Non confondere il modello con chi sei tu

Veloce analisi sul tenere ben distaccati i nostri modelli della realtà rispetto a chi siamo...

Non confondere il modello con chi sei tu

Vediamo se riesci ad afferrare cosa abbiano in comune le seguenti due storie…

Due storie

Due amici passeggiano in una strada di campagna. Uno dice all’atro che è da un po’ di tempo che ha problemi di vista  e non riesce più a vedere le cose con nitidezza. Il suo amico che gli vuol un gran bene, subito ha la soluzione.

“Tieni prova i miei occhiali, sono andato dall’oculista più bravo che c’era in città e ha risolto il mio problema. Anche io non vedevo più bene, ma con questi…”.

Un po’ incredulo l’altro si mette gli occhiali dell’amico e subito li toglie, quasi avesse preso la scossa. “No, no, ma che roba è? Mi sembrava di perdere i sensi”.

L’altro allora ribatte: “Ma vuoi dire percaso che non ti fidi di me, o peggio che pensi che il mio oculista non sia bravo abbastanza, ti ho detto che anche io avevo problemi di vista e con questi li ho risolti, provali di nuovo”.

Di nuovo il poveretto ci riprova, ma con lo stesso risultato. La discussione va avanti per un po’ con uno che dice all’altro di provare gli occhiali perché con lui hanno funzionato e l’altro che li prova e non riesce neanche a camminarci.

Un grande pittore chiese una volta a un suo amico medico di venire a dare un’occhiata a un quadro che aveva appena finito di dipingere. Il pittore riteneva che questa fosse la più grande creazione che egli avesse mai realizzato, un autentico capolavoro, così, naturalmente gli faceva piacere che i suoi amici venissero ad ammirarlo.

Il dottore lo osservò attentamente, lo scrutò da tutti i lati per dieci lunghi minuti. L’artista cominciava ad impensierirsi, finché chiese:

“Che c’è? Che te ne sembra allora di questa mia opera?” e l’amico medico rispose: “Beh, mi sembra proprio si tratti di una polmonite galoppante”

 

Modello della realtà

Hai notato cosa hanno in comune queste due storie paradossali? In entrambe le storie, i protagonisti vanno a giudicare una situazione, in base al proprio modello della realtà.

Nel primo racconto, quella persona crede di aver avuto un problema simile a quello del suo amico e quindi crede che il suo modello di risoluzione sia lo stesso anche per altri, senza considerare che forse la visione dell’altro sia diversa. Nel secondo racconto, il medico ha i suoi punti di vista e guarda ogni cosa in un unico determinato modo.

Ma come si forma il modello della realtà?

Alfred Korzisbky, noto filosofo e autore di “General Semantics”, nello scorso secolo, affermò uno dei presupposti chiave che ci permettono di capire come funziona il modello della realtà: “La mappa non è il territorio”.

Una storia di Robert Dilts narra di un piccolo comune che voleva fare una mappa del comune stesso il più precisa possibile. Cominciarono i lavori e presto si accorsero di dover fare questa mappa sempre più grande, da non farla più entrare nelle mura dell’ufficio.

Quindi decisero di demolire le mura per rappresentare questa mappa perfetta e alla fine, la mappa, aveva le stesse dimensioni del territorio.

In questa storia si evince che una mappa del genere non ha alcuna funzionalità, e che per avere una mappa funzionale che ci guidi nel territorio, abbiamo la necessità di distinguere bene fra mappa e territorio, fra modello e realtà.

Nelle due storie raccontate all’inizio i protagonisti hanno confuso il loro modello con la realtà stessa. Ora vediamo velocemente altri due ingredienti  che formano il modello, ricordandoci sempre che il modello ci guida nella realtà, e non è la realtà.


Valori

Possiamo definire i valori come strumenti essenziali nel formare la nostra identità. Questi strumenti ci spingono ad agire o ci reprimono nel fare. Possono essere l’amicizia, l’onore, il coraggio, l’amore ecc. Cosa è davvero importante per te?

 

Convinzioni 

Altro non sono che sensazioni di certezza su un qualcosa. Possono diventare delle vere e proprie prese di posizione o espressioni di fede. Queste sono strettamente correlate dai valori che si hanno. Se vi è capitato di rispondere a qualcuno “Non posso farlo” o “non sono quel tipo di persona” sono state risposte guidate dalle vostre convinzioni su chi siete. Naturalmente può essere assai utile il non vedersi come un assassino o come un approfittatore. Quindi non giudicate limitante, o potenziante a priori un “Non posso farlo” o “non sono quel tipo di persona.”

Ricordati che un modello o una mappa deve essere funzionale per guidarci sul territorio. Non confondere mai il modello con chi sei tu. E’ solo un modello se non è più funzionale puoi ampliarlo e renderti così libero di scegliere.