101 modi per liberare il genio che è in te: intervista a Carlotta Rizzo

Giorno dopo giorno ci ritroviamo a correre dietro al tempo, mettendo da parte voglia di sperimentare nuove strade e dare voce alle nostre potenzialità nascoste. Come fare a riscoprire il nostro talento? Da dove iniziare per esercitarci a far fluire liberamente la nostra creatività? Abbiamo intervistato Carlotta Rizzo, autrice del libro "101 modi per liberare il genio che è in te" per saperne di più

101 modi per liberare il genio che è in te: intervista a Carlotta Rizzo

È in libreria, edito da Newton Compton, 101 modi per liberare il genio che è in te, di Carlotta Rizzo, un utile manuale per imparare a riscoprire il proprio talento. Genio non è solo chi firma un capolavoro, ma anche chi, giorno dopo giorno, sa ridare colore e vivacità alla propria vita. Non è una questione di Quoziente Intellettivo ma di Quoziente Innovativo: imparare a guardare a concetti noti con uno sguardo aperto e curioso ci avvicina al “genio” più di quanto crediamo. Carlotta Rizzo, laureata in Psicologia clinica, è specializzata in Psicoterapia, Psicodiagnostica, Coaching e Psicologia del lavoro e delle organizzazioni. Dal 1995 ha collaborato con l’Università “La Sapienza”, occupandosi di formazione, diagnosi e ricerca in campo psicosociale. Dal 2006 è docente alla Scuola Romana di Psicologia del lavoro e delle organizzazioni. È membro della SCP Italy (Society for Coaching Psycology Italy): l'abbiamo intervistata per saperne di più su come fare a lasciar fluire liberamente la nostra creatività.

 

La frenesia del quotidiano rischia di appiattire le nostre capacità, costringendoci a una corsa continua tra problemi, imprevisti e tensioni: da dove partire per imparare a guardare a un ostacolo come alla premessa del suo superamento?

È importante valorizzare le soste. L’ostacolo ci costringe a fermarci, ad interrompere la corsa e a cercare una soluzione nuova. Molti di noi scoprono che un imprevisto, un arresto o una deviazione non scelta e non cercata possono rappresentare un’importante occasione di crescita e di cambiamento. Una persona che si rivolge ad un coach o − a maggior ragione − ad un terapeuta, lo fa perché mossa dal desiderio di affrontare e superare un momento critico, una difficoltà. La motivazione insita nella richiesta di aiuto è del tipo: “via da…” (dal problema, da uno stallo, da una difficoltà) ma presto si trasforma in un: “andare verso…” (una nuova modalità, nuove esperienze). In quel caso l’ostacolo, se affrontato e non evitato, contiene in sé stesso la premessa del proprio superamento.

 

La sua esperienza professionale di coach e di consulente per lo sviluppo delle organizzazioni le ha fatto incontrare realtà che avranno probabilmente influenzato la stesura di questo testo: quali sono gli elementi che inibiscono la creatività sul luogo di lavoro?

L’elemento che più mi colpisce per diffusione e potenza nel bloccare la creatività è la paura (di sbagliare, di essere giudicati, di non essere all’altezza delle aspettative) e il ricorso al paradigma del torto-ragione. La logica dell’aut-aut è un grande nemico della creatività. Ieri sera in una riunione tra colleghi (!) i lavori si sono bloccati perché si è scivolati da un atteggiamento esplorativo e sperimentale in cui i contributi dei partecipanti erano legati da una possibilità di coesistenza (“e io penso questo”, “e io penso quello”) ad un paradigma di tipo “o-o” in cui un termine escludeva automaticamente l’altro. Nessuno di noi è immune da questo rischio, la creatività non è un processo spontaneo. Richiede allenamento e fertilizzazione continua del terreno sul quale viene coltivata.

 

Con il suo libro vuole far riflettere il lettore per lavorare su di sé e far emergere il talento: qual è un primo esercizio da cui partire?

Prendi un post-it e scrivi tre obiettivi da realizzare e tre obiettivi che hai già realizzato. Scrivi quali capacità ti hanno permesso di raggiungere i tuoi obiettivi e valuta come quelle stesse capacità potranno aiutarti a raggiungere i nuovi obiettivi che ti sei prefissato. Quelle capacità possono rappresentare la base dei nostri talenti. È importante partire dai nostri desideri, obiettivi, bisogni perché ogni nostra capacità nasce da un nostro bisogno fondamentale che la alimenta. Il nostro talento risiede nella risposta ai nostri bisogni più profondi se non li guardiamo con autenticità creiamo sovrastrutture, magari anche ben costruite, ma non raggiungiamo il nucleo delle nostre potenzialità.

 

Quanto il locus of control ci influenza? Non è forse il nostro giudice interno il primo ostacolo da imparare a superare?

Il locus of control ci influenza come un paio d’occhiali influenzano la nostra capacità visiva. Se di fronte ad un insuccesso anziché chiedermi cosa potrò fare una prossima volta per cambiare l’esito della vicenda preferisco rifugiarmi nella convinzione che sono sfortunato o che il mondo ce l’ha con me sto ponendo le premesse per un nuovo insuccesso che confermerà quanto sono sfortunato e quanto il mondo ce l’abbia con me. Il giudice interno è un prezioso alleato della sconfitta e della rinuncia a provare nuove strade per mettermi in gioco. Perché? Perché mi ricorda che è inutile provare “tanto non ce la farò mai”, “ tanto non sono in grado”, “tanto è inutile illudermi” e mi aiuta a rifugiarmi nel tanto usato “ormai”...

 

Nel libro adopera un’espressione bellissima: “nascere a se stessi”. Come fare a capire quali sono i segnali di un rinnovamento interiore?

Forse quando inizio o ricomincio a pormi domande? Le risposte possono rappresentare un grande freno al rinnovamento perché come sono una trasfusione di esperienza ad un individuo che ha un gruppo sanguigno diverso dal tuo. Ogni percorso è differente. Scopriamo che siamo
in movimento quando le domande non ci appaiono più come qualcosa di destabilizzante bensì come stimoli a muoverci in nuove direzioni da esplorare… Nel mio lavoro accade spesso che le persone chiedano a te una soluzione, una risposta ai loro problemi. È di breve periodo il sollievo generato da una risposta, da un tappo nella falla generata da un dubbio. È di grande efficacia sostenere l’altro lungo il percorso di scoperta ed esplorazione di nuove modalità lasciando a lui la costruzione di risposte personali, efficaci proprio perché individuali.

 

Imparare a conoscersi, riscoprire il gioco, lasciar fluire le idee liberamente: quanto tutto questo influenza positivamente la nostra crescita personale?

Se cancelliamo il “quanto” e togliamo il punto interrogativo, troviamo una possibile risposta.

 

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