Dimissioni del papa: fra il sacro e l'umano

Le dimissioni di Papa Benedetto XVI hanno rappresentato un evento di portata enorme e fin'ora inedito nella storia della Chiesa moderna. Al di là dei fattori politico-sociali, questo gesto ha assunto implicazioni complesse per la religiosità e la spiritualità moderne. Sembra in qualche modo che la desacralizzazione e l’umanizzazione di una figura come quella del pontefice abbia rivitalizzato un culto e una devozione capaci di rinnovare la credibilità e la spiritualità della Chiesa attirando intorno a sé e alle sue figure molto più clamore e attenzione da parte dei fedeli.

Dimissioni del papa: fra il sacro e l'umano

"Dio è morto, Marx è morto e anch'io non mi sento tanto bene" recitava proverbialmente Woody Allen ironizzando sul progressivo crollo moderno e postmoderno delle Istituzioni e delle Ideologie politiche e religiose che in passato avevano da sempre guidato il pensiero, il sentire, le scelte e la visione del mondo dell'uomo occidentale.

 

L’uomo moderno fra sacro e profano

L'uomo-individuo figlio della modernità guarda a valori individualisti e laici simpatizzando per il fascino esotico di alcune religioni orientali e guardando con sempre più irriverente e disincantato distacco alla Chiesa, alla Politica, alla Famiglia o al Matrimonio. Sembra un fenomeno tutto dei nostri tempi quindi quello delle dimissioni di papa Benedetto XVI, non da tutti amato e non di rado criticato che tuttavia, abdicando al sacro per l'umano, sembrerebbe aver paradossalmente rivitalizzato devozione, unione e speranze dei tanti fedeli accorsi negli ultimi giorni del suo pontificato.

 

Jung e la spiritualità moderna

Era solo il periodo ancora a cavallo fra la prima e la seconda metà del '900 eppure già all'epoca Carl Gustav Jung (Jung, C.G., Gli archetipi dell’inconscio collettivo, 1934/1954, trad. it., Boringhieri, Torino, 1977) faceva un'analisi della psicologia e della spiritualità dell'uomo moderno che stupisce per la sua attualità; uomo moderno che in quanto tale sembrerebbe non riconoscersi più nei simboli e nei riti tradizionali cristiani perché preso da valori individualisti che se da un lato gli consentono di operare, per sé e la propria autorealizzazione, scelte prima impensabili, dall'altro lo allontanano dalle radici collettive della propria spiritualità salvo cercare surrogati “esotici” che non gli appartengono realmente. Ebbene le dimissioni di un papa, che ammette i propri umani limiti di fronte a quello che dovrebbe essere un ufficio chiamato a svolgere in rappresentanza divina possono ancora stupire il disincantato uomo postmoderno di Woody Allen.

 

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Riti e miti religiosi e inconscio collettivo

Ci ricordava Jung, e non solo lui, come le religioni abbiano da sempre assolto l'importante funzione psicologica di instradare la ricerca spirituale dell'uomo connettendolo sì al trascendente, ma con esso alla matrice sovrapersonale e sovraindividuale della sua stessa natura umana. Tutti i miti religiosi antichi e moderni rimandano, come aveva scoperto Jung col concetto di Inconscio Collettivo, agli stessi temi fondamentali e universali intorno ai quali tutti gli uomini strutturano le attese e le idee sulla loro concezione del mondo. L'uomo può trovarvi conforto a patto di rintracciare un ponte, qualcosa di comune fra sé e il dio: se gli dèi greci vivevano gli stessi vizi e virtù dei mortali che a loro offrivano sacrifici, lo stesso Gesù Cristo fu tale proprio per essersi fatto uomo fra gli uomini e mortale fra i mortali. Le dimissioni di un papa che, nel rispetto del sacro, ha avuto l'inedito coraggio di riconoscere l'umano prima di tutto in sé stesso hanno forse gettato un ponte molto più forte fra sé e i fedeli di quanto potesse fare la più strenua austerità.