La psicologia della sordità nei bambini

La sordità, chiamata più propriamente disabilità uditiva, delinea in realtà un quadro piuttosto composito e variabile di problematiche uditive, ereditarie o acquisite, con perdita totale o parziale della funzionalità uditiva, che possono avere ripercussioni molto diverse sulla qualità della vita del bambino e quindi dell’adulto. La psicologia della sordità mira a studiare metodi riabilitativi che consentano al bambino di imparare ad usare il linguaggio, a partecipare alle normali attività scolastiche e a seguire adeguatamente gli insegnamenti scolastici.

La psicologia della sordità nei bambini

La sordità è un termine di uso comune che racchiude in realtà un quadro non univoco ma multivariato di condizioni e disabilità di tipo uditivo; il deficit infatti è raramente totale, ma si osserva un’estrema variabilità individuale a seconda della causa, della gravità della perdita uditiva, della presenza o meno di altri familiari con sordità e delle sollecitazioni relazionali e interpersonali a cui il bambino è esposto. Parliamo soprattutto di età evolutiva in quanto, come delineano gli studi sulla psicologia della sordità, la qualità della vita delle persone con sordità totale o parziale è direttamente influenzata dalla tempestività della diagnosi e delle misure riabilitative nella prima infanzia (Zanobini, M. e Usai, M., Psicologia della disabilità e della riabilitazione, FrancoAngeli, 2005).

 

Se la sordità è ereditaria

Un primo fattore importante nella psicologia della sordità è la sua natura ereditaria o acquisita e la presenza o meno di genitori o familiari stretti con disabilità uditiva. Se è vero infatti che un fattore ereditario da un lato facilità la precocità della diagnosi e la comunicazione visivo-gestuale fra madre e bambino, dall’altro configura un quadro di disabilità piuttosto grave dove la sordità va a compromettere fin dall’inizio tutte le fasi dello sviluppo linguistico e relazionale del bambino. Quando invece la sordità si manifesta secondariamente e comunque dopo i 3 anni – che rappresentano l’età critica per l’apprendimento della lingua – avrà effetti potenzialmente meno gravi sulla psicologia e lo sviluppo del bambino.

 

Il legame di attaccamento fra genitori e bambini con sordità

La psicologia della sordità evidenzia quanto diversi possano essere gli esiti di un deficit uditivo a seconda di quanto e come vengano stimolate e valorizzate le potenzialità uditive residue in un ambiente educativo e familiare appropriati per lo stabilirsi di un’adeguata capacità di relazione, di comunicazione, di apprendimento e di autonomia. La presenza di un deficit uditivo pone problematiche nella relazione madre-bambino (a meno che, come si è detto, la madre non sia affetta anch’essa da sordità) sia prima della diagnosi (il bambino non reagisce alla voce della madre e quest’ultima avverte una scarsa responsività del piccolo) che successivamente, imponendo ai genitori di individuare modalità alternative per costruire un contatto e un legame di attaccamento sicuro col bambino, imprescindibile per il successivo sviluppo psicoaffettivo e la vita di relazione.

 

La psicologia della famiglia

La sordità influisce non solo sulla psicologia del bambino, ma su quella della famiglia nel suo insieme che deve ristrutturarsi intorno allo shock della diagnosi di disabilità uditiva del figlio, costruire uno scambio relazionale sufficientemente stimolante senza essere eccessivamente intrusivi o direttivi, gestire future problematiche comportamentali del bambino secondarie alla sordità e connesse a problemi di relazione coi coetanei al di fuori della famiglia. Importante, per la psicologia della famiglia e del bambino, è che i genitori possano contare su una rete sociale di sostegno informale (parenti, amici, altri genitori con simili problematiche etc.) oltre che di un adeguato supporto medico, psicologico e riabilitativo per il figlio.

 

La psicologia dello sviluppo e dell’apprendimento

Lo sviluppo linguistico rappresenta, naturalmente, l’ostacolo più grande per i bambini con sordità, soprattutto se il deficit è precoce e impedisce quindi al piccolo di imparare a parlare. A meno che, infatti, i genitori non conoscano già la lingua dei segni, serve loro diverso tempo per impararla e riuscire così ad insegnarla al figlio con relativo ritardo. L’impatto della sordità sulla psicologia e lo sviluppo del bambino dipenderà naturalmente anche dal contesto educativo scolastico e dalla possibilità di gestire possibili e analoghi ritardi nell’apprendimento della lettura e della scrittura.

Un libro che rimane insuperato per la capacità di introdurre nel mondo della sordità è il celeberrimo “Vedere voci” di Oliver Sacks.

 

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