Counseling espressivo: la relazione d'aiuto prende nuove forme

Il counseling espressivo è una particolare modalità di intervento di sostegno psicologico che combina la ricerca psicologica con la ricerca estetica e spirituale. Viene usata nei casi più diversi e con persone di ogni età

Counseling espressivo: la relazione d'aiuto prende nuove forme

Cos’è il counseling espressivo

Il counseling espressivo, o art counseling, è un tipo di relazione d'aiuto che utilizza la creatività, il gioco, il movimento. Come altre forme di arteterapia, il counseling espressivo valorizza la comunicazione analogica e non verbale. Il terapeuta incoraggia il paziente (o i pazienti; la sessione di counseling espressivo può essere sia individuale sia di gruppo) a esprimersi attraverso la creazione di un oggetto, a tradurre le sue emozioni nella lingua del fare. Attraverso l’espressione artistica – un’immagine, una scultura, una danza, un racconto, le forme sono le più varie – possono riemergere anche i pensieri e i desideri più profondi, che la psiche aveva rimosso.

 

A chi si rivolge il counseling espressivo

Il counseling espressivo lavora nella prevenzione e nella cura del disagio, sia in situazioni “normali” – nei casi in cui una persona senta semplicemente il bisogno di ristabilire l’equilibrio con se stessa e il proprio ambiente – sia nel trattamento di disturbi importanti come la schizofrenia o l’autismo. Le attività di counseling espressivo si rivolgono a donne e uomini di ogni età e con problemi e necessità differenti: dalla depressione post-parto alla menopausa, dalle difficoltà sul lavoro ai problemi di relazione e comunicazione. Si presta anche ai bambini, agli anziani e ai disabili. Va ricordato comunque che il counseling espressivo, come le altre forme di counseling, non è una psicoterapia ma una forma di sostegno psicologico.

 

All’opera! Una sessione di counseling espressivo

La sessione di counseling espressivo può svolgersi nello studio del terapeuta, che di solito è organizzato secondo caratteristiche particolari. Paola Biato, counselor espressivo, lo descrive come "un posto dove creare, giocare, esprimersi, sperimentare", e, soprattutto, "un setting terapeutico, uno spazio in cui tutto ciò che avviene ha un significato e viene utilizzato per facilitare l’espressione". Fogli di carta di ogni tipo e dimensione, matite e pennarelli colorati, teli e stoffe, gomitoli di lana, forbici, colla, strumenti musicali: tutto messo a disposizione del paziente per incoraggiarlo a fare, toccare, guardare, creare.