Sé reale o Sé ideale: come voglio essere?

La distinzione tra Sé reale e Sé ideale è stata fortemente enfatizzata da Carl Rogers, non per evidenziare che qualcosa non va in noi, ma che accettarci. Questa consapevolezza è la base per il benessere.

Sé reale o Sé ideale: come voglio essere?

Carl Rogers è uno dei massimi esponenti della corrente umanistica della Psicologia. Questa fu da lui stesso definita la terza forza della psicologia (accanto a psicanalisi e comportamentismo) perchè si interessa finalmente di temi, fino ad allora, poco approfonditi: il divenire, la naturalezza, l'autonomia, ma non solo.

Al centro della teoria di Rogers troviamo il concetto del , struttura fondamentale della personalità, che si muove alla ricerca del suo ideale.

 

La tendenza attualizzante

Prima di addentrarci nei meandri dello sviluppo del Sè dobbiamo prima definire la tendenza attualizzante: la molla dell'esperienza umana. Secondo Rogers ogni organismo vivente sperimenta la vita come terreno sul quale può sviluppare tutto il suo potenziale.

La vita non è solo sopravvivenza, ma include una molla a mettere alla prova tutte le nostre capacità. Il dispiegamento del nostro potenziale è la Tendenza Attualizzante.

Questa spinta all'autorealizzazione non esclude momenti di sofferenza o di interruzione; il percorso non è lineare, nè privo di difficoltà, ma se lasciato agire, l'essere umano, così come l'acqua, scaverà la sua strada verso un futuro migliore.

 

Leggi anche La gestione del cambiamento >>

 

La fiducia nel  Sé

Questa visione è assolutamente fiduciosa e positiva nei confronti della capacità di ciascuno di noi; ma allora da dove mai nascono i problemi e le patologie legate alla personalità?

La risposta secondo Rogers sta nel modo in cui il nostro Sè si è sviluppato. In noi convivono due immagini il Sé Reale e il Sé ideale. Il Sè è una rete concettuale che ingloba le conoscenze circa il nostro Io: insomma quello che conosciamo di noi stessi.

In quello reale convergono le caratteristiche reale che ci attribuiamo, quello che sappiamo per certo di noi, nel bene e nel male; il Sé ideale rappresenta ciò che vorremmo essere, include tutte quelle sfumature positive che ci piacerebbe possedere.

Secondo Rogers il Sé Ideale rappresenta una meta, ciò a cui vogliamo tendere attraverso la tendenza attualizzante, ma deve essere raggiungibile.

Quando il nostro Ideale diventa solo un modo per ricordarci che non potremo mai essere così, diventa fonte di sofferenza psichica. Il conflitto tra chi siamo e chi vogliamo essere diventa insanabile.

 

Come formarci un ideale sano

Cosa distingue un ideale sano da uno disfunzionale? Secondo Rogers la risposta la troviamo nella nostra infanzia. Il bambino cresce in un ambiente familiare che funge da specchio per il suo Sè: la risposta che ottiene dal suo ambiente fa da base per la considerazione di se stesso.

Se mi amano, sono amabile, se mi detestano sono insopportabile. Se il bambino ottiene, nonostante i suoi errori e le sue marachelle, un'accettazione incondizionata (cioè viene amato per chi è e non rifiutato perchè non si comporta secondo un modello presente nella mente dei genitori) allora il suo Sè crescerà su basi sicure.

L'individuo sa di avere già del buono e i miglioramenti saranno misurati e raggiungibili. Se da bambino il suo comportamento non è mai stato abbastanza, anche da adulto tenderà ad Ideale irraggiungibile che causerà sofferenza.

Voi, che Ideale avete?

 

Leggi anche Il perfezionismo, pregi e difetti >>