Ed Tronick: il paradigma still face

Ed Tronick, ricercatore, esponente dell’Infant Research, studioso delle interazioni face to face e inventore del paradigma still face, è stato a Roma in occasione dell’ultimo convegno dell’AIPC. Ma cosa intende studiare Tronick utilizzando il paradigma still face? E la depressione materna si può equiparare ad uno still face non sperimentale ma reale? Conosciamo insieme il pensiero di Ed Tronick partendo dall’inizio

Ed Tronick: il paradigma still face

Edward Tronick, per gli amici Ed, è un signore molto famoso nell'ambito della ricerca sulla regolazione emotiva. Ed Tronick, nonostante l'aspetto gioviale e il volto simpatico, è uno dei massimi esponenti dell'Infant Research e negli anni ‘70 mise a punto il paradigma sperimentale dello still face. Da poco, direttamente da Boston, è venuto a Roma in occasione del Congresso dell'AIPC, l'Associazione Italiana per la Psicoterapia Corporea, dove ha presentato una lunga esposizione del suo modello. Ma come nasce in Ed Tronick questo modello di ricerca e cosa vuole dimostrare attraverso l'utilizzo dello still face? Vediamo come si sviluppa il suo modello e come possono risultare utili le sue considerazioni in ambito clinico.

 

Ed Tronick: il face to face

Ed Tronick, dicevamo, è un ricercatore che ha dedicato gran parte della sua vita allo studio dell'interazione madre-bambino. Già negli anni '70 Tronick cominciò a studiare le interazioni face to face: con l'ausilio di una videocamera, riprendeva ed analizzava i vari momenti dell'interazione, cercando di cogliere non solo la comunicazione verbale, ma anche tutto il sottinteso che attraverso il gioco, il non detto, la gestualità, poteva venir fuori. Ed Tronick voleva comprendere, attraverso la procedura face to face, il funzionamento dello sviluppo della personalità umana. Si rese conto ben presto che la comunicazione non avviene a senso unico, anche quando il piccolo è un neonato: lo scambio avviene sempre, il neonato è attivo durante le interazioni ed è co-responsabile del tono affettivo della comunicazione. La regolazione emotiva è un processo intersoggettivo, dice oggi Ed Tronick.

 

Ed Tronick: lo still face

Dopo circa vent'anni di studi utilizzando il face to face, Ed Tronick mette a punto un ulteriore strumento di ricerca: lo still face. La procedura consiste nel filmare una normale interazione madre-bambino in cui una madre partecipe cognitivamente e affettivamente gioca con il suo bambino. Ma cosa accade se improvvisamente la madre "sparisce" affettivamente? Cosa succede se il suo volto rimane improvvisamente immobile, impassibile ed inespressivo interrompendo, così, la comunicazione con il piccolo? Ed Tronick lo vuole scoprire, chiedendo alla madre di interrompere la comunicazione in questo modo, immobilizzando il volto per qualche minuto. L'obiettivo della ricerca è quello di comprendere se e cosa un bambino mette in atto per riconquistare lo sguardo della madre, per riprendersi la madre e lo scambio emotivo che fino a qualche minuto prima aveva avuto con lei e quali processi affettivi spianano la strada verso lo sviluppo di un tipo di personalità piuttosto che un altro.

 

Ed Tronick: il misunderstanding

Cosa accade quando viene utilizzato lo still face? Come si comporta un bambino? Ed Tronick all'ultimo convegno dell'AIPC ha mostrato video  molto interessanti sul paradigma still face. Quando un piccolo si ritrova improvvisamente con una mamma immobile e impassibile, mette innanzitutto in atto meccanismi di auto consolazione che, non sufficienti a compensare la frustrazione, vengono seguiti immediatamente da tentativi di recuperarsi la madre. Il bambino cerca di ritornare lì dove la relazione si è interrotta, cerca di riparare il misunderstanding, l’incomprensione nella comunicazione, cerca di riparare il fallimento nella relazione della diade. Ed Tronick dice, infatti, che non è il misunderstanding, l’incomprensione, la frustrazione, le esperienze di rifiuto a dare una connotazione psicopatologica alla personalità umana, quanto l’impossibilità di aver potuto riparare i fallimenti comunicativi: quando il sé del bambino riesce a riparare la relazione, allora riesce anche ad investire in questa, ma quando la riparazione del misunderstanding non avviene, il rischio è un ritiro profondo del sé, un ritiro autistico in meccanismi auto consolatori.

 

Pensiamo, per esempio, ai bimbi, o anche a noi stessi se ne abbiamo avuto esperienza, che hanno avuto accanto mamme depresse: non impiegano una vita a tentare di recuperare il loro sguardo finché, stanchi, non posano le armi e si ritirano nella parte più profonda del loro animo? Però dobbiamo dire una cosa: Ed Tronick parla di diade madre-bambino, ma si dimentica, forse, che esiste un padre, come ha detto Francesco Dragotto, psicologo reichiano e presidente Seor-Aipef. Esiste un padre ed esiste una funzione paterna che può aiutare, quando viene attivata, a cambiare le carte in tavole. Ma questa è un’altra storia!

(22 febbraio 2012)

 

Fonte immagine: photl.com