Depressione, ipocondria e i disturbi a livello cognitivo

La depressione e l’ipocondria sono caratterizzati da uno specifico funzionamento cognitivo che porta a pensare sempre in negativo. Questo forte legame con la cognizione e l’apprendimento apre nuove vie di interpretazione e di cura

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Depressione e ipocondria sono due patologie caratterizzate dalla presenza di pensieri negativi nella mente di chi ne soffre. Il depresso presenta una tristezza marcata e non prova più interesse per le attività che prima lo impegnavano. I pensieri sulla realtà sono sempre negativi e non si riesce a modificare questa visione della vita. Anche l’ipocondriaco interpreta in modo specifico ciò che osserva: vede in ogni segnale corporeo il segnale di una malattia pericolosa. Questo legame con il pensiero e la cognizione è a due vie: se comprendiamo come depressione e ipocondria si legano ai disturbi cognitivi sarà possibile trovare nuove forme di guarigione.

 

Depressione, ipocondria e cognizione: le forme della depressione

La sintomatologia della depressione non è sempre uguale; in base a quali elementi prevalgono è possibile distinguere alcune tipologie ricorrenti. Esistono quindi depressi più ‘sensibili’ di altri a sviluppare dei disturbi cognitivi:
depressione agitata: ai sintomi classici (tristezza, inattività e disinteresse) si aggiungono irrequietezza nel comportamento (anche nella conversazione), irritabilità e umore variabile;
depressione rallentata: riduzione dei movimenti mimici del corpo e del pensiero e difficoltà a concludere un ragionamento e inespressività;
depressione delirante: episodi psicotici si aggiungono al quadro depressivo: in genere riguardano la famiglia e la sensazione di essere inadeguato o in colpa vero i propri cari;
depressione con disturbi cognitivi o pseudodemenza: alterazione della memoria, dell’attenzione e delle capacità di ragionamento. Questi sintomi compaiono spesso tra i depressi più anziani e velocizzano il deterioramento intellettivo e la demenza.

 

Depressione, ipocondria e cognizione: i disturbi di apprendimento nei bambini

Nei bambini le difficoltà di apprendimento spesso si accompagnano ad una depressione psicologica secondaria che contribuisce a peggiorare ulteriormente i meccanismi cognitivi come memoria, attenzione e apprendimento. La depressione secondaria nasce dalla consapevolezza di avere delle difficoltà nell’apprendimento che può avere un’origine intrinseca o estrinseca. La conoscenza della causa è fondamentale, sia per migliorare i problemi di apprendimento (qualora sia possibile), sia per capire come limitare gli effetti della depressione secondaria (ad esempio, non proponendo compiti sempre troppo difficili).

 

I fattori estrinseci possono essere disparità di origine socioculturale (presenti spesso nei migranti di seconda generazione), socioeconomica e/o familiare (genitori assenti o in disaccordo, aspettative eccessive, ecc.) e scolastiche (difficoltà dovute alla struttura o alla relazione con insegnanti e compagni). I fattori intrinseci sono legati alle condizioni fisiche (deficit di vario tipo), traumi ed esiti di alcune patologie che hanno specifici effetti depresso geni (meningiti, encefaliti e lunghe terapie con antibiotici).

 

Depressione, ipocondria e cognizione: apprendere l’ipocondria

Anche l’ipocondria e altre forme di fobia sono legate alla cognizione e in particolare al processo di apprendimento. L’ipocondria è la paura irrazionale di essere malati: chi ne soffre si rende conto della natura eccessiva di questa fobia, ma non riesce a controllarsi. Una delle possibili cause è un’esperienza traumatica vissuta nell’infanzia a cui si associa lo stimolo fobico. In molti casi non ci si ricorda come tutto sia iniziato ed è anche possibile che la vera causa venga mascherata. Una televisione americana mostrò come una bambina abusata aveva sviluppato una fobia verso i cetriolini. Se l’ipocondria e le fobie possono essere apprese, ciò vuole anche dire che lavorando su questi processi si può trovare una nuova via per la guarigione.

 

Fonte immagine: Настя