Fame fisica e fame emotiva: come distinguerle?

Fame fisica e fame emotiva: non sempre è facile distinguerle se l’urgenza di sedare stress e emozioni negative prende il sopravvento alterando una corretta percezione dei nostri segnali fisici di fame e sazietà.

Fame fisica e fame emotiva: come distinguerle?

Torniamo a casa la sera stanchi e stressati dalla giornata appena trascorsa, senza magari nemmeno aver avuto il tempo di pranzare e buttiamo in pentola tutto quello che abbiamo nella dispensa convinti di meritarci finalmente una gratificazione!

Oppure è tutto il pomeriggio che siamo sui libri o al pc, cerchiamo di studiare o di chiudere un lavoro, non riusciamo a concentrarci, ci sentiamo annoiati e, quasi senza accorgercene, andiamo avanti e indietro verso il frigorifero. Abbiamo una gran fame! ...o forse no?

Distinguere fame fisica e fame emotiva non è semplice: occorre imparare a riconoscere i segnali che il nostro corpo e la nostra psiche ci mandano.

 

Cos’è la fame fisica…

Che differenze ci sono tra fame fisica e fame emotiva? Iniziamo dalla prima.

La fame fisica, la fame propriamente detta, è un segnale che il nostro corpo ci invia, durante l’arco della giornata, quando le sue riserve di energia si stanno esaurendo.

Non si tratta in realtà di una sensazione univoca, ma di un insieme di segnali fisiologici: lo stomaco “brontola”, si contrae (il così detto “buco allo stomaco”), le nostre energie calano, forse, se siamo a digiuno da troppe ore, avvertiamo mal di testa o un lieve capogiro.

Oltre a questo, avvertiamo un bisogno di mangiare generalizzato, non polarizzato su una tipologia di alimento esclusivo e, cosa ancora più importante, questo bisogno (almeno nelle nostre ipermoderne società industriali dove nessuno di noi è ridotto a stati di denutrizione) non ha carattere di urgenza, ma è procrastinabile concedendoci tutto il tempo per scegliere e preparare cosa mangiare.

 

…e cos’è invece la fame emotiva

Quando avvertiamo un impulso a mangiare che è riconducibile ad una fame emotiva le cose possono cambiare di molto e possiamo sentirci spinti a consumare cibi calorici o in grande quantità – i così detti comfort foods – anche in assenza di una fame fisica o in misura comunque sproporzionata ai nostri reali bisogni fisiologici.

La fame emotiva è infatti un impulso che proviene dalla nostra “testa” e non dal nostro corpo che ci spinge a mangiare per “distrarci” da stati emotivi disturbanti o intollerabili (ansia, noia, solitudine, rabbia eccetera).

 

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Come riconosciamo la fame emotiva?

Anzitutto l’impulso a mangiare si manifesta “in barba” ai segnali che il nostro stomaco ci manda: anche se siamo sazi o abbiamo mangiato da poco tempo, la fame emotiva non sente ragioni e quindi possiamo avvertire un avvertire un irrefrenabile impulso a mangiare a prescindere da nostro stato di pienezza o di digiuno fisico.

Seconda caratteristica: la fame emotiva spesso non ci lascia tempo, poiché viene percepita più come un’urgenza assoluta rendendo difficilmente tollerabile una qualunque forma di procrastinazione.

Detto in altri termini: se è ora di pranzo ed è la fame fisica a spingerci a mangiare ci concederemo tutto il tempo di cucinarci un buon piatto di pasta; se siamo preda di un attacco di fame emotiva probabilmente arrafferemo il primo pacco di biscotti che troviamo subito a nostra disposizione.

 

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I comfort foods e i sensi di colpa

Altra differenza importate riguarda il tipo di cibi: se siamo preda della fame emotiva difficilmente desidereremo cibi sani o bilanciati da un reale punto di vista nutrizionale, sono i comfort foods, i cibi calorici, dolci e pronti da consumare che desideriamo con più urgenza, quelle categorie di alimenti che per le loro proprietà organolettiche (ricchi di zuccheri raffinati ad esempio) e i significati affettivi che rivestono per noi (se sono ad esempio cibi della nostra infanzia) risultano avere un più alto potere di “conforto”.

Se siamo vittime della fame emotiva, inoltre, tendiamo a mangiare in maniera quasi automatica, inconsapevole, e, senza quasi rendercene conto, abbiamo finito l’intero pacco di biscotti!

In disturbi psicopatologici come il Binge Eating Disorder, gli attacchi di fame possono verificarsi in maniera totalmente incontrollata e la persona può arrivare a sperimentare veri e propri episodi dissociativi o di de realizzazione durante le abbuffate.

Ultima considerazione, ma non per importanza, seguire la fame emotiva non ci lascia un senso di benessere e di appagamento, come dopo aver soddisfatto la fame fisica, ma, più spesso, insoddisfazione, senso di colpa e vergogna che acuiscono il nostro stato di stress e di malessere.

Queste sensazioni possono, paradossalmente, spingerci nuovamente a mangiare in un circolo vizioso che può ripetersi e auto mantenersi perché, passato il sollievo momentaneo che il mangiare ci ha provocato, le nostre tensioni si amplificano.

 

Ascoltare i segnali fisici di fame e sazietà

Naturalmente le cose nella pratica non sono così semplici, ognuno di noi ha un suo personale stile alimentare che riflette la sua relazione col cibo e l’alimentazione, rapporto che può essere più ampiamente spostato verso la fame fisica o verso la fame emotiva a seconda di quanto riusciamo a gestire le emozioni o di quanto invece utilizziamo il cibo come fonte sostitutiva di conforto.

Spesso non è facile distinguere nettamente fame fisica e fame emotiva perché le due sensazioni possono in parte sovrapporsi o perché, se utilizziamo abitualmente il cibo come mezzo di conforto affettivo, l’alimentazione disordinata che ne consegue può averci fatto perdere la connessione col nostro corpo e con la capacità di riconoscere e ascoltare i segnali fisici di fame e sazietà.

Per combattere la fame nervosa occorre reimparare ad ascoltare i segnali che il nostro corpo ci manda ma non solo: l’urgenza della fame emotiva può essere allontanata solo se impariamo a riconoscere le emozioni del momento e ad attuare altre strategie per attenuarle e gestirle.

 

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