Counseling Motivazionale a integrazione PsicoCorporea.

Counseling Motivazionale.
Empatia Corporea.
Ciclo Emozionale.
Counseling e neuroscienze.
Mappe neurofisiologiche.

Counseling Motivazionale a integrazione PsicoCorporea

- Parte 1 -

Antonio Bimbo*

 

 

Counseling Motivazionale

 

Miller e Rollnick, nel descrivere la comunicazione trasformativa operata dal Counseling Motivazionale, ricordano un importante principio della psicologia della percezione, secondo il quale, quando una persona dà voce a ciò che sente, chi l’ascolta fa esperienza delle sue emozioni e della sua rappresentazione del mondo. A questo, i due autori aggiungono che il fatto di entrare in una sintonia espressiva con l’interlocutore dipende non solo dal percepire e accogliere i vissuti che il suo parlare producono, ma anche dal fatto di restituirli e rispecchiarli al parlante. La rappresentazione di sé che l’interlocutore riceve (che origina da tale rispecchiamento) ha il potere di rendere più probabile un cambiamento, poiché è connessa con un afflusso d’energia e con un’immagine/mappa di sé più dettagliata. La relazione rispecchiante, vale a dire empatica, è la condizione essenziale per la manifestazione e la conoscenza delle individualità, in definitiva, per la crescita e il cambiamento. E se c’è vera empatia, questa coinvolge tutta la persona e non solo le sue parole.

 

Empatia Corporea

 

Questo concetto si basa sulla ricerca di Daniel Stern sulla relazione madre – bambino.  Il punto centrale è che due persone hanno bisogno di vivere una certa “sincronizzazione” (“attunement,” corrispondenza) corporea a livello di ritmo ed intensità. Senza questa “sincronizzazione,”  il bambino può diventare sia remissivo (predominanza parasimpatico), sia aggressivo (predominanza simpatico).   Questo bambino può avere difficoltà nel creare rapporti positivi con altri bambini perché manca questo “rispecchiamento spontaneo” dei gesti.  Il cliente nella relazione di aiuto ha lo stesso bisogno: un’accoglienza di empatia corporea per stabilire un rapporto di fiducia e per incoraggiare un’espressione libera delle emozioni. L’empatia corporea rappresenta una capacità innata che è influenzata dall’apprendimento. Il counselor che sta in risonanza fisica con il suo cliente sta favorendo la rinascita di questa competenza. Quindi la capacità sociale si sta rinforzando.

 

Ciclo Emozionale

 

Il simpatico ed il parasimpatico, i due componenti del sistema autonomo, influiscono sul metabolismo di ogni cellula.  Il simpatico sostiene la nostra attività con un aumento di battiti del cuore, uno spostamento del sangue verso

 

* Counselor Supervisore (certificazione A0128 di AssoCounseling), direttore Scuola Italiana di Counseling Motivazionale, sede di Ferrara.

 

i muscoli ed un aumento del respiro.  L’energia prodotta viene spesa.  Contrariamente, il parasimpatico rallenta i battiti del cuore e sposta il sangue verso il tubo digestivo.  Inoltre, la peristalsi è stimolata e le secrezioni di digestione sono aumentate.  In questo modo la persona rinnova l’energia spesa durante il periodo precedente di simpatico-attivo.  Le emozioni seguono la stessa logica: Il simpatico si associa alle emozioni di “forza”: aggressione, affermazione, protesta, eccitazione.  Il parasimpatico:  tristezza, ferita, vergogna, tenerezza, rilassamento, le emozioni di “vulnerabilità.”  Questo schema aiuta il counselor a stimolare nella persona l’approfondimento delle emozioni e trovare un sollievo.

Counseling e neuroscienze

Introduzione[1]

 

Il funzionamento del SNC, attraverso il cervello, si attua solo se interconnesso con il corpo. Si può dire che il corpo (cervello compreso) è preparato per guidare l’organismo a sviluppare se stesso anche nella percezione di sé in relazione all’ambiente. Inoltre il corpo nelle relazioni interpersonali gioca un ruolo fondamentale visto che l’intersoggetività (le relazioni tra individui) è a monte del livello di comunicazione verbale, avviene cioè attraverso processi pre-verbali di sintonizzazione e di simulazione incarnata[2]. I neuroni specchio, che si attivano nell’osservazione dell’altro, sono neuroni senso-motori, che, pur non operando, generano e preparano la loro finalità ultima che è l’attivazione corporea. Dunque, inizialmente (sia a livello ontogenetico che filogenetico) la relazione umana non si produce attraverso il linguaggio e la conoscenza cognitiva, ma attraverso l’esperienza corporea che si attiva e sviluppa con la vicinanza e l’osservazione dell’altro. La percezione di sé e la consapevolezza del corpo vivo, cioè della sua attivazione psicofisica. La vista della vita psichica dell’altro ci fa conoscere la nostra così come si presenta osservata dall’esterno.

La mente non è solo interiorità, ma è prodotta anche dagli stati mentali attivati dal corpo. L’empatia ad esempio avviene soltanto in un processo di sintonizzazione psico-fisica: è l’accesso diretto all’altro mantenendo i propri confini che permette la comprensione profonda. La simulazione è un tentativo di modellare le caratteristiche di un processo o situazione impiegando modalità, strategie e mezzi analoghi a quelli osservati. La simulazione si può dire che è incarnata in quanto è ad attivazione biocorporea (neuromodulatori, prossemica posturale, mimica, sensomotoria, regolazione emozionale). I neuroni specchio, che si attivano nell’osservazione dell’altro, sono neuroni senso-motori, che generano e preparano la loro finalità ultima che è l’attivazione corporea. Dunque, inizialmente (sia a livello ontogenetico che filogenetico) la relazione umana non si produce attraverso il linguaggio e la conoscenza cognitiva, ma attraverso l’esperienza corporea che si attiva e sviluppa con la vicinanza e l’osservazione dell’altro. La percezione di sé e la consapevolezza del corpo vivo, cioè della sua attivazione psicofisica. La vista della vita psichica dell’altro ci fa conoscere la nostra così come si presenta osservata dall’esterno.

  1. neuroni specchio

La straordinaria scoperta dei neuroni specchio, realizzata dal team dell’Università di Parma (Rizzolatti, G. 2006), apre un’interessante prospettiva che fornisce una spiegazione neuroscientifica a quanto abbiamo appena scritto. I neuroni specchio, attraverso il rispecchiamento, cioè attraverso la simulazione nel nostro cervello delle esperienze vissute dalle altre persone, permettono di comprendere a fondo ciò che queste provano. Il rispecchiamento consente di raggiungere la massima comprensione e sintonia empatica, questa capacità di rispecchiare gli stati espressivi dell’altra persona assume un’importanza fondamentale nelle professioni sanitarie, tanto più che può essere appresa e sviluppata. Dato che il processo di rispecchiamento è immediato non si può parlare di imitazione, ma di comprensione diretta, di un’esperienza interiore che si traduce in azione senza la mediazione dell’astrazione logica. Questa scoperta spiega il fenomeno dell’empatia rivelandone una base biologica, dal momento che le strutture neuronali coinvolte quando noi proviamo determinate sensazioni ed emozioni sono le stesse che si attivano quando attribuiamo a qualcun altro quelle stesse sensazioni ed emozioni, consentendoci di cogliere il vissuto altrui in una immediatezza e vivacità che fanno della comprensione empatica qualcosa di assolutamente diverso da un ragionamento speculativo.

Il team di neuroscienziati che lavora sullo sviluppo e le implicazioni dei neuroni specchio, confermandoli come basi della relazione empatica, sostengono che noi esperiamo gli altri come se stessimo facendo le loro stesse azioni, sentendo le stesse emozioni, producendo le stesse vocalizzazioni, essendo toccati come loro si stanno sentendo toccati (i neuroni specchio sono adiacenti ai neuroni motori). Questo ci permette di partecipare all’azione dell’altro senza doverlo imitare, ci permette di comprenderlo, di entrare in empatia senza dover necessariamente essere d’accordo con i suoi contenuti (Gallese, V. 2007).

 

  1. mappe neurofisiologiche

tab.1: L’iscrizione dell’esperienza si fa nell’interfaccia tra il somatico e lo psichico.

 

Le Doux ha studiato l'amigdala giungendo alla conclusione che quest'area rappresenti il regolatore centrale delle emozioni di rabbia e timore, correlandola alla polarità ben nota di "attacco o fuga". L'amigdala è una regione sub-corticale a forma di mandorla, Riceve impulsi da almeno dodici aree ed invia impulsi ad almeno dodici aree neuronali. Perciò, è un vero fulcro che integra processi neuronali ad un alto grado di complessità. Da ciò consegue, come implicazione clinica, l'altrettanto elevato grado di complessità dei fenomeni emotivi poiché l'amigdala riceve (input) ed influenza (output) numerose regioni cerebrali. Infatti, guardando la mappa di LeDoux possiamo comprendere meglio come le emozioni controllate dall'amigdala integrino input provenienti dalle regioni corticali superiori connesse ad esperienze psicologiche consce: pensiero, memoria e percezione: nello stesso tempo la corteccia riceve un input dalle regioni sub-corticali inferiori: l'ipotalamo e la sottostante materia grigia centrale, e da centri ancora più bassi, i nuclei viscerali che risiedono nel tronco encefalico. Dall'amigdala tornano poi a queste stesse aree corticali e sub-corticali degli output che creano meccanismi di feedback o, come li definisce Gerald Edelman, meccanismi di "rientro" (Edelman, 1989).

Che cosa ci mostra questa mappa neuronale? Ci fornisce un quadro del modo in cui le emozioni basate sull'amigdala siano influenzate dal pensiero (dalla corteccia) e dai processi viscerali (dai nuclei viscerali inferiori). Nello stesso tempo, le emozioni basate sull'amigdala influenzeranno questi stessi processi corticali di pensiero, inviando messaggi ascendenti, e i processi viscerali riguardanti cuore, polmoni, sistema gastro-enterico, inviando messaggi discendemti.

Che cosa offre questa mappa al clinico? Fornisce un quadro del modo in cui funzionano i processi psicosomatici, dai processi coscienti su base corticale alla regolazione viscerale inconscia, e come avvengono i processi somato-psichici, dai processi corporei ai nuclei viscerali e da lì attraverso piccole connessioni ascendenti di neuroni (Nauta, 1972) alla regolazione dell'amigdala. Questa mappa ci aiuta a superare l'attestarsi su una posizione dicotomica come conseguenza di un approccio unitalaterale. Le emozioni sono al centro sia dei processi psicosomatici sia dei processi somato-psichici. Ciò significa che possediamo meccanismi di interazione verticali (Edelman [1989] ha per primo proposto il concetto di "meccanismi cerebrali verticali"). Poiché i messaggi percorrono costantemente il cervello dall'alto in basso, ritenere primaria la psiche, o, in alternativa, primario il soma significa ritornare ad un antiquato concetto di causalità lineare. "Rientro" significa che la causalità è sempre interattiva, reciproca e circolare. Nel funzionamento del cervello emotivo i sentimenti consci sono irrilevanti, mentre sono le emozioni ad avere un ruolo determinante. Anche se si tratta di meccanismi neurali, ciò che scatena le emozioni può mutare attraverso l'esperienza. Proprio questa - dice LeDoux - è la chiave per capire, e forse per cambiare, la nostra costituzione emotiva[3].

Dopo le scoperte delle neuroscienze (neuroni specchio: Rizzolatti et altri, mappe neurofisiologiche: Edelman, Gellhorn et altri) la responsabilità personale e sociale del modo in cui utilizziamo linguaggio e comunicazione non verbale non può più essere sottovalutata o ignorata.

La dinamica corporea intensifica la dinamica cerebrale riguardante le emozioni e le relazioni, stimolando la produzione neuro- modulatoria di dopamina, acetilcolina e serotonina. Tutti questi neuromodulatori sono attivatori di circuiti neuronali che estendono non soltanto la dinamica momentanea, ma anche la memoria a lungo termine. Così a differenza delle terapie esclusivamente verbali l’integrazione con l’attivazione corporea lascia tracce mnestiche profonde (subcorticali) ed esplicite (corticali)[4]. Non solo. Le verifiche con la diagnostica per immagini rivela che le terapie verbali attivano le aree corticali mentre le tracce dei problemi a carattere emozionale si collocano nelle aree subcorticali, le attivazioni psicocorporee attivano queste aree, quindi hanno l’effettiva possibilità di raggiungere il nucleo esperienziale dove si colloca l’area problematica[5].

 

 

 

 



[1] Nota riferita alla giornata di approfondimento sui Neuroni specchio tenuta da V. Gallese a Bologna il 18/09/2010. Cfr. Gallese V., Migone P., Eagle M. N., La simulazione incarnata: i neuroni specchio, le basi neurofisiologiche dell’intersoggettività ed alcune implicazioni per la psicanalisi, Psicoterapia e Scienze Umane, 3: 543-580, 2006.

[2] L’osservazione di un’azione induce l’attivazione dello stesso circuito
nervoso deputato a controllarne l’esecuzione, quindi l’automatica simulazione della stessa azione nel cervello dell’osservatore che si riverbera nell’attivazione psicocorporea, comprese le sensazioni propriocettive e interocettive, cioè la somma di sensazioni che determina un sentimento generale di benessere o di malessere, di affaticamento, di energia, di confusione o di chiarezza. Ibidem.

 

[3] LeDoux J. (1996), Il cervello emotivo, Baldini e Castoldi.

[4] L. Cozolino, Il cervello sociale, Neuroscienze delle relazioni umane, Milano, Raffaello Cortina Editore 2008.

[5]  LeDoux J. (1996), ibidem.