La sfida della neomamma: dal Baby Blues ad una sana imperfezione

Per diventare mamma non c’è scuola e non esistono regole per ottenere figli perfetti

La sfida della neomamma: dal Baby Blues ad una sana imperfezione

Le immagini tipiche di una neomamma ritraggono donne emozionate, felici e sicure mentre abbracciano un tenero pargoletto che sorride. Nella realtà il coronamento della dolce attesa non porta sempre a una situazione tanto idilliaca.

La puerpera è stanca, stravolta e spesso è convinta di essere l’unica madre sbagliata al mondo. Queste iniziali alterazioni dell’umore che seguono il parto sono chiamate Baby Blues.


Il Baby Blues

Il Baby Blues è un disturbo molto comune, una lieve forma di malinconia (che non va confusa con la depressione) che insorge qualche giorno dopo il parto e può permanere fino al primo mese del bambino. Winnicott, psicoanalista inglese che ha coniato il termine, attraverso alcune ricerche concluse che circa il 70% delle donne ne è affetta e dunque occorre tenerne presente gli effetti.

Non si tratta di una patologia, ma di uno stato transitorio dovuto ai cambiamenti ormonali e psicologici nella donna e che si manifesta con senso di inadeguatezza, crisi di pianto e sbalzi d’umore. Dopo il parto il corpo inizia il suo cammino verso il ripristino del suo funzionamento precedente, mentre psicologicamente la neomamma deve compiere ulteriori sforzi in avanti. La donna compie il passaggio dall’essere figlia all’essere madre, mentre dice addio all’idea astratta e idealizzata del proprio bambino per accettare chi è veramente arrivato. Si aggiungono anche le difficoltà oggettive insite nelle cure neonatali acuite dalla stanchezza e dalla paura di sbagliare.


Esiste la madre perfetta?

Passato il Baby Blues, non è detto che le paure scompaiano. Le madri restano bersaglio di richieste molto alte: una perfetta gestione del tempo tra casa, lavoro e famiglia, un’educazione ineccepibile e un costante sorriso sulle labbra a testimonianza del loro amore per i piccoli. Queste richieste sono silenziose e indirette, tanto che viene quasi dato per scontato che la neo mamma riesca ad adeguarvisi.

Altrettanto silenziosi sono i cambiamenti. Nei consultori si sono moltiplicati i servizi di aiuto alle neomamme, in seguito ad un aumento di richieste di donne che non riescono a fare fronte a tutti questi doveri mentre credono che per le altre sia semplice. I servizi sono diversi e includono gruppi di mutuo aiuto e assistenza domiciliare al puerperio.


I blog delle mamme imperfette

Una simpatica fonte di aiuto arriva da Internet. In Rete sono fioccati blog di mamme vere che sfogano la loro imperfezione e l’incapacità o la non volontà di seguire manuali pedagogici che sanno come promuovere l’indipendenza fin dal primo giorno di vita.

I blog di maggiore successo sono soprattutto ironici come il loro stesso nome segnala: ‘Ma che davvero?’ o ‘Ero una brava mamma prima di avere dei figli’. Qualcuna coraggiosamente segnala apertamente uno dei problemi più comuni: la solitudine.


La solitudine della neomamma

Il successo di questi blog testimonia ciò che già Bowlby sosteneva: la nostra società medicalizzata si è dimenticata delle fatiche quotidiane e ha lasciato sole neomamme che spesso non hanno mai avuto a che fare prima con bambini tanto piccoli.

Occuparsi di neonati e bambini non è un lavoro per una persona singola. Se il lavoro deve essere fatto bene e se si vuole che la persona che primariamente si occupa del bambino non sia troppo esausta, chi fornisce le cure deve a sua volta ricevere molta assistenza. [...] Nella maggior parte delle società di tutto il mondo questi fatti sono dati per scontati e le persone si sono organizzate di conseguenza. Paradossalmente ci sono volute le società più ricche del mondo per ignorare questi fatti fondamentali”.