Smart working, cos'è e perché funziona (forse)

smart working una forma di lavoro dipendente flessibile, che lascia al lavoratore la possibilità di organizzare orario e spazio di lavoro.

Smart working, cos'è e perché funziona (forse)

Smart working, lavoro agile, telelavoro: nomi diversi per definire una tendenza che prende piede: abbandonare la vecchia idea di cartellno e delle 8 ore canoniche per venire incontro a nuove esigenze professionali sfruttando la tecnologia.

La realtà sociale e lavorativa sta cambiando e con essa si modifica il modo di lavorare annullando le distanze e ridefinendo il tempo dedicato al lavoro. Molte aziende si stanno concentrando sullo smart working nell'organizzazione del lavoro dei proprio dipentneti. Vediamo come funziona valutandone vantaggi e svantaggi.

 

Smart working: cos’è

Secondo la normativa italiana, il lavoro agile (legge n.81/2017) è una forma di esecuzione dell’attività lavorativa dipendente che si connota per flessibilità di orario, assenza di vincoli spaziali e un’organizzazione per obiettivi e non per tempo di presenza in ufficio. Secondo i legislatori essa dovrebbe agevolare la conciliazione tra lavoro e vita personale ma anche aumentare la produttività.

Si tratta della possibilità, introdotta da molte aziende italiane ed estere, di lavorare fuori dalla sede lavorativa, con una possibilità di organizzarsi il tempo, scegliere lo spazio e gestire altri impegni e situazioni. L’importante è garantire il raggiungimento dell’obiettivo definito in accordo con il datore di lavoro, nei tempi e modi prestabiliti.

Nella forma attuale questo è possibile uno o due giorni della settimana lavorativa, negli altri si deve garantire la presenza in ufficio. Il lavoro non è quello di freelance ma subordinato e per ora strutturato per il settore terziario.

 

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Smart working: i vantaggi

Tra i vantaggi, quello più immediato è la possibilità del lavoratore di conciliare al meglio vita personale e lavorativa grazie ad un giorno in meno da trascorre in ufficio.

Una ricerca condotta dall’Osservatorio Smart Working del Politecnico di Milano ha sottolineato che dipendenti che possono usufruire di questa forma sono più felici e soddisfatti della propria qualità della vita. Riescono infatti a dedicare maggior tempo ai famigliari, alle attività di piacere e interesse personale, acquisendo energia e motivazione da spendere nel lavoro.

Da qui risulterebbe un aumento della produttività del singolo e del gruppo aziendale, con maggiore coinvolgimento emotivo e motivazionale dei lavoratori, minore stress e frustrazione legata anche a un cattivo rapporto coi colleghi, aumento della cooperazione e predisposizione positiva al lavoro.

Per l’azienda comporta abbattimento dei costi grazie a minore consumi, minori spazi necessari per l’utilizzo a rotazione degli uffici, maggiore flessibilità organizzativa e ovviamente una maggiore fidelizzazione del dipendente e clima di benessere aziendale.

Le frontiere del futuro modificano anche questa formula parlando di tempo lavorativo di quattro giorni su sette, che dove già applicato sembra avere effetti estremamente positivi.

 

Smart working: gli svantaggi

Il primo svantaggio è la mancata possibilità di controllare il lavoratore nell’orario fuori ufficio e rischiare di abbassare l’efficienza professionale e adeguatezza nel prodotto. Questo causato anche dalla riduzione di un confronto immediato che avviene passando tra un ufficio e l’altro sia tra colleghi che con il superiore.

La comunicazione mediata da risorsa può quindi diventare un limite e ridurre la capacità necessaria di confronto all’interno dell’azienda che è invece un ingrediente fondamentale per il successo.

Un altro rischio è la scarsa efficienza dei mezzi a disposizione che può rendere difficoltoso lo scambio e la gestione del lavoro in remoto dalla propria postazione fuori sede. L’azienda e l’organizzazione dovrebbero pensare a modi efficienti per garantire questa forma di operatività dei dipendenti.

Inoltre per alcuni dipendenti può essere complesso gestire il tempo a disposizione nel giorno fuori dall’ufficio con rischio di inefficienza non solo nella professione ma anche nella gestione del resto: l’avere più tempo porta a rimandare e questo se abitudinario è controproducente. Il cambio di abitudini e rituali imposti con l’introduzione dello smart working possono causare stress, frustrazione e confusione nel dipendente soprattutto se c’è poca chiarezza e condivisione negli obiettivi e nelle richieste dell’azienda.

 

Smart working: limiti

La realtà italiana vede una scarsa adesione a questa forma di organizzazione aziendale. Le motivazioni vanno da una difficoltà di dirigenti, manager, imprenditori e dipendenti nel vedere gli effetti positivi di questa proposta fermandosi sulla paura di perdita della produttività per riduzione del controllo sul dipendente.

Inoltre - soprattutto nelle vecchie generazioni - c’è un attaccamento ad una modalità lavorativa che prevede l’uscire di casa e svolgere la stessa in un’altra sede con la possibilità di contatto diretto con colleghi e dirigenti.

Il vero problema quindi è culturale. Fino a quando non si modifica l’idea e la concezione di lavoro e attività produttiva non sarà possibile un passaggio reale e positivo a tipologie più flessibili che permettano, oltre ad una migliore qualità della vita, anche una maggiore creatività del singolo, produttività, apertura alla novità e possibilità di generare svolte positive in aziende radicate su schemi e prodotti vecchi destinati ad esaurirsi.

La responsabilizzazione dei lavoratori è il primo passo che passa attraverso la fiducia dei superiori, la passione per il proprio lavoro e la condivisione degli obiettivi aziendali. Nei millenium qualcosa sta cambiando e il lavoro assume diverse sfumature e più dinamicità, ma non per questo meno produttività.

 

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Foto: awrangler / 123rf.com