Quando l'amore finisce: tristezza o ossessione?

La fine di un amore implica un processo di lutto e di elaborazione della perdita non solo della persona amata ma anche di quella parte di sé stessi che si nutriva di quel rapporto. Che confine c’è tra tristezza e ossessione? Vediamolo insieme.

Quando l'amore finisce: tristezza o ossessione?

La fine di un amore implica spesso un complesso di riadattamento della persona a livello emotivo e identitario, specie se si tratta di una relazione molto significativa che durava da lungo tempo.

Non tutti però sono in grado di mettere la parola “fine” allo stesso modo. Vivere il sentimento di tristezza e la fase elaborativa che questo comporta è molto diverso dal restare tenacemente attaccati ai ricordi fino a rendere la storia passata una vera e propria ossessione. Nel primo caso ci si confronta col sentimento di perdita, nel secondo si finisce paradossalmente per evitarlo.

 

La fine di un amore: perdere una parte di sé stessi

La fine di un amore è un evento tutt’altro che insolito per la vita di ognuno di noi. Non tutte le relazioni amorose che intratteniamo nell’arco della nostra esistenza sono destinate a durare “per la vita” e questo è del tutto naturale e in un certo senso inevitabile, come è inevitabile che le persone possano cambiare, non essere più in sintonia con noi o anche ferirci o deluderci.

La perdita di un legame amoroso è quindi un qualcosa con cui tutti, presto o tardi, dobbiamo confrontarci.

Perché un evento del genere può causare molta sofferenza? Non solo per la perdita del legame e quindi della frequentazione con la persona amata, ma anche perché, recidendosi quel legame, va a “morire” anche quella parte identitaria di noi che si nutriva di quel rapporto. Essere l’altra “metà” di qualcuno è un rinforzo identitario che deve necessariamente venir meno nel momento in cui il legame di coppia si rompe.

Quando questo accade, le persone sono costrette ad affrontare un vero e proprio processo psicologico di lutto e a ridefinire parte della propria identità.

 

Leggi anche Amore, come nasce >>

 

La fine di un amore: elaborare la perdita

Nella maggior parte dei casi questa ridefinizione del proprio assetto identitario avviene durante un processo per lo più implicito di elaborazione della perdita e della fine del legame. Un processo non esente da sofferenza, certo, ma che porta gradatamente la persona a risignificare gli eventi accaduti e a modificare l’atteggiamento e il sentimento precedentemente nutrito nei confronti dell’amato.

Rabbia e rancore si dileguano, forse si vede la persona perduta con occhi diversi, si considerano le cose con maggior distacco e si ricostruisce via via un’immagine di sé stessi nuova, non vincolata ad un legame di coppia.

Spesso questi sono i periodi della vita che possono rivelarsi più fecondi per aprirsi a nuove scelte e nuovi progetti. Non sempre questo processo di rielaborazione avviene consapevolmente o almeno non del tutto: è stato dimostrato, ad esempio, che dopo una separazione o un divorzio, le donne che nei 12 mesi successivi sognavano più spesso il proprio ex coniuge erano anche coloro che a un anno di distanza erano riuscite e rielaborare meglio la separazione (Cartwright, 1996). Anche la mente inconscia e i sogni dunque possono venire in nostro soccorso per aiutarci a superare la perdita e aprirci al cambiamento!

 

La fine di un amore: ossessione e rifiuto della perdita

In alcuni casi la fine di un amore non coincide con la possibilità che avvenga un processo di rielaborazione della perdita. Alcune persone non sono in grado di accedere a questo piano elaborativo e rifiutano di accettare la fine del rapporto e di confrontarsi con i vissuti emotivi associati alla perdita.

In questi casi la fine di un amore può diventare una pericolosa ossessione, pericolosa per chi la mette in atto e, a volte purtroppo, anche per l’ex partner.

Sono tristemente noti episodi, ad esempio, di violenza, stalking e abusi di vari tipo perpetrati da ex coniugi ai danni della persona “amata”. Questi sono i casi in cui spesso l’amore che legava i due partner non era del tutto un amore sano vincolando uno dei due, o più spesso entrambi, in un legame di dipendenza patologica.

Recidere un legame del genere non può essere tollerato perché la persona percepisce il venir meno non di una parte della propria identità, ma della sua intera valenza come individuo non concepibile come entità psicologicamente autonoma e separata dall’altro.

Le conseguenze della fine di un amore non dipendono dunque dall’evento in sé stesso, ma dalla modalità con la quale ogni persona è in grado di rapportarsi alla perdita, all’assenza dell’altro e alla necessità di aprirsi, presto o tardi, ad un nuovo inizio:

“È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un'altra opportunità, un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c'è un nuovo inizio.”

(Dal libro "Il piccolo principe" di Antoine-Marie-Roger de Saint-Exupéry)

 

Leggi anche L'autostima in amore >>