I meccanismi psicologici del perdono

Quali sono i principali modelli psicologici che spiegano come si giunge al perdono?

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Il perdono in psicologia rappresenta un meccanismo sociale importantissimo. Le probabilità che all’interno di una qualunque forma di relazione nascano problemi o incomprensioni sono altissime (è decisamente più improbabile la loro assenza), è allora necessario armarsi di strategie che preservino i legami importanti. Il perdono è un mezzo per recuperare un rapporto che viene compromesso restaurando la fiducia. L’utilità è doppia, allevia le sofferenze anche di chi perdona.

 

Cos’è il perdono?

Una prima area di studio per la psicologia del perdono sta nel definire questo oggetto d’analisi per comprenderne la natura (emotiva, cognitiva, sociale, ecc). Analizziamo le tre seguenti definizioni:

1.    “Il perdono è un complesso fenomeno affettivo, cognitivo e comportamentale, nel quale le emozioni negative e il giudizio verso il colpevole vengono ridotti, non negando il proprio diritto di sperimentarli, ma guardando al colpevole con compassione, benevolenza e amore” (McCollough & Worthington, 1995).

2.    “il perdono è definito come la sostituzione emotiva delle emozioni negative calde, rabbia e paura, che seguono un torto o un’offesa percepita, o delle emozioni negative fredde, rifiuto del perdono (unforgiveness) e indifferenza, che seguono il rimuginio (rumination) in merito ad una trasgressione, con emozioni positive, come l’amore disinteressato, l’empatia, la compassione, o addirittura l’amore romantico” (Worthington, 2001).

3.    “lasciare andare le emozioni negative (l’ostilità), le cognizioni negative (i pensieri di vendetta) e i comportamenti negativi (l’aggressione verbale) in risposta ad una considerevole ingiustizia subita e disporsi in modo compassionevole nei confronti del colpevole” (Rye e Pargament, 2002).

Da queste definizioni si comprende che il perdono si innesta da un’offesa che deve essere percepita e riconosciuta come intenzionale da parte della vittima la quale reagisce inizialmente con un sentimento di rivalsa. Segue una riflessione o meglio, un processo di ruminazione cognitiva durante il quale la prima reazione emotiva viene a spegnersi per fare spazio a un atto volontario di rinuncia alla vendetta.

 

I modelli psicologici del perdono

I modelli psicologici del perdono sono raggruppabili in tre famiglie: i modelli evolutivo-cognitivi, i modelli processuali e i modelli psico-sociali.

Secondo i modelli evolutivo-cognitivi durante la crescita cambiano le modalità di ragionamento e con ciò varia il modo in cui si giunge al perdono e al significato che gli viene attribuito. Secondo Enright si passa da un perdono vendicativo (previa punizione) a uno compensativo (che segue una qualche forma di compensazione dell’offesa) alle forme più alte basate sull’armonia sociale e poi sulla morale religiosa. L’ultima forma di perdono è quella fondata sull’amore.

I modelli processuali invece, delineano i percorsi e le dinamiche delle componenti cognitive, emotive e comportamentali che vengono messi in atto durante il perdono. Si tratta di modelli che cercano di dare una visone esaustiva del processo anche se le condizioni contestuali all’interno delle quali questi sistemi si attivano possono essere tanto diverse tra loro da rendere difficile una previsione accurata.

I modelli psico-sociali inseriscono il perdono all’interno delle dinamiche relazionali, rileggendone così il significato e l’utilità. Queste teorie si rifanno agli studi sui comportamenti prosociali (cooperazione, altruismo, attinenza al sacrificio) il cui scopo è quello di evitare comportamenti distruttivi a favore di azioni in grado di favorire il benessere relazionale.

 

Immagine | Isabel Bloedwater (Flickr)