Consulenza filosofica per scegliere il lavoro

Come scegliere il lavoro? Una Consulenza filosofica di esempio: le caratteristiche personali, le proprie inclinazioni e come evitar di soccombere la parere degli altri

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Coaching filosofico per il lavoro

Lorenzo mi chiama perché vuole un “Coaching  filosofico” per cambiare lavoro. Veramente non capisco bene che cosa intenda e lui è decisamente vago nella richiesta, ma dato che una Counsulenza Filosofica serve innanzitutto per chiarire bene la domanda, gli fisso un primo appuntamento per vedere se faccio al caso suo. 

 

La vicenda

Lorenzo dice che ha un buon impiego in una agenzia di grafica: lì lo stimano ed è ben retribuito e il tipo di lavoro che fa gli piace e lo diverte pure. Ma vuole cambiare mestiere per mettersi in proprio e operare nel campo musicale. È nebulosissimo rispetto a “che cosa” intende fare esattamente in quell’ambito, ma dice che il problema è che ha ‘dei blocchi’ che gli impediscono da anni di decidersi a cambiare lavoro e che la sua ‘pigrizia’ gli fa sempre posporre il passare all’azione. 

 

La richiesta

Chiedo a Lorenzo perché ha pensato a un Coaching Filosofico e mi dice che da quanto ha capito il coaching serve per allenarsi e per eliminare le barriere limitanti e lui si sente limitato dalla sua incertezza e dalla sua pigrizia. Va bene, ma perché ‘Filosofico’? Su questo diviene decisamente più vivace e appassionato nel parlare, e dice che si ricordava bene del Socrate studiato a scuola ‘che faceva uscire le cose da dentro’ e lui vuole esattamente trovare dentro di se la forza e la motivazione per decidersi a cambiar lavoro e non venire spinto e incoraggiato a urla e calci nel sedere. 

 

Le motivazioni

 Allora domando quali siano le sue motivazioni a cambiare lavoro e sono molto curiosa, perché Lorenzo non si è detto affatto insoddisfatto del lavoro che sta facendo e non mi pare neppure un tipo così pigro: ha già citato diversi interessi. Su questa domanda invece torna a essere vago e comincia a parlare delle bellezze del ‘lavoro in proprio’ usando dei cliché triti e ritriti e ormai anche piuttosto irrealistici. Allora gli chiedo di individuare più precisamente quali sono secondo lui le caratteristiche e i vantaggi-svantaggi pratici del lavoro in proprio rispetto a quello da dipendente e dopo averlo fatto Lorenzo  dichiara con sua sorpresa di non avere nessuna delle inclinazioni che lo orienterebbero verso un’attività in proprio. Anzi, a lui piace la sicurezza dello stipendio a fine mese, vorrebbe aprire un mutuo per comprarsi una casa, non gli pesano affatto gli orari fissi anzi gli permettono di organizzarsi altre attività, gli piace il lavoro di squadra e in gruppo, e quanto a prendere iniziative e realizzare le sue idee è quel che fa già. Ma allora? 

 

Talenti visivi o uditivi?

Il discorso si sposta allora su che cosa intenderebbe fare di preciso nel campo musicale e qui entriamo nella nebbia più profonda: Lorenzo suona bene il piano e la chitarra ma solo per suo diletto, non ha una formazione specifica e neanche delle qualifiche professionali in questo campo. Quale sarebbe il suo progetto? Qualcosa tipo organizzare delle serate per dei gruppi musicali… o metter su una agenzia per procurare agli artisti dei contatti con le case discografiche… Ma qui siamo in ambito organizzativo e non strettamente artistico. Intanto noto che i “verbi” che usa Lorenzo nel parlare sono tutti di tipo “visivo” e non “uditivo”. Faccio allora delle domande per chiarire quali canali sensoriali privilegi nella sua percezione fisica del mondo e se ha manifestato dei talenti artistici. Ed emerge che Lorenzo ha un senso del colore e delle forme estremamente raffinato, che è quel che gli ha permesso una buona riuscita nella grafica e nelle arti visive, mentre quanto a udito è musicalmente molto ‘colto’ ma non personalmente dotato. 

 

I valori degli altri

 A questo punto non posso evitare di chiedermi perché una persona che non ha talento musicale né propensione a lavorare in proprio, sia così intenzionata a orientarsi in questa direzione. E se si debbano proprio chiamare ‘blocchi’ e ‘pigrizia’ i motivi per cui non riesce a farlo. Facendo domande in questo senso viene fuori che è “la famiglia” di Lorenzo ad essere completamente dedita alla musica: sua madre è stata una cantante d’opera di un certo successo ai suoi tempi, il padre fa ancora il compositore e il fratello minore, ” il prediletto di casa”, fa il musicista… (o meglio l’insegnante di educazione musicale disoccupato, ma pur sempre nel campo). Domando quali valori attribuiscano “i genitori” di Lorenzo al “lavorare in proprio in campo musicale” ed emerge una cultura familiare che si può riassumere telegraficamente con: “chi non lo fa è un povero fallito”. È buffo perché di solito sono i genitori che premono per il posto fisso scoraggiando le velleità artistiche dei figli, ma tant’è: il punto rimane poter seguire o meno le proprie inclinazioni. 

 

Essere se stessi

Ci siamo allora dedicati a chiarire meglio quali significati conferissero i genitori di Lorenzo a questi temi e a sottoporli a una analisi critica che gli permettesse di elaborare i propri valori personali. In particolare che cosa significava per lui “essere un fallito”? Che cosa voleva dire realizzare le proprie capacità? Quali pensava fossero i criteri per scegliersi un lavoro? Che cosa riteneva più o meno adatto alla sua natura e alle sue inclinazioni? E come più in generale collocava il lavoro nel proprio progetto di vita? La discussione di questi temi ci ha portato ben lontano da quello che doveva essere un allenamento per superare i ‘blocchi’ e la ‘pigrizia’… 

 

Effetto della consulenza filosofica

Con Lorenzo non ho fatto nulla di diverso da una normale Consulenza Filosofica: chiarire a fondo la domanda di partenza è sempre essenziale e molte volte in effetti ‘la trasforma in altro’. Quelli che venivano chiamati blocchi e pigrizia non erano dei “problemi da superare” ma una fortunata mancanza di motivazioni profonde a seguire una strada basata su valori altrui e non corrispondente a sé. Quando non c’è un progetto chiaro non si può neppure realizzarlo, ma si può sempre chiedersi come mai non si formi, come mai non raccolga le energie sufficienti a trasformarsi in azione, se davvero sgorga dalla propria natura ed è in sintonia con la propria realizzazione. In questo caso ciò che ha fatto la Consulenza filosofica è facilitare una messa a fuoco più precisa delle capacità inclinazioni e preferenze personali al fine di definire la scelta di un percorso lavorativo distanziandosi dalle pressioni della cultura familiare, e anche di chiarificare i significati e le finalità che Lorenzo assegnava al lavoro e il ruolo che gli attribuiva nell’insieme della sua vita.