Percezione del tempo: perché procrastinare?

Perché procrastinare determinate incombenze al contrario di altre? Secondo alcuni ricercatori una possibile risposta sta nella percezione del tempo: più un compito è percepito come non imminente e più potremmo tendere a procrastinarlo.

Percezione del tempo: perché procrastinare?

C’è chi nello svolgimento di incombenze professionali e quotidiane è sempre puntuale come un orologio, chi viaggia cronicamente in ritardo e chi, pur rispettando i tempi stabiliti, riferisce di non riuscire a dare il meglio di sé che all’ultimo momento, sotto la pressione di una scadenza imminente.

La tendenza a procrastinare può svolgere funzioni diverse a seconda del proprio stile di gestione dei problemi e di organizzazione del tempo.

Alcuni ricercatori hanno individuato proprio nella percezione del tempo un elemento chiave: più percepiamo la scadenza di un compito come a lungo termine e più tendiamo a procrastinarla; è solo quando il termine ci appare incombente che ci attiviamo immediatamente.

 

L’impatto della percezione del tempo sullo svolgimento di un compito

Due ricercatori, in uno studio delle università di Chicago e Toronto, hanno messo alla prova una loro ipotesi e cioè che, la tendenza a procrastinare lo svolgimento di un compito, fosse influenzata dalla percezione del tempo o, meglio, da quanto il termine per eseguirlo venisse percepito nell’imminente presente o più comodamente proiettato in un futuro.

Per testare la loro ipotesi i due ricercatori hanno coinvolto due gruppi di studenti a cui hanno assegnato un compito di immissione dati in un database da portare a termine da lì a 5 giorni.

Tuttavia, nei due gruppi, la consegna, e quindi il termine della stessa, avveniva in due modalità differenti: in un gruppo la scadenza cadeva nello stesso mese in cui il compito era stato loro assegnato, nell’altro andava a cadere nei primi giorni del mese successivo.

Ebbene, come i due ricercatori si attendevano, gli studenti del secondo gruppo, benché avessero lo stesso tempo per eseguire il compito, tendevano a procrastinare di più rispetto ai primi dal momento che la scadenza, cadendo seppur per pochi giorni nel mese seguente, veniva percepita più lontana nel tempo e, pertanto, più spostata nel futuro piuttosto che imminente per il presente.

 

Come percepiscono il tempo i bambini?

 

Perché se non è urgente tendiamo a procrastinare?

Lo studio in questione, per quanto condotto su una situazione artificiosa ben lontana dalla complessità di certe incombenze quotidiane, solleva degli spunti di riflessione interessanti.

In un certo senso sembra suggerirci quanto la percezione del tempo influenzi l'idea che abbiamo dell’importanza e priorità che certe incombenze assumono rispetto ad altre.

Perché un compito, per ottenere la priorità rispetto ad altri ed essere portato a termine, dev’essere percepito come urgente? Una prima spiegazione, non contemplata dallo studio in questione, potrebbe naturalmente riguardare la motivazione e, di conseguenza, la rilevanza, non solo razionale e pratica, ma anche emozionale che quel compito riveste per noi. Ma la percezione del tempo e il nostro modo di gestirlo sembrano avere comunque un ruolo importante.

 

Percezione del tempo e time management

In ogni intervento o corso di formazione al così detto time management si insegna, attraverso semplici strumenti come la griglia di decisione di Eisenhower, la differenza che esiste fra compiti urgenti e compiti importanti.

Le incombenze quotidiane che richiamano con urgenza e immediatezza la nostra attenzione spesso non rivestono una rilevanza fondamentale per la nostra vita, sono, più prosaicamente, delle banali “seccature” quotidiane che potremmo anche delegare ad altri.

La percezione del tempo ci suggerisce che queste incombenze vanno sbrigate immediatamente ma ciò non vuol dire che siano necessariamente di importanza fondamentale per le nostre vite… eppure spesso hanno il potere di stressarci e distogliere attenzione ed energie da obiettivi più importanti.

Queste ultime riguardano più propriamente lavori o impegni importanti per il nostro più generale progetto di vita, che non sono urgenti nel senso che non possiamo esaurirli nel breve periodo, ma che richiedono invece, riguardo alla percezione del tempo, proprio di essere programmati e portati avanti nel lungo periodo affinché la loro realizzazione possa avvenire in un futuro.

Procrastinare e attendere che questi ultimi diventino urgenti può risultare infruttuoso poiché difficilmente all’ultimo momento potremo, ad esempio, recuperare gli esami che ci mancano alla laurea, mettere da parte i risparmi necessari ad un lavoro di ristrutturazione, trovare dei clienti senza un precedente piano di business plan per la nostra attività professionale…

 

Procrastinare nella società liquido-moderna

Sembra, quella sulla diversa percezione del tempo fra attività urgenti ed importanti, una distinzione semplice eppure non lo è.

Zygmunt Bauman osserva nei suoli libri quanto l’uomo della società liquido-moderna sia ormai fin troppo abituato a pensare in termini di immediatezza, di soluzioni “usa e getta”, di stili di vita e di lavoro in continuo mutamento e quindi temporanei.

Come se tutto ciò che abbiamo e che siamo sia destinato a venir continuamente sostituito da altro; come se cambiare lavoro, partner o città, potesse significare ricominciare ogni volta da capo. Su questa scia, afferma Bauman, sta venendo lentamente meno la capacità di impegnarsi su progetti, di vita e di lavoro a lungo termine, di investire – potremmo dire – su un qualcosa che richiede la nostra attivazione oggi proprio perché possa essere realizzata domani in un futuro.

La percezione del tempo, nella società liquido-moderna, influenza l’importanza che diamo alle cose? Ci condanna ad attivarci solo sotto la pressione di un’urgenza certi che “del doman non v’è certezza”?

 

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