Gli stati di coscienza fra normale e patologico

Siamo abituati a pensare alla coscienza come a qualcosa di scontato e di relativamente unitario, uno stato di generale consapevolezza di noi e della realtà che ci circonda su cui siamo abituati a fare affidamento e a fondare la percezione di noi stessi e del mondo. In realtà la coscienza è un fenomeno variegato e complesso; esistono diversi stati di coscienza che la mente può attraversare a seguito di forti esperienze emotive, tramite tecniche ipnotiche o di meditazione, per l'uso di droghe o sostanze psicotrope.

Gli stati di coscienza fra normale e patologico

La tanto indiscussa e inoppugnabile razionalità occidentale sembra oggi sempre più spesso riconosciuta insufficiente a dare risposte a quel bisogno di spiritualità che contraddistingue l’essere umano e che, abbandonati i più tradizionali e nostrani simboli religiosi, si rivolge sempre più spesso a culture e movimenti orientali come il Buddhismo o la meditazione trascendentale alla ricerca di stati di coscienza alterati. La coscienza costituisce in realtà un fenomeno tutt’altro che unitario dai connotati insospettatamente complessi.

 

Cosa intendiamo per coscienza

La coscienza è un processo fisiologico complesso che si manifesta con la consapevolezza che un soggetto ha della propria identità, della propria storia e della propria situazione percettiva ed emozionale. La coscienza è sia un’entità neurofisiologicamente localizzabile nel sistema reticolare, sia un fenomeno qualitativo della psiche che garantisce un continuo e dinamico adattamento tra l’io soggettivo, il sistema nervoso e l’ambiente esterno. L’ordinario stato di coscienza che conosciamo è la risultante dell’integrazione di un sistema di funzioni complesse che esitano in quello che è il normale stato di vigilanza della mente. Esistono tuttavia altri stati di coscienza possibili.

 

Lo stato di coscienza della meditazione

Fra tutti gli stati di coscienza, lo stato di attività mentale ordinario e quello dell’attività onirica durante il sonno corrispondono elettroencefalograficamente al ritmo a più alte frequenze: il ritmo beta (13-45 Hertz). Situazioni in cui invece la mente si trova – fisiologicamente o artificialmente - in una condizione di quiete e rilassamento avviene un progressivo rallentamento delle frequenze cerebrali corrispondenti a diversi stati di coscienza. Tra questi il ritmo alfa (8-12 Hertz) è associato a stati di quiete e benessere e ad un relativo restringimento del campo di coscienza che porta ad escludere dalla propria percezione gli stimoli esterni. Fra i vari stati di coscienza è quello corrispondente agli stati di meditazione che con varie tecniche tendono al raggiungimento di un parziale distacco dalla realtà e dai pensieri coscienti a favore di un decentramento dell’io e di una condizione di auto-osservazione passiva.

 

Lo stato di coscienza nell’ipnosi profonda

Dei vari stati di coscienza quello corrispondente ad un ritmo ancora più lento delle onde cerebrali, il ritmo theta (4-8 Hertz), è il più interessante perché associato non solo alle fasi di addormentamento – in cui coscienza della veglia e quella del sogno coesistono fino a produrre fenomeni ipnagogici o dei sogni lucidi -  ma anche a esperienze mistiche e allo stadio profondo dell’ipnosi. Il ritiro dalla realtà esterna a favore dell’espansione di quella interiore è responsabile, in questi stati di coscienza tipici dei fenomeni di trance, ad un’amplificazione della produzione di immagini mentali straordinariamente vivide.

 

Assunzione di droghe e fenomeni allucinatori

Un’alterazione degli stati di coscienza può essere anche prodotta artificialmente mediante l’assunzione di droghe e sostanza psicotrope, il cui utilizzo è proprio anche di alcune popolazioni extraoccidentali – come gli sciamani delle foreste amazzoniche – che perseguono il raggiungimento di tali stati per una connessione con la dimensione divina e trascendente.

 

L’alterazione della coscienza in ambito clinico

In generale, tenendo conto che lo stato di coscienza vigile o lucido è caratterizzato dalla consapevolezza di sé e dell’attenzione all’ambiente, in quanto strutture fondamentali della vita psichica, qualsiasi disturbo psicologico influisce su tali strutture determinando una regressione ai livelli inferiori della vita psichica.

In ambito clinico ci si trova, quindi, spesso di fronte a stati di torpore della coscienza che comportano sonnolenza, rallentamento del pensiero o del modo di reagire all’ambiente, con reazioni lente agli stimoli, difficoltà di concentrazione, memoria, disorientamento spazio-temporale. Ciò lo si può riscontrare, ad esempio nei disturbi dell’umore, come anche in patologie cerebrali o tumori, o in chi assume sedativi, sostanze alcoliche o, naturalmente, stupefacenti.

 

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