Alimentazione e immagine corporea

Alimentazione e immagine corporea trovano la loro connessione nell’area del simbolo e degli affetti là dove il cibo assume valore simbolico-emozionale di nutrimento affettivo e relazionale legandosi a vissuti e percezioni fondanti il rapporto e la percezione di sé, della propria identità e della propria corporeità, cioè dell’immagine corporea. Nei disturbi alimentari questa connessione è densa di conflitti e può alimentare molta sofferenza.

Alimentazione e immagine corporea

Alimentazione e immagine corporea trovano una loro connessione là dove il cibo non è più soltanto cibo e il corpo non è più solo corpo ma entrambi assumono, nel vissuto sia normale che problematico, valenze simboliche, affettive e sociali più ampie connesse con la propria identità e il vissuto che ognuno di noi ha di sé e degli altri.

 

Alimentazione e immagine corporea: il vissuto del corpo

Il primo ad introdurre il concetto di immagine corporea fu Schilder (1935) che là definì come “quel quadro del nostro corpo che formiamo nella nostra mente, ossia il modo in cui il nostro corpo appare a noi stessi”. Il corpo fisico, infatti, nel corso dello sviluppo e dell’intero ciclo di vita è depositario di complessi significati psicologici ed è vissuto e percepito “soggettivamente”, in relazione al proprio senso di identità, alla propria autostima, al rapporto che ognuno ha con sé stesso e con gli altri. Questo investimento affettivo, complesso e dinamico, del corpo è pertanto ampiamente connesso al modo di vivere e di viversi nelle relazioni significative e, in tal senso, al nutrimento “affettivo”, che siamo in grado di riceverne.

 

Alimentazione e immagine corporea: le prime relazioni

L’alimentazione è connessa a molteplici significati simbolici e affettivi in quanto rappresenta la prima forma di relazione e di rapporto che l’essere umano instaura con la madre. In tal senso il nutrimento, all’inizio della vita, è insieme fisico e psichico e solo gradualmente il bambino impara a distinguere fra bisogni fisici e bisogni emotivi e psicologici. Ma, in tal senso, l’alimentazione conserva anche per tutto l’arco della vita, valenza simboliche e affettive che portano ad utilizzarla per manifestare affetto, realizzare momenti di convivialità e coesione sociale, consolarsi in un momento di sconforto, o tentare di cambiare o controllare l’immagine che di noi presentiamo agli altri.

 

Alimentazione e immagine corporea e problemi alimentari

L’adolescenza rappresenta un età particolarmente critica in cui avviene un rimodellamento dell’immagine corporea connesso allo sviluppo sessuale e ai cambiamenti identitari che si impongono a ragazzi e ragazze. E’per questo che tale età rappresenta anche un periodo critico per la possibile manifestazione di disagi attraverso condotte alimentari problematiche là dove non si riesca ad integrare armonicamente i cambiamenti connessi all’età in una nuova immagine corporea e ne discenda un’alterata percezione corporea connessa ad una bassa autostima o ad un penoso senso di inadeguatezza. Se tutto ciò si manifesta in comportamenti alimentari qualitativamente o quantitativamente problematici, il cibo non viene più utilizzato come nutrimento e piacere, ma come strumento per modificare l’aspetto del proprio corpo nel tentativo di colmare quel vuoto identitario che i cambiamenti interni ed esterni hanno lasciato.

Recuperare il valore del cibo, non come strumento per modellare o controllare il corpo, ma come mezzo espressivo delle relazioni e degli affetti oltre che della costruzione del proprio benessere psico-fisico, è forse controcorrente rispetto ai dettami mass mediatici attuali, ma certamente più in linea con ciò che corpo e mente richiedono.

 

Immagine | prowellwoodworks.com