Memoria autobiografica: questa è la mia storia

Quanti sono i tipi di memoria e in cosa consiste la memoria autobiografica? Vediamolo insieme.

Memoria autobiografica: questa è la mia storia

All’inizio del nuovo anno, guardando al passato, c’è chi è più affezionato ai suoi ricordi e spera di non dimenticarli mai e c’è chi invece poi preferisce lanciarsi nel nuovo anno e mettersi alle spalle il prima possibile qualcosa di spiacevole accaduto l’anno prima, con la speranza di dimenticarlo.

Ma la memoria ha alcune sue piccole leggi e un suo modo di funzionare.


Quante memorie

Come spesso accade in psicologia, non esiste la memoria ma esistono le memorie: 1) la memoria sensoriale, 2) la memoria di lavoro o memoria a breve termine altrimenti detta working memory, 3) la memoria a lungo termine che a sua volta si divide in memoria episodica e semantica e memoria esplicita ed implicita. Poi esiste una così detta memoria del futuro, cioè la memoria prospettica che aiuta a ricordare ciò che ci proponiamo di fare in un futuro più o meno prossimo.

La memoria che si interessa di ricordare i fatti che riguardano la nostra vita, eventi vissuti, fatti realmente accaduti, si chiama memoria episodica la quale, appunto, come suggerisce il nome si occupa di episodi di vita vissuta.

 

Scopri come influisce la memoria autobiografica sulla prestazione sportiva

 

Memoria episodica

Fu Tulving nel 1972 a distinguere la memoria a lungo termine in due diversi tipi di memoria: episodica e semantica. La prima è fondamentalmente una memoria autobiografica, perché riguarda le esperienze personali avvenute in tempi e luoghi precisi. Ad esempio ricordare cosa abbiamo fatto nelle ultime vacanze estive o anche nelle più recenti vacanze natalizie. La memoria semantica, invece, riguarda le conoscenze sul mondo che ci circonda e manca del carattere autobiografico della memoria episodica. Secondo alcuni autori (Wheeler e collaboratori, 1997) la memoria episodica e semantica non si differenziano tanto per il tipo di informazioni, quanto per la natura dell’esperienza soggettiva della prima rispetto alla seconda.

Nell’ambito della memoria episodica, gli studiosi si sono principalmente concentrati sulla “memoria autobiografica” e la “memoria di eventi remoti”. In alcuni casi i ricordi sono la riproduzione fedele di quanto accaduto ma, più spesso, si tratta di ricostruzioni operate a partire da frammenti di ricordi integrati da ciò che ci è stato riferito da altri e dalle nostre conoscenze più generali. Capita ad esempio di ascoltare affascinanti ricordi narrati dai nostri anziani, che pur conservando una struttura di base, si arricchiscono via via di dettagli sempre diversi.

Nel 1986, Nebes, rilevò un aumento dei ricordi autobiografici nelle persone di oltre 50 anni, in relazione ad avvenimenti accaduti molto tempo prima, quando avevano un’età compresa tra i 20 ed i 30. Questo effetto viene chiamato “reminescenza”, e può essere dovuto da un lato alla maggiore efficienza fisiologica che caratterizza la prima età adulta e, dall’altro, al maggior numero di avvenimenti emotivamente, socialmente e culturalmente rilevanti (primo amore, primo lavoro, matrimonio, figli, ecc.) che caratterizzano questa età.

 

Perché dimentichiamo?

La memoria a lungo termine, di cui fa parte anche la memoria episodica, è un magazzino di capacità teoricamente illimitate. Tuttavia capita a chiunque di dimenticare: l’ampia capacità della nostra memoria di immagazzinare informazioni non è garanzia della capacità di recuperare tale informazione. In psicologia si possono avanzare diverse ipotesi a spiegazione di questo fenomeno che chiameremo dimenticanza, ovvero l’incapacità di recuperare qualcosa di appreso. Le ipotesi sulle cause della perdita di informazione potrebbero essere:

  1. il mancato utilizzo di certi contenuti della memoria (teoria del disuso): quanto meno un contenuto mnestico viere rievocato, tanto più è probabile che vada perduto;
  2. l’impiego di strategie di recupero non congruenti con quelle con le quali è stata effettuata la codifica;
  3. la presenza di grandi quantità di informazioni (teoria dell’interferenza): l’eccesso d'informazioni immagazzinate può interferire con il recupero;
  4. le condizioni emotive in cui è avvenuto l’apprendimento o avviene il recupero (blocco emotivo, rimozione): uno stato di particolare tensione può ostacolare il recupero dell’informazione, questo fenomeno può determinare un’amnesia temporanea pressoché totale. Conoscono bene questo fenomeno gli studenti, quando presi dall’ansia d’esame sembrano dimenticare tutto ciò che hanno studiato. Ma fenomeni amnesici si osservano anche in persone che hanno assistito ad ed eventi traumatici (ad esempio violenze fisiche e/o psicologiche, crimini, calamità naturali): in questi casi lo stresso emotivo sembra cancellare qualsiasi ricordo dell’evento stressante e solo col tempo e in alcuni casi, in seguito ad apposita terapia, è possibile il recupero parziale o totale del ricordo. 

 

Memoria ed emozioni: vorremmo davvero cancellare i brutti ricordi?