La PNEI: il network dei sistemi biologici

Psiconeuroendocrinoimmunologia: realtà o fantascienza? La psiconeuroendocrinoimmunologia è più conosciuta come PNEI ed è una disciplina che studia le correlazioni reciproche che intercorrono tra psiche e sistemi biologici inseriti in un dato ambiente. La PNEI nasce in seguito agli studi sullo stress: ma come si sviluppa? E che visione dà dell'essere umano? E che ruolo ha la vita intrauterina? Possiamo trovare dei parallelismi con la visione dell'uomo di Wilhelm Reich e dei post-reichiani?

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Psiconeuroendocrinoimmunologia: non è una parolaccia, non è un virus del futuro e nemmeno un antidoto contro i mali del secolo. E allora? La psiconeuroendocrinoimmunologia è la parola più lunga della lingua italiana, ma oltre questo è tanto altro di più. Più facilmente conosciuta come PNEI, al contrario di quanto si creda non è una disciplina nata oggi, ma i suoi albori sono riconducibili agli anni '30. La PNEI è quella disciplina che studia le relazioni esistenti tra la psiche e i sistemi biologici, in particolare studia le correlazioni bidirezionali che intercorrono tra psiche, sistema nervoso, sistema endocrino e sistema immunitario: praticamente, come un network, cerca di riunire ciò che Cartesio separò, la mente e il corpo. Ma che significa tutto questo? E che vuol dire bidirezionali? E la PNEI? Come nasce? Vediamo un po' se riusciamo a chiarirci meglio le idee.

 

PNEI: da dove nasce

La PNEI nasce negli anni '30: il papà, Hans Selye, si mise a studiare gli effetti che lo stress ha su un sistema vivente. Selye arrivò a dimostrare una cosa importantissima, ovvero che lo stress può essere attivato da fattori fisici, infettivi, psichici e che, indipendentemente dal tipo di agente stressante, e noi oggi ne abbiamo a disposizione una gran quantità, si attiva una reazione neuroendocrina e neurovegetativa che libera ormoni e neurotrasmettitori all'interno dell'organismo.  Da allora, le ricerche cominciano a rimbalzare da un  lato all'altro del globo come una pallina da ping-pong, fino ad arrivare agli studi non molto lontani sulla neurobiologia delle emozioni e alle scoperte delle funzioni dei neuropeptidi, ovvero di quelle molecole in grado di connettere i sistemi considerati dalla PNEI: psiche, sistema immunitario, sistema endocrino e sistema nervoso.

 

PNEI: finalmente l'unità funzionale

La PNEI sta dando, attraverso i suoi studi, a quella che Wilhelm Reich definì unità funzionale mente-corpo. La PNEI, infatti, dimostra che ogni organismo tende all'omeostasi e che le emozioni, cariche di neurotrasmettitori, scivolano nella nostra anima così come nel nostro corpo, influenzando il funzionamento del nostro organismo, i sistemi di cui si compone, il giusto funzionamento dei nostri organi e la nostra capacità di rispondere agli stimoli ambientali. Non possiamo più parlare, quindi, di un'organizzazione gerarchica all'interno del nostro organismo: la PNEI sta aiutando la scienza a riappropriarsi di una saggezza che da sempre accompagna l'oriente e le discipline olistiche, ovvero che l'uomo è uno. La PNEI sta eliminando i primati: così come il pensiero e le emozioni influenzano il corpo, anche il corpo influenza le emozioni e il pensiero. Ogni cellula del nostro corpo racchiude in sé l'interezza dell'essere umano e forse, attraverso gli studi della PNEI, si potrà dare, finalmente, un supporto scientifico a quella che viene definita memoria cellulare.

 

PNEI: uomo, ambiente e vita intrauterina

La PNEI sta dando una validazione scientifica a quella che da sempre è la visione olistica dell'uomo nelle discipline orientali o a quella che Reich definiva unità funzionale. La PNEI, ancora, sta correlando su più livelli l'influenza reciproca tra essere umano e ambiente, dimostrando quanto lo stress, la competizione e l'aggressività prodotta dai ritmi serrati del nostro tempo, influenzano negativamente la salute dell'uomo, aumentando i rischi di patologie cardiovascolari. La PNEI, inoltre, sta portando avanti ricerche sull'influenza dell'ambiente sullo sviluppo prenatale: praticamente si sta dimostrando quello che la terapia post-reichiana dice da sempre, ovvero che esistono dei segni incisi, come li definisce Gino Ferri, psichiatra e analista Reichiano, che si imprimono nell'individuo e che possono fare da terreno fertile allo sviluppo di patologie, siano esse psichiche o somatiche.

La PNEI è una disciplina interessante che, per quanto variopinto è l'essere umano, forse non arriverà mai alla fine della ricerca. Ma la ricchezza che sta dando alle discipline che si occupano della cura dell'uomo è davvero notevole. La strada è lunga, ma la visione di un essere umano sempre più "unico" è sempre più nel pensiero di tutti.

 

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