano le più ampie aree dell’identità, delle relazioni e degli affetti.

 

Le pazienti con anoressia si muovono come fossero grasse

Diversi studi sembrano confermare, con “evidenze scientifiche” quanto viene osservato clinicamente. Il più recente è quello proveniente dall’Università di Utrecht (Keizer, A., et al., Too Fat to Fit through the Door: First Evidence for Disturbed Body-Scaled Action in Anorexia Nervosa during Locomotion, PLoS ONE 8,5, 2013, e64602. doi:10.1371/journal.pone.0064602) che, mettendo a confronto il comportamento di un gruppo di pazienti anoressiche con uno di soggetti sani, ha rilevato come, anche nel muoversi nello spazio (come passare attraverso una porta socchiusa), le prime tendevano a sopravvalutare l’ampiezza dello spazio necessario ai loro movimenti comportandosi e muovendosi di fatto come se realmente fossero più corpulente e necessitassero, di conseguenza, di una porzione di spazio maggiore per muoversi. Una conferma, sul piano del comportamento spaziale, della dispercezione corporea e dell’alterazione dello schema corporeo di queste pazienti.

 

Le aree cerebrali per l’elaborazione dell’immagine corporea

Uno studio del Bambin Gesù di Roma  (Gaudio, S., et al., Gray matter decrease distribution in the early stages of Anorexia Nervosa restrictive type in adolescents, Psychiatry Research: Neuroimaging, 191, 1, 2011, 24-30) apportava, invece, evidenze neuroscientifiche dell’alterazione dello schema corporeo delle pazienti con anoressia nervosa individuando in queste, a differenza di ragazze sane, una riduzione del volume dei lobi parietali della corteccia cerebrale che sono aree deputate all’elaborazione delle immagini e della rappresentazione del corpo e quindi implicate nell’elaborazione dell’immagine corporea e delle relazioni visuo-spaziali fra il corpo e l’ambiente circostante.

 

Anoressia e schema corporeo

Gli studi e le evidenze scientifiche sono conferme e stimoli utili alla ricerca e alla clinica a condizione di non valutarli come fini a sé stessi (rischio che si corre se vengono troppo frettolosamente dati in pasto alla stampa divulgativa). Ottenere evidenze comportamentali e neurologiche della dispercezione corporea delle pazienti con anoressia nervosa non ci consente certo di ridurre questa problematica e i possibili metodi terapeutici al comportamento manifesto o alla conformazione delle loro aree cerebrali. Ben diverso è accogliere queste come ulteriori conferme dell’integrazione mente-corpo, potenziali marker per l’efficacia dei trattamenti psicoterapeutici e basi per successivi studi più onnicomprensivi delle componenti multideterminate di un problema complesso come quello dell’anoressia nervosa.