La comunicazione efficace comincia con il saper ascoltare

La comunicazione è una faccenda a due, e la funzione di colui che riceve il messaggio non è meno importante di quella di colui che lo invia. I dodici comandamenti dell’ascolto efficace secondo J. Samuel Bois, semiologo canadese

La comunicazione efficace comincia con il saper ascoltare

La comunicazione efficace è un processo dinamico e basato sulla reciprocità, dove la qualità dell’ascolto conta almeno quanto quella della trasmissione del messaggio. Nel suo The Art of Awareness, il semiologo canadese J. Samuel Bois riassume in dodici punti quali comportamenti contraddistinguono chi sa ascoltare con attenzione.


Un ascoltatore efficace:

1) Ascolta per capire cosa si vuol dire, non per essere pronto a replicare, contraddire o rifiutare. Questo è estremamente importante come atteggiamento generale.

 

2) Sa che ciò che viene detto dall'altro contiene qualcosa di più del significato delle parole che si trova nel dizionario che egli adopera. Vi è in più, tra le altre cose, il tono della voce, l'espressione del volto e il comportamento generale di colui che parla.

 

3) Mentre osserva tutto questo, sta attento a non interpretarlo troppo rapidamente. Cerca la chiave di ciò che l'altra persona sta cercando di dire, mettendosi (meglio che può) nei suoi panni, guardando il mondo nel modo in cui colui che parla lo vede, accettando i suoi sentimenti come fatti di cui si deve tener conto - sia che egli, l'ascoltatore, li condivida o no.

 

4) Mette da parte tutte le sue opinioni e i suoi punti di vista per tutto il tempo che ascolta. Sa bene che non può ascoltare se stesso e allo stesso tempo ascoltare dal di fuori colui che parla. Fa attenzione a non «ingolfare» il suo apparato ricevente.

 

5) Controlla la sua impazienza in quanto sa che l'ascoltare è più rapido del parlare. La persona media pronuncia circa 125 parole al minuto, ma essa ne può ascoltare circa 400 al minuto. L'ascoltatore efficace non corre avanti a colui che parla, gli dà il tempo di raccontare la sua storia. Ciò che colui che parla dirà successivamente può essere una cosa che colui che ascolta non si aspettava di sentir dire.

 

6) Non prepara la sua risposta mentre ascolta. Vuole capire l'intero messaggio prima di decidere che cosa dire quando sarà il suo turno. L'ultima frase di colui che parla potrà dare, infatti, una nuova direzione a quanto aveva detto prima.

 

7) Mostra interesse e sta all'erta. Questo atteggiamento stimola colui che parla e aumenta la sua prestazione.

 

8) Non interrompe. Quando fa delle domande è per assicurarsi più informazioni, non per intrappolare colui che parla o chiuderlo in un angolo.

 

9) Si aspetta che il linguaggio di colui che parla sarà diverso dal linguaggio che lui userebbe per dire lo stesse cose. Non cavilla sulle parole, ma cerca di arrivare a quello che significano.

 

10) Il suo scopo è opposto a quello dell'oratore. Egli cerca aree di accordo, non punti deboli da attaccare far saltare con l'artiglieria delle controargomentazioni

 

11) In una conferenza, egli ascolta tutti i particolari, non soltanto quelli che sono a favore delle sue tesi

 

12) In una discussione particolarmente difficile, egli può prima di rispondere, riassumere ciò che egli pensa che il suo rivale abbia voluto dire. Se la sua interpretazione non è accettata, chiarisce i punti contestati prima di tentare di esporre le sue tesi.

 

[L’estratto completo delle pagine dedicate all’ascolto attivo nel testo di J. Samuel Bois The Art of Awareness, Wm. C. Brown Company Publisher, Dubuque (Iowa),  traduzione Cristina Brogi]

 

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