Rituali e comportamenti di consumo

Non gustiamo soltanto il sapore chimico-fisico del cibo che consumiamo, ma anche le idee, i significati e i concetti ad esso associati. Questo principio, alla base di molti dei significati psicologici associati al cibo, ci spiega perché i rituali siano così importanti in relazione ai comportamenti di consumo come evidenziato da studi e teorie psicologiche di vario tipo. Nelle festività questa connessione fra rituali e consumo di cibo raggiunge la sua massima espressione e il cibo stesso diventa simbolo di celebrazione e condivisione.

Rituali e comportamenti di consumo

“Siamo quello che mangiamo” recita una famosa citazione di Feuerbach non poi così distante da quella che è la realtà di molti dei comportamenti psicologici associati al cibo. In particolare sembra esserci una connessione ineludibile fra rituali e comportamenti di consumo là dove, la gradevolezza e piacevolezza associate al consumo di un determinato cibo aumenterebbero in relazione al compimento di un qualche comportamento rituale antecedente il consumo stesso. Una cornice, insomma, che conferisce a ciò che ci apprestiamo a mangiare un significato emotivamente pregnante che sembra diventare parte integrante del “gusto” con cui sediamo a tavola.

 

Rituali e significati psicologici del cibo

I significati psicologici associati al consumo di cibo sono molteplici e inscindibilmente legati a quelle che sono le credenze, le visioni del mondo e valori socioculturali con cui simbolizziamo il cibo, l’atto del preparalo e del mangiarlo, oltre a tutti i significati emotivo-affettivi che esso rappresenta nella storia personale di ognuno. Condividere il cibo, specie in occasione delle festività, è in ogni cultura un’usanza ben codificata e ritualizzata con la quale si condivide e si celebra un rituale che il cibo stesso va simbolicamente a rappresentare. Ecco perché, in occasione di feste e ricorrenze, ogni tradizione vuole che i comportamenti di consumo prediligano determinati cibi e non altri prescrivendo, in certi casi, anche la sua modalità di preparazione e consumo.

 

Rituali e attesa di consumo

Una ricerca condotta dall’Università di Harvard si è proposta di evidenziare, attraverso uno studio sperimentale, quanto determinati comportamenti di consumo di cibo potessero essere implementati grazie all’introduzione di rituali anche semplici come spezzare a metà una barretta di cioccolato prima di scartarla o partecipare direttamente alla preparazione di una limonata prima di berla. Benché in questo studio, ai rituali che i partecipanti eseguivano prima di mangiare non fosse associato alcun significato specifico, la semplice ripetitività di tali gesti creava un’attesa e quindi una cornice che ritualizzando il consumo ne amplificava la gradevolezza e il piacere.

 

Rituali e diete

Ritualizzare e quindi subordinare il consumo di un cibo all’esecuzione di gesti preparatori consente di spezzare l’automatismo con cui si mangia spesso incontrollatamente e compulsivamente rendendoci più consapevoli di ciò che stiamo per fare. Questo crea spazio per l’introduzione di significati condivisi o personali al cibo che si sta mangiando rendendo l’esperienza di consumo pregna di significati simbolici, emotivi e sociali. Come sostiene Leon Rappoport (Come mangiamo, Appetito, cultura e psicologia del cibo, Ponte Alle Grazie, 2003), non mangiamo solo le proprietà chimico-fisiche del cibo: i nostri comportamenti di consumo sono orientati anche dai significati ad esso legati, non gustiamo solo una cioccolata o una limonata, ma insieme ad esse anche i concetti a queste associati. Questo è vero sia nei pranzi interminabili delle festività natalizie, dove i tipi di cibi consumati partecipano a creare i rituali con di cui si sostanzia il Natale; sia in molte tipologie di dieta non proprio “mediterranea” dove l’attenzione consapevole che si è costretti a prestare alla preparazione bilanciata di ogni pasto (si pensi alla dieta a Zona, la dieta a punti, la dieta dissociata, la dieta macrobiotica etc) lo rende un vero e proprio rituale senz’altro più “consistente”, dal punto di vista emotivo, di quel poco cibo che ci si ritrova nel piatto!

 

Rituali e consumo di cibo nei disturbi alimentari

Un’ultima associazione fra rituali e comportamenti di consumo di cibo è quella esistente nel meccanismo ossessivo alla base di molti disturbi del comportamento alimentare là dove la modalità anoressica di sminuzzare, pesare e controllare le proprietà nutritive del cibo, come le condotte bulimiche a scopo compensatorio, vanno a creare un sottofondo di ripetitività ossessiva che ordina e regola il consumo di cibo. Un cibo a quel punto più simbolico che reale sul quale si giocano le dinamiche dell’identità, degli affetti, della definizione e sicurezza di sé. Il rituale legato al consumo di cibo in questi casi denuncia quella “fame d’amore”, come osserva Fabiola de Clercq (Tutto il pane del mondo, Milano, Bompiani, 1994), che cerca confine e contenimento.