Il biofeedback training: di cosa si tratta?

Il biofeedback training è una tecnica di intervento terapeutico grazie al quale è possibile imparare a divenire consapevoli e a gestire alcune risposte fisiologiche solitamente involontarie come quelle associate ai disturbi d’ansia e allo stress psicofisico. Vediamo come funziona

Il biofeedback training: di cosa si tratta?

Il biofeedback training è una tecnica terapeutica di matrice comportamentista basata sul principio del condizionamento operante.

Mediante una strumentazione idonea si rende possibile alla persona avere delle informazioni di ritorno (risposte di feedback appunto) circa vari parametri di attivazione fisiologica di cui solitamente non si è consapevoli perché controllati dal sistema nervoso autonomo.

Ricevendo invece queste informazioni di ritorno, il soggetto durante il biofeedback training impara a riconoscere e a controllare determinati stati di attivazione come ad esempio quelli associati a stati ansiosi o di stress psicofisico.

 

Origini e presupposti del biofeedback

La tecnica del biofeedback venne messa a punto e diffusa negli USA a partire dagli anni ’60 grazie agli studi sugli stati di coscienza e sugli effetti di alcune pratiche come quella della meditazione trascendentale.

Si osservò infatti come i benefici della meditazione fossero accompagnati da peculiari modificazioni fisiologiche a cui andavano incontro i soggetti che la praticavano.

Durante la pratica della meditazione trascendentale i soggetti entravano in uno stato di coscienza diverso da quello tipico della veglia, più simile a quello del sonno caratterizzato da una diminuzione dell’attivazione cerebrale corrispondente a quelle che, con l’elettroencefalogramma, venivano registrate come onde alfa.

Tali onde sono sintomo di uno stato mentale più rilassato, di un’attenzione diffusa e di una diminuzione della reattività agli stimoli esterni e si registrano in tutti gli stati di rilassamento psicofisico a cui corrispondono un’inversione di vari parametri fisiologici associati agli stati d’ansia: il respiro rallenta, la muscolatura è rilasciata e non contratta, la pressione sanguigna diminuisce etc., tutti parametri fisiologici di cui siamo solitamente poco consapevoli tranne che negli stati di forte stress quando però ne veniamo sopraffatti senza riuscire a controllarli.

Il biofeedback training intende addestrare la persona a riconoscere e controllare tali parametri al fine di modificare queste risposte “automatiche” diminuendo la reattività psicofisica legata ad ansia e stress.

 

Il condizionamento operante comportamentista

La tecnica del biofeedback training si basa sul concetto di condizionamento operante di matrice comportamentista. Tale concetto assume che una persona metta in pratica un determinato comportamento sulla base delle conseguenze che questo ha per sé stesso, in altre parole l’intenzionalità di reiterare o meno un certo comportamento sarebbe condizionata dalla desiderabilità delle conseguenze che esso produce per il soggetto.

Un rinforzo positivo quindi, cioè una conseguenza desiderabile, condiziona l’intenzionalità del soggetto a reiterare e quindi a consolidare l’apprendimento di un dato comportamento al fine di ottimizzarne gli effetti. Il biofeedback training si basa su questo principio assumendo che, per la persona, diventare consapevole della comparsa e dell’entità di determinate risposte fisiologiche (come il battito cardiaco, la contrazione muscolare etc.) sia un modo per iniziare a controllarle ricevendo rinforzi positivi quando, riuscendo a rilassarsi, queste risposte si attenuano.

 

La valutazione cognitiva dello stress

Un secondo aspetto associato all’efficacia del biofeedback training è sulla valutazione cognitiva dello stress.

Poiché nessuno stimolo è stressante di per sé, ma risulta tale in base alla valutazione soggettiva che ne facciamo, se non riusciamo a gestire le richieste a cui determinate situazioni ci sottopongono, queste ci risulteranno eccedenti le nostre capacità di fronteggiamento: i sintomi dell’ansia allora ci paralizzano e prendono il sopravvento.

Imparare a riconoscere e a gestire tali segnali aumenta la percezione di autoefficacia modificando anche la valutazione che facciamo della situazione riconoscendola più come una sfida alla nostra portata.

 

La strumentazione per il training

Tecnicamente il biofeedback training è reso possibile da una strumentazione idonea che registra i parametri fisiologici che si intende monitorare (battito cardiaco, conduttanza cutanea, contrazione muscolare etc.) e li converte in un segnale acustico o luminoso di proporzionale intensità che renda facilmente percepibile al soggetto il suo stato di attivazione.

Mentre durante le sedute con il terapeuta il soggetto impara, grazie ai feedback forniti dalla strumentazione, a riconoscere e modificare questi parametri, parallelamente inizia a imparare a riconoscerli e a controllarli anche nella vita quotidiana, quando si trova sotto stress e in assenza della strumentazione che fornisce le informazioni di ritorno.

 

Applicazioni in ambito psicologico

Il biofeedback è applicato, in ambito psicologico, soprattutto per i disturbi d’ansia e per migliorare le prestazioni degli atleti in ambito sportivo insegnando loro a gestire la tensione prima della gara.

Viene impiegato anche per monitorare e facilitare l’apprendimento di alcune tecniche di rilassamento come il Training Autogeno e l’efficacia di tecniche di Imagery nella preparazione atletica (Peluso Cassanese, F., Attività motorie. Fondamenti psicofisiologici, Edizioni Univ. Romane, 2012).

 

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