Triangolazione narcisistica, riconoscerla e uscirne fuori al più presto

Non basta la già difficile relazione a due. A volte il narcisista si avvale di un terzo soggetto, vittima anch'esso di atti manipolatori di cui non è destinatario diretto. Cos'è la triangolazione affettiva narcisistica e come liberarsene.

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La personalità narcisistica

Il termine narcisista si ispira al celebre personaggio Narciso. Il focus della personalità narcisistica ricorda il mito di Narciso in quanto l’individuo è fortemente centrato sul sé, avverte un senso di grandiosità, ricerca continua ammirazione e attenzione dall’altro al fine di garantire il mantenimento delle sensazioni di superiorità, proteggendosi da attacchi all’immagine che mostra agli altri di sé, per paura di diventare vulnerabile. 

 

Di fondo sono persone con bassa autostima e bisogno costante di affermazione da parte del contesto, cosa questa che ricercano costantemente.

 

Il narcisista patologico attua una serie di comportamenti manipolatori volti a mantenere la relazione con l’atro, vittima della manipolazione e la sua ammirazione verso sé. Ecco che si creano legami patologici e dolorosi nel tempo per chi ne è vittima, agendo su vissuti emotivi e processi psicologici molto profondi e duraturi nel tempo.

 

La triangolazione affettiva

La triangolazione affettiva è una condizione che vede atti manipolatori da parte del narcisista verso una persona per cui inizialmente mette in atto gesti di affetto, ammirazione, corteggiamento ed elevata cura ed attenzione per poi screditarla, farla soffrire, incrementare gelosia e attuare una manipolazione del legame e dei sentimenti in gioco. Questo non solo con lo scopo di farla soffrire ma anche di incrementare le attenzioni e la dipendenza che questa stessa persona nutre verso il narcisista, appagando così il suo bisogno di ammirazione. 

 

 

Per fare tutto questo nella triangolazione del narcisista perverso, entra in gioco, tirata in causa dal manipolatore una terza persona, sia essa un ex partner, un collega, l’altro figlio, un altro membro della famiglia, che sia elemento di screditamento, disturbo, gelosia o altro per la vittima. Il principio di fondo è che questa terza persona appoggi il narcisista nell’attacco alla vittima.

 

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Attori della triangolazione narcisistica

Nella manipolazione narcisistica entrano in gioco differenti attori:

 

  • Il manipolatore è la persona narcisista che muove tutto il processo, cercando di attaccare la vittima e ferirla, spesso riversando su essa la propria sofferenza e il proprio vissuto, incolpandola e ponendosi esso stesso nella posizione di vittima e di persona colpita. È un meccanismo perverso che la persona attiva attraverso una serie di comportamenti e tattiche da cui è difficile uscire.
  • La vittima è l’individuo che subisce e rimane incastrato nella triangolazione, subendo vessazioni, accuse, atti manipolatori e offese, tutto spesso ignara o poco consapevole di quanto sta accadendo perché troppo coinvolta nella relazione patologica con il narcisista, da cui non riesce a staccarsi e per il quale fa di tutto pur di trattenerlo a sé e mantenere il suo amore e le sue attenzioni. A costo anche di prendersi le colpe, di subire ingiustizie e sofferenza. 
  • La terza persona è colui o colei che, sempre manipolata e ammaliata dal narcisista partecipa alla manipolazione e all’inflizione di colpi alla vittima. È quindi un ex partner con cui la vittima viene paragonata, ovviamente in negativo, costantemente, il figlio prediletto, un altro membro della famiglia, gli amici della compagnia o così via. Il narcisista cerca a tutti i costi l’appoggio e il sostegno nel colpire la vittima.

 

La triangolazione affettiva può avvenire in differenti contesti, dal'ambito famigliare, a quello di coppia, tra amici o sul lavoro. È una situazione subdola e difficile da comprendere e quindi sottrarsi. 

 

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Segnali di una triangolazione affettiva

Uscire da un legame caratterizzato da triangolazione affettiva non è sicuramente facile poiché si teme e si ha la sensazione di perdere qualcosa di importante nella propria vita, qualcosa a cui non si può rinunciare, in cui si è investito tutto se stessi e si fatica a vedere una realtà differente.

 

Tuttavia, divenire consapevoli dei segnali di quando una relazione non è più sana, ma al contrario dannosa, è il primo passo per riuscire ad aprirsi al benessere e ad una nuova vita. Tra questi vi è la sensazione di paura di perdere l’altro e di sbagliare nella relazione, quando infatti la sensazione che ogni cosa che si dica o faccia è un pretesto per l’altro per attaccare e screditare allora forse qualcosa non va. Allo stesso modo quando si è continuamente vittima di paragoni e confronti, ovviamente uscendone sempre perdente. Perché il partner ha necessità di fare questi confronti? A cosa gli serve?

 

Ci sono poi una serie di sensazioni e vissuti che vanno colti e compresi: ci si può sentire confusi, insicuri, non più consapevoli di sé e della relazione con l’altro, in balia di quello che accade senza avere più il minimo controllo e percependo sempre di essere perdente. Sono sensazioni spiacevoli che spingono a fare di più e sempre di più per l’altro che invece sembra sempre più lontano. Quello che può accadere è che si può arrivare ad annullare sé per compiacere l’altro, pur di restare e mantenere la relazione.

 

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Come uscire da una triangolazione narcisistica patologica

  • Il primo passo come detto è la consapevolezza del fatto che la relazione non è più qualcosa che dona piacere ma una “trappola” da cui non si riesce ad uscire.
  • Il secondo passo è quello di raggiugere la consapevolezza che non si è sempre sbagliati, ma è l’altro che cerca di mettere sempre in cattiva luce ogni cosa al fine di tenerci agganciati a sé, perché unica possibilità di ricevere affetto. Per questo bisogna lavorare per incrementare la conoscenza di sé, il recupero della propria consapevolezza e autostima e uscire dalla convinzione di essere sempre e comunque sbagliati. 

 

Allo stesso modo è importante non cadere nella trappola del paragone: in una relazione questo non è necessario, sano e funzionale.
Altro passo è comprendere e convincersi che fuori da quella relazione ci può essere molto altro, che il proprio manipolatore è sempre stato idealizzato, ma si è rilevato per qualcosa di diverso e forse è necessario lasciare andare quell’immagine fasulla e aprirsi a qualcosa di reale e ad altre relazioni, o comunque modificare il pensiero verso di esso, guardarlo con occhi più lucidi e capire che si piò essere felici e soddisfatti di sé a prescindere dall’altra persona.

 

La triangolazione affettiva è sicuramente una condizione difficile e altrettanto fatico è uscirne ma è importante fare un lavoro sul sé, cogliere i segnali e avere il coraggio di uscire da questo legame poco sano e a lungo doloroso.