Il mobbing nell'esercito

Il fenomeno del mobbing può essere presente in tutti gli ambiti lavorativi, compreso quello dell’esercito e delle forze dell’ordine. Guardiamo le forme che può assumere all’interno di questo particolare settore

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Quando si parla di mobbing si fa riferimento a tutte quelle azioni di violenza e persecuzione psicologica che le persone subiscono sul posto di lavoro. In particolare ci occuperemo di chi ha scelto di fare dell’Arma la propria professione, quindi militari e forze dell’ordine in generale, che si trovano a fronteggiare e combattere un nemico molto subdolo e pericoloso: il mobbing nell'esercito. Purtroppo, in Italia, il mobbing sembra essere un fenomeno in forte crescita tra i nostri militari. Sarà forse per questo che lo Stato Maggiore dell’Esercito, nell’esigenza di contrastare il fenomeno, ha deciso di costituire, nell’aprile del 1998, una commissione di studio che si occupasse di analizzarlo nello specifico.

 

Mobbing nell’esercito: come si manifesta

Il mobbing nell'esercito è un particolare disagio lavorativo e viene sperimentato da chi è vittima di ingiustificate offese, umiliazioni, vessazioni e violenza psicologica perpetrata da parte del proprio comandante a cui si è sottoposti, oppure da parte di colleghi commilitoni. Nel primo caso si tratta di mobbing verticale, detto anche military bossing dove per il comandante vige la mentalità del “divide et impera”. La seconda forma, invece, prende il nome di mobbing orizzontale. L’obiettivo finale che, nei due casi, il mobber vuole raggiungere è diverso: il comandante può essere mosso da intenti legati a rimarcare la propria posizione di superiorità e di potere, i commilitoni possono essere guidati da invidia od antipatia. Ad essere uguali sono invece le modalità che utilizzano e i risultati che arrivano ad ottenere nella vittima: demansionamento, abuso del potere disciplinare, sovraccarico di lavoro, ingiurie, dimissioni indotte, illecito licenziamento.

 

Oltre a questi aspetti nella vittima possono presentarsi malori (ad esempio ipertensione arteriosa di natura reattiva) che la costringono al riposo medico, oppure patologie e disturbi legati allo stress. Importante non confonderlo con il fenomeno conosciuto con il termine “nonnismo” che, invece, fa riferimento ad una serie di comportamenti prepotenti attuati da parte dei membri più anziani (anche detti “nonni”) i novizi. In questo caso si usa violenza fisica con azioni di superiorità, come insulti, scherzi, punizioni psicofisiche e atti di devastazione verso la vittima novizia. Nel mobbing, invece, non c’è fisicità, tutto è “architettato” con l’intento di distruggere psicologicamente la vittima.

 

Mobbing nell’esercito: la giustizia militare

I casi di mobbing che avvengono tra il personale militare vengono valutati dall’Autorità Giudiziaria Militare. Esiste, infatti, un vero e proprio ordinamento giudiziario militare che esercita la giurisdizione per i reati militari commessi da appartenenti alle Forze armate ed dai Corpi armati dello Stato ad ordinamento militare. Il Consiglio della Magistratura Militare risponde delle proprie azioni al Ministero della Difesa, proprio come la nostra Magistratura civile, che regola i reati civili, risponde al Ministero delle Giustizia. Le regole riguardanti il comportamento e la disciplina, in campo militare, sono ferree e dure ed è per questo che occorre non prendere alla leggera il fenomeno in modo da riconoscerlo ed esser certi che si tratti proprio di mobbing nell'esercito. Quando, infatti, qualcuno viene denunciato per un reato così grave, il provvedimento nei suoi confronti può costare molto caro sia in termini di carriera che di reputazione. È importante ricordare che è possibile far riferimento al numero verde presente sul sito dell’esercito per richiedere informazioni e consigli su come agire e cosa fare se si è militari vittime di mobbing.

 

Fonte immagine: RDECOM