"Il futuro? Innovazione, creatività e… coaching"

La crescita personale è un settore che può rappresentare un antidoto alla crisi. I coach della Penisola si sono incontrati a Milano per proporre nuove soluzioni sui temi della famiglia, della scuola, dello sport e dell'attività d'impresa

"Il futuro? Innovazione, creatività e… coaching"

Tavole rotonde, networking cocktails, seminari e coaching tables con ospiti speciali. La fiera del coaching, che si è svolta a Milano lo scorso 12 e 13 giugno, è stata un’occasione per conoscere meglio una professione di crescente successo anche nel nostro Paese. E che potrebbe rappresentare un buon rimedio alla crisi.

A rispondere alle nostre domande è Giuliana Rubano. Psicologa e life & corporate coach, ha partecipato all’evento milanese organizzato da AICP, l’Associazione italiana coach professionisti di cui è cofondatrice.

 

“Dal declino al successo, le potenzialità in Italia”: perché questo titolo per una fiera sul coaching?

La crisi che sta attraversando il nostro Paese parte dall’economia e passa per le istituzioni, le organizzazioni e la famiglia. Noi coach professionisti proponiamo il coaching come metodo per sviluppare le potenzialità che l’Italia possiede per costruire un futuro basato su innovazione e creatività.

 

Qual è stata la risposta del pubblico?

I clienti e le loro esperienze sono stati i veri protagonisti della fiera. Interessanti sono state soprattutto le testimonianze di alcuni imprenditori che, nel momento di maggiore crisi economica, hanno deciso di investire su percorsi individuali di coaching. La loro crescita ha permesso alla loro azienda di uscire dalla crisi, motivando e valorizzando le qualità dei lavoratori.

 

Quali tipi di coaching stanno riscuotendo maggiore successo?

Durante la fiera c’è stata un’attenta partecipazione ai temi della famiglia, della scuola, dello sport e dell’attività d’impresa, sia nelle PMI che nelle grandi aziende. Questo dimostra come il coaching stia riscuotendo successo anche al di fuori dell’ambito aziendale.

 

Quali sono le caratteristiche di un buon coach?

Apertura mentale, empatia, assenza di pregiudizio, entusiasmo, dedizione, continuo accrescimento del proprio livello culturale. Un bravo coach deve soprattutto prendersi cura di sé e perseguire gli obiettivi che ritiene più importanti. Tutto questo seguendo un modello di comportamento che sia coerente con il proprio sistema di valori.

 

A chi consiglieresti di diventare coach?

A chiunque è appassionato dell’unicità delle persone e capisce l’importanza di valorizzare ogni aspetto che ci distingue dagli altri. Proprio questa differenza può diventare un valore aggiunto.

 

Come ci si può allenare alla professione?

Affiancare alla scuola un percorso formativo individuale seguito da un coach professionista è importante. In questo caso, una serie di incontri di career coaching supportano la persona nelle scelte di orientamento professionale e formativo. Letture? Consiglierei Il life coaching di Luca Stanchieri, I percorsi del coaching creativo (ed. Franco Angeli), e la rivista online Coachmag.

 

Qual è stato il tuo percorso di avvicinamento al coaching?

Dopo la laurea in psicologia clinica e di comunità ho frequentato un corso in gestione e sviluppo delle risorse umane. Poi è seguito un periodo di approfondimento con seminari e letture specifiche, e l’iscrizione alla Silc (Scuola di life & corporate coaching) di Roma.

 

Quali strumenti della psicologia ritieni siano utili nel lavoro di coaching?

Più che di strumenti, possiamo parlare di contributo della psicologia verso il coaching: verifica scientifica, chiarificazione del modello teorico, elaborazione di strumenti. In particolare si può citare il coaching umanistico, una disciplina che si fonda sulla tradizione filosofica umanista e sulle acquisizioni che la psicologia positiva di carattere sperimentale ha acquisito, studiando modelli di eccellenza e di auto-realizzazione. Secondo lo psicologo Abraham Maslow, il presupposto teorico principale del coaching non sono le nevrosi o le psicosi, ma le persone sane. Quelle cioè che tendono verso lo sviluppo, l'accrescimento di sé e l’autorealizzazione.

 

A quali settori si può estendere in futuro l’attività del coaching?

Ad esempio verso il diet coaching, un metodo di cui mi sto occupando da un po’ di tempo. Allenandosi a cambiare le abitudini alimentari e lo stile di vita, la persona riesce a sviluppare la motivazione e l’autostima utili a superare gli ostacoli che si incontrano nel corso di una dieta. Il cliente impara a prendersi cura di sé, facendo leva sulle sue potenzialità. E può finalmente perdere peso e mantenere i risultati nel tempo.


[Vai alla scheda attività di Giuliana Rubano, psicologa e life&corporate coach]

Immagine I Da mt.educarchile.cl