L’adolescenza e i problemi derivanti dalle cattive amicizie

Gli adolescenti vivono un periodo turbolento che può sfociare in comportamenti devianti di gruppo. Uno stile genitoriale basato su un costante monitoraggio sembra essere l’arma migliore contro le amicizie pericolose

L’adolescenza e i problemi derivanti dalle cattive amicizie

Conoscere gli amici dei propri figli sembra essere una preoccupazione che interessa ogni genitore che non si ferma all’età dell’adolescenza e non conosce distinzioni sociali. Il principe Andrea fu convocato dalla madre, Regina Elisabetta II, preoccupata per le sue imbarazzanti frequentazioni. Giusto qualche tempo prima era stata resa nota una sua uscita in jet con un’amica coinvolta in un giro di prostituzione minorile. Qual è il ruolo di queste cattive amicizie?

 

Comportamenti antisociali: il ruolo della famiglia

Preadolescenza e adolescenza sono dei momenti chiave nello sviluppo dell’individuo, caratterizzati da cambiamenti tanto forti da rasentare la patologia. È quindi interessante riuscire a capire attraverso dei modelli teorici, cosa possa portare a una vera devianza e cosa salvi il ragazzo dall’adottare uno stile comportamentale antisociale.

Il Social Context Model di Patterson e colleghi cerca di considerare le più importanti fonti di influenza. La famiglia ovviamente si colloca al primo posto, sia per il tipo di relazione che sono state intessute nell’infanzia, sia per il modo in cui sta gestendo la transizione ad adulto. Nello specifico uno scarso monitoraggio del preadolescente e l’adozione di uno stile duro e a tratti autoritario con il bambino spianerebbe la strada per un comportamento aggressivo e poi antisociale da parte dei figli.

 

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Comportamenti antisociali: il ruolo dei pari

L’altro fattore chiave in questa fase è la vita sociale tra i pari; la scelta degli amici è fondamentale ed è influenzata anche da questa primaria dotazione comportamentale di stampo familiare.

Aggressività e disobbedienza portano a problemi scolastici e a un rifiuto da parte dei coetanei più ‘tranquilli’ e spingono i giovani problematici a stringersi tra di loro.

La frequentazione di pari devianti sfocia ovviamente in pratiche antisociali e delinquenziali che alla lunga possono sedimentarsi alla base del nuovo adulto in formazione. Il cattivo rapporto con i genitori abbassa anche il controllo delle frequentazioni dell’adolescente che viene sostanzialmente lasciato a se stesso.

 

L’assunzione di rischio nel gruppo dei pari

Il Social Context Model individua il fulcro del problema all’interno della famiglia, non per colpevolizzare i genitori, bensì per sottolineare che a questa età nonostante le continue rivendicazioni, i ragazzi non sono ancora indipendenti. Le cattive frequentazioni non vengono scelte sulla base di scarse capacità di ragionamento ("non sanno cosa stanno facendo"), ma in risposta a dei bisogni affettivi.

Secondo le ricerche neuropsicologiche l’assunzione di rischio da parte degli adolescenti è riconducibile a un controllo cognitivo e ad uno affettivo (Steinberg, 2008). Se il primo completa il proprio sviluppo tra i 14 e i 16 anni, i processi affettivi sono molto più lenti e sensibili durante l’adolescenza (potranno dirsi completi solo tra i 24 e i 26 anni).

Ciò rende i giovani molto arrendevoli alle gratificazioni immediate e al consenso dei pari anche se ottenute tramite comportamenti devianti. Il tutto viene acuito da uno stile genitoriale poco incline al monitoraggio che aumenta il coinvolgimento emotivo nei confronti dei pari.

 

Monitoring parentale

Il monitoraggio da parte dei genitori o monitoring, sembra quindi essere uno strumento che agisce a lungo raggio influendo anche sulle scelte amicali dei figli attraverso:

  • Controllo diretto (istruzioni, regole, punizioni disciplinari);
  • Forme di conoscenza indiretta (osservazione del comportamento dei figli o domande a chi è informato sulle attività degli adolescenti).

 

Il gruppo dei pari e la sua funzione nell'adolescenza