Psicologia della memoria: imparare a pensare

Nel lavoro, nello studio o nelle relazioni sociali sono innumerevoli le occasioni in cui sentiamo di doverci appellare alle nostre facoltà mnemoniche. Tuttavia non sempre , come si suol dire, “la memoria ci assiste” piantandoci in asso magari proprio nei momenti di maggior bisogno! La moderna psicologia della memoria evidenzia però come essa non sia un serbatoio passivo di informazioni, ma un processo attivo di cui possiamo imparare a fare un uso strategico e intelligente

Psicologia della memoria: imparare a pensare

Nel film Limitless Eddie, uno scrittore in crisi, cambia la sua vita grazie a una pillola prodigiosa che amplifica in maniera abnorme le sue capacità mnemoniche così che egli è in grado di richiamare alla mente e utilizzare efficacemente qualunque tipo di informazione con cui sia entrato in contatto anche solo fugacemente nell’arco della sua vita…

Semplicemente fantascienza? La psicologia della memoria lo conferma.

 

Psicologia della memoria e selezione delle informazioni

Sembrerebbe invidiabile una memoria come quella di Eddie… In realtà se fossimo realmente in grado di richiamare alla mente qualunque tipo di informazione anche la più fuggevole questo si rivelerebbe un grosso ostacolo invece che una risorsa per le nostre capacità di apprendimento e di pensiero.

Pensiamo alla lettura di un testo: ricorderemmo non solo ogni parola, ma anche tutte le differenti lettere in esso stampate, ognuna con la sua posizione e la differente illuminazione che la colpisce, ma probabilmente non saremmo minimamente in grado di comprendere concettualmente ciò che il testo stesso vuol dire!

L’apprendimento di conoscenze e l’adattamento alla realtà avvengono piuttosto grazie a processi di selezione delle informazioni disponibili, organizzate, catalogate e gerarchizzate secondo un senso e una coerenza rispetto a quello che già sappiamo di noi stessi e del mondo.

 

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Psicologia della memoria e organizzazione delle informazioni

Avere una buona o una cattiva memoria non significa essere capaci di ricordare più informazioni, ma classificarle e ordinarle perché possano essere prontamente richiamate alla mente al momento opportuno.

È per questo che, il funzionamento della nostra memoria, e quindi la capacità di trattenere  e richiamare le informazioni, non è mai completamente indipendente dalla nostra capacità di pensare o capire.

Essa costituisce un processo attivo, che interviene a dare significato e continuità alla nostra esperienza e consentire il nostro adattamento alla realtà.

 

Psicologia della memoria e metamemoria

La moderna psicologia cognitiva indica proprio col termine metamemoria il grado di conoscenza e consapevolezza che ciascuno di noi ha riguardo al funzionamento della propria memoria, alle caratteristiche del contesto in cui la impieghiamo e alle strategie disponibili per ottimizzare il suo rendimento.

Le migliori strategie di memoria sono quelle che adottiamo consapevolmente per costruire un nostro “ordine mentale” nell’organizzare il materiale da ricordare secondo i nostri obiettivi e motivazioni. Che si adotti un casellario mentale, la mnemotecnica dei loci o una mappa mentale, non è la strategia in sé a “migliorare la memoria”, quanto la sua efficacia ad organizzare attenzione, percezione e pensiero verso ciò che realmente ci interessa ricordare; per la lista della spesa possiamo star tranquilli che il vecchio taccuino è sempre il metodo migliore!

 

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