Gelosia tra fratelli: un sentimento "utile" allo sviluppo del bambino

Provare gelosia al momento della nascita di un fratellino è un fenomeno naturale e inevitabile che va pian piano superato e che permette al bambino di crescere, arricchire il proprio mondo interiore e di cominciare a modellare il futuro scambio sociale

Gelosia tra fratelli: un sentimento "utile" allo sviluppo del bambino

La relazione fraterna

Il rapporto tra fratelli piccoli è spesso un rapporto conflittuale, caratterizzato da sentimenti contrastanti, una sorta di odio-amore che li tiene uniti e allo stesso tempo li allontana. Un tipo di relazione così connotata non va assolutamente vista come negativa, anzi. Secondo gli studiosi, infatti, grazie ad esso si raggiunge una maturità affettiva che, successivamente, influenzerà il modo di relazionarsi all’interno di un rapporto di coppia, con gli amici o con i colleghi. È una vera e propria “palestra dove i figli possono imparare a gestire le ambiguità delle relazioni, sviluppando le abilità affettive che caratterizzeranno in seguito tutti i rapporti sociali(Osvaldo Poli, psicologo e psicoterapeuta).

 

Come e quando nasce la gelosia tra fratelli

Un sentimento “tipico” del rapporto fraterno è quello della gelosia, spesso sperimentato dal primo figlio, che vede all’improvviso diminuire l’affetto e le cure nei suoi confronti da parte dei genitori. Il bambino rifiuta, infatti, di perdere l’esclusività di cui godeva nel rapporto coi genitori prima della nascita del fratellino. Anche in questo caso, non si deve cercare di reprimere questo sentimento che è del tutto naturale, ma è importante affrontarlo nel migliore dei modi, in quanto rappresenta uno step importante per lo sviluppo del bambino. Diversi autori hanno tentato di identificare l’età in cui si sperimenta questo sentimento; “Freud, ad esempio, sosteneva che esso si può osservare più facilmente dai 2 anni e mezzo o fra i 4 e i 5 anni. Winnicott, invece, ne indicava uno sviluppo più precoce, ovvero già a partire dai 15 mesi, periodo in cui il bambino è già abbastanza maturo per rendersi conto che c’è un rivale nel rapporto con la mamma”.

 

Comunque, a partire dai due anni, tutte le sensazioni sono sperimentate dal bambino in maniera più diretta e intensa, senza molto controllo; è, dunque, in questa fase di vita che la gelosia inizia a farsi più evidente. In effetti, il bambino sembra trovarsi in una posizione “ambigua”: da una parte comincia a sperimentare la separazione dalle due figure di accudimento principali, la sua individualità, anche se non sa esattamente come gestirla; dall’altra, però, ha ancora estremo bisogno di sentirsi “piccolo e protetto” (Raffaella Scalisi, “La gelosia tra fratelli. Come aiutare i nostri figli ad accettare il nuovo arrivato”, 1995).

 

Manifestazioni di gelosia

Tante sono le modalità di espressione della gelosia. Raffaella Scalisi, nel suo libro citato sopra, ne individua ventiquattro. Tra queste le cosiddette “aggressioni mascherate” verso il fratellino o verso la mamma, alla quale spesso può rimproverare il fatto di avergli recato disagio con la nascita del nuovo arrivato oppure può mostrarle indifferenza, non rivolgendole la parola.

 

Gli studiosi evidenziano anche dei comportamenti “regressivi”, il bambino tende, cioè, ad imitare gli atteggiamenti del fratello più piccolo, facendo pipì a letto, pretendendo il biberon; al contrario, può mettere in atto comportamenti “da adulto”, andando subito a rimproverare il fratellino se fa qualcosa di sbagliato o “sottolineando in ogni momento le sue incapacità”. Come sottolinea Osvaldo Poli, “il primogenito può mettere in atto anche comportamenti opposti, cioè troppo premurosi che servono a coprire e a controllare i sentimenti aggressivi, i veri impulsi che il bambino sente, molto più difficili da gestire”.

 

Suggerimenti per i genitori

Come ripetuto più volte, la gelosia sperimentata a quest’età non va soffocata dai genitori, al contrario va fatta esprimere, ricordando sempre al bambino che l’amore per lui non è affatto diminuito, che i loro genitori continuano a volergli bene e allo stesso tempo ne vogliono al fratellino. Diversi studiosi hanno evidenziato che se la gelosia nata durante l’infanzia non viene espressa liberamente, ma bloccata, quasi sicuramente emergerà in età adulta, in maniera ossessiva e patologica.

 

Dunque, un consiglio utile per il genitore è sicuramente accettare i sentimenti del bambino e aiutarlo a manifestarli, senza “lasciarsi condizionare dalle ingiuste pretese dettate dalla gelosia, come abbracciare il fratello più piccolo solo di nascosto o evitare di mostrarsi contento per le sue conquiste, temendo una reazione negativa da parte del più grande” (Osvaldo Poli). L’accettazione da parte dei genitori deve avvenire anche per i comportamenti tipici, in particolare quelli regressivi, facendo capire al figlio più grande che ci sono tanti altri modi per richiamare la loro attenzione o per rimanere in contatto con loro.

 

Infine, i genitori possono cercare in qualche modo di “dividersi i figli”, gratificandoli e sostenendoli individualmente: ad esempio il papà si occupa di far addormentare il piccolo e la mamma gioca con il più grande o viceversa. Dunque, è importante “trattare alla pari” i propri figli, ricoprirli delle stesse attenzioni quando fanno delle scoperte o raggiungono i loro piccoli traguardi e non concentrare le proprie risorse solo sull’ultimo arrivato. Un comportamento opposto, in cui ci si complimenta eccessivamente con il bambino più piccolo mentre si trascura l’altro, potrebbe comportare delle vere e proprie ferite psicologiche nel bambino più grande che si possono presentare in età adulta in maniera anche patologica.