La timidezza nei bambini: farne un problema non aiuta

La timidezza nei bambini è una delle questioni che maggiormente allarmano i genitori: bambini che a casa sono vivaci ed espansivi e che all’asilo o con estranei si ritraggono in disparte o appaiono scontrosi. Attenzione però: etichettarli come “timidi” aggrava solo il problema

La timidezza nei bambini: farne un problema non aiuta

Che cosa sia sufficiente a caratterizzare la timidezza nei bambini come un problema di adattamento o, peggio, un problema determinato geneticamente, non è affatto facile definirlo.

Alcuni genitori possono individuare un problema di timidezza nei bambini in normali o transitori comportamenti di riserbo o insicurezza, altre volte la timidezza nei bambini può comportare problemi effettivamente disturbanti per i bambini stessi.

 

La timidezza nei bambini: le fasi dello sviluppo

Una prima nota importante riguarda l’età e quindi la fase dello sviluppo: è infatti molto differente pensare di ravvisare atteggiamenti di timidezza nei bambini al di sotto dei 3 anni oppure in quelli più grandicelli.

Prima dei 3 anni infatti è assolutamente in linea con lo sviluppo sentirsi ansiosi e insicuri in presenza di estranei (sia adulti che coetanei) e preferire rifugiarsi nella compagnia di un adulto familiare e rassicurante. Il desiderio di socializzazione, soprattutto con i coetanei, nasce solo dopo i 3 anni.

Parlare di timidezza nei bambini prima di quest’età è, quindi, quanto mai fuorviante, non solo per la transitorietà di questa fase, ma anche perché si rischia di problematizzare inutilmente un atteggiamento che il bambino molto probabilmente adeguerà e muterà gradualmente più avanti.

 

La timidezza nei bambini: di chi è il problema?

Si è  troppo abituati a ritenere espansività, estroversione e rapidità ad instaurare molteplici contatti come delle doti “vincenti” nella società attuale tanto da preoccuparsi se non se ne ravvisano anticipazioni nei propri figli.

Tuttavia la timidezza nei bambini può in parte rappresentare una normale fase evolutiva che non necessariamente rappresenta all’inizio un problema di adattamento.

Può invece diventarlo se i genitori se ne preoccupano eccessivamente: etichettare un bambino come “timido” in sua presenza, per esempio, aggrava il problema poiché egli si sentirà giudicato negativamente ed “irreversibilmente”.

Altro comportamento spesso controproducente è quello di forzare i bambini a socializzare non rispettando i loro tempi: spesso i “timidi” dopo una prima fase di osservazione ed esplorazione del nuovo ambiente si “sciolgono” da soli superando molte delle loro ansie.

 

La timidezza nei bambini: che fare?

Davanti alla timidezza nei bambini è importante farli sentire accettati anzitutto per come sono dimostrando di accogliere e comprendere le loro difficoltà incoraggiandoli, ma non obbligandoli, ad affrontare gradualmente varie situazioni (iniziando magari da uno o pochi amichetti invece che dall’inserimento in un gruppo numeroso e già formato).

Man mano i bambini sviluppano tutta una serie di competenze sociali per fare nuove amicizie che siano per loro soddisfacenti e rassicuranti allo stesso tempo.

 

 

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