Community manager: attitudini e competenze psicologiche

Il community manager è una delle figure professionali emergenti più interessanti, ma al tempo stesso vittima di grande confusione. Cerchiamo di fare chiarezza, soprattutto sulle sue competenze

Community manager: attitudini e competenze psicologiche

Chi è il community manager? Si tratta di una delle nuove professioni legate al mondo digitale che però si trova al centro della vita online di un brand, di un gruppo o di un professionista che si stia creando la sua cerchia e visibilità.

La formazione per molti anni è stata autoformazione, ma oggi il mercato si sta scoprendo interessato a figure che sappiano davvero gestire una community a vari livelli.

Esaminiamo questa figura professionale, sia in termini di attitudini, sia in termini di compiti e scopriamo che un pizzico di psicologia non guasta!

 

I compiti del community manager

Una community online che funzioni ha delle caratteristiche che si avvinano in tutto e per tutto ad una comunità sociale o meglio a quella che Wenger ha definito Comunità di pratiche.

Si tratta di un gruppo che si forma perché ha delle affinità (somiglianze o uno scopo comune) e che per interagire finisce con il creare un set di strumenti che le sono propri: comportamenti e forme di comunicare che hanno senso al suo interno, così come valori condivisi o artefatti più concreti.

Come si gestisce una community di questo tipo che abbia anche un'anima commerciale? Una risposta ce la offre Matt Chereu, autore del libro "Community Management":

  • conoscere e applicare il marketing per promuovere la community a nuovi membri;
  • curare la relazione con gli utenti più attivi e con i media;
  • rispondere a domande ed esigenze ed anticipare i bisogni degli utenti;
  • raccogliere spunti per sviluppare nuove idee commerciali;
  • facilitare lo scambio di buone pratiche attraverso la comunicazione (community intra-aziendali)

 

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Come fare?

Sembra tanto? Non è tutto! Per arrivare a questo risultato occorre prima di tutto aver creato la community. Secondo l'esperto Giulio Xhaet per arrivare a ciò sono necessari 3 passaggi fondamentali:

  1. Attrazione: convincere il nuovo utente ad entrare la prima volta nella community e trovarla interessante, magari affine a lui per qualche motivo!
  2. Coinvolgimento: una volta entrati gli utenti dovrebbero essere coinvolti, cioè volere tornare in modo più o meno regolare. Lo scopo è convertire la passione in azione, cioè faccio qualcosa nella e per la community, magari che mi permetta di passare da utente anonimo a membro più visibile.
  3. Fedeltà: l'ultimo step è un investimento nella vita della community. Da utente desidero spendere del tempo, vi sono legato affettivamente (magari comunica qualcosa della mia identità) e spontaneamente mi faccio portavoce all'esterno.

 

Le attitudini

Un buon community manager quindi è una figura davvero complessa che combina conoscenza dell'ambito del marketing a delle buone doti di ascolto e di relazione sociale. Se la prima parte dell'articolo sottolinea compiti che richiedono doti economiche, sicuramente nella seconda prevalgono attitudini più pertinenti all'ambito psicologico.

Come possederle tutte? In realtà la molteplicità e fluidità di questa figura non si esaurisce in questo breve articolo, almeno un altro elemento va considerato: la tipologia della community.

Ogni comunità nasce con uno scopo, anche quando si tratta di una community commerciale ed è partire da questo scopo che si indirizza meglio la natura di quel community manager che forse dell'adattabilità deve fare il suo obiettivo primario.

 

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