L'influenza della memoria autobiografica nello sport

La motivazione all’allenamento sportivo può essere positivamente influenzata sia dalle norme sociali che dalla memoria autobiografica: spingersi al massimo delle proprie possibilità è soprattutto una questione… di testa!

L'influenza della memoria autobiografica nello sport

Che si tratti di atleti professionisti o di comuni frequentatori di una palestra, la continuità e i risultati dell’allenamento sportivo possono variare significativamente in funzione della motivazione e di altri fattori psicologici. A

Alcune ricerche in psicologia dello sport hanno evidenziato l’influenza delle norme sociali e della memoria autobiografica.

 

Norme sociali e allenamento sportivo

Un primo studio in psicologia dello sport ha esplorato il ruolo delle norme sociali e l’influenza che queste avrebbero nel sostenere positivamente la motivazione e la resistenza all’allenamento sportivo.

La ricerca in questione ha reclutato due gruppi di volontari, persone di mezza età frequentanti un corso di pilates, ai quali è stato chiesto di eseguire un determinato esercizio mantenendo la posizione per più tempo possibile.

Successivamente, dopo una pausa di soli tre minuti, ai medesimi volontari di entrambi i gruppi è stato chiesto di ripetere nuovamente l’esercizio, ma ad uno dei due gruppi era stato fatto credere che, nelle loro medesime condizioni, circa l’80% delle persone miglioravano la propria performance.

Sebbene esausti, i volontari di questo secondo gruppo, a differenza degli altri, hanno effettivamente ottenuto risultati migliori. Questo studio, utilizzando una norma sociale puramente inventata, evidenzia quanto questo fattore possa incidere positivamente sull’allenamento sportivo.

 

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La memoria autobiografica nello sport

Un'altra ricerca ha invece evidenziato il ruolo della memoria autobiografica nell’allenamento sportivo o, meglio, quanto richiamare alla mente il ricordo di una performance ottimale possa positivamente influenzare i risultati della prestazione futura.

I soggetti reclutati per questo studio sono stati suddivisi in tre gruppi A,B,C,: al gruppo A è stato detto di richiamare alla mente il ricordo di un allenamento ottimale, al gruppo B di rievocare un allenamento fallimentare, mentre al gruppo C non veniva suggerito di richiamare alla memoria alcun episodio.

I risultati sembrano evidenziare come i soggetti del gruppo A si fossero rivelati quelli più motivati ad allenarsi rispetto agli altri due gruppi.

 

Il training mentale per gli sportivi

Il ruolo della memoria autobiografica in psicologia dello sport è riconosciuto come uno dei fattori utili a ottimizzare tempi e risultati dell’allenamento sportivo ma in che senso?

Richiamare alla mente performance ottimali è qualcosa di più di un semplice invito all’ottimismo o al pensiero positivo, ma riguarda più propriamente l’utilizzo delle rappresentazioni mentali già implementato nei programmi di Mental Training e di Training Autogeno per gli sportivi.

Ripercorrere mentalmente i dettagli di un allenamento o di una prestazione sportiva di successo significa riuscire, in uno stato di estremo rilassamento e concentrazione, a rievocarne tutti i dettagli non solo visivi, ma anche cinestetici, emotivi, acustici, olfattivi..insomma calarsi nella scena a 360° per vivere il ricordo il più vividamente possibile.

Questo – che si tratti di richiamare alla mente un episodio autobiografico o una rappresentazione immaginativa efficace che anticipi il successo che si vuole ottenere – permette di eseguire un vero e proprio allenamento mentale che rappresenta un primo e implicito apprendimento che la nostra mente utilizzerà con efficacia durante il successivo allenamento fisico.

Se dunque esperienze di successo possono ad un primo livello sostenere la motivazione e la fiducia nelle proprie capacità, rievocare mentalmente tali esperienze può, ad un livello più profondo, fungere da training mentale per consolidare i tratti salienti di una performance di successo e aumentare le probabilità che anche la successiva prestazione sportiva sia ottimale.

Si tratta, in altre parole di una sorta di “doping” naturale: le nostre prestazioni fisiche non rispecchiano quasi mai il massimo del rendimento che potremmo ottenere ma - in funzione di fattori come appunto la motivazione, l’ansia da prestazione, la fiducia in sé stessi o un corretto allenamento – soltanto il nostro rendimento fisico del momento.

Avvicinare questo al massimo potenziale è un lavoro che richiede un allenamento non solo fisico ma anche mentale costante e che, specie nelle prestazioni sportive agonistiche dove anche un millesimo di secondo può fare la differenza, può rivelarsi determinante.

 

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