La pressione sociale: quando il gruppo comanda

Il gruppo è da molti considerato una risorsa per l’individuo e l’individualità, ma che succede quando la pressione sociale è troppa?

La pressione sociale: quando il gruppo comanda

Il gruppo non è semplicemente un insieme di persone, bensì si tratta di un’entità che condivide un’identità, dei valori e degli strumenti che gli consentono di essere riconosciuto e riconoscibile sia dall’interno, sia dall’esterno.

Il gruppo ci assicura riconoscimenti e offre sicurezza ed è sicuramente una risorsa aggiunta per l’individuo e l’individualità. Attraverso i gruppi cui apparteniamo infatti, costruiamo parte della nostra identità.

Il gruppo in quanto entità presenta dei funzionamenti specifici come l’estremizzazione di opinioni e decisioni: insieme siamo più estremisti ed intrepidi e subiamo gli effetti di questa pressione sociale.

Infatti, anche se non fa parte di noi, come individui, insieme agli altri ci lasciamo influenzare dalle decisioni e dalle opinioni che pensiamo siano condivise da tutti, mettendo in discussione valori personali, fino alle percezioni.

 

Leggi anche Chi sono gli opinion leader? >>

 

Le asticelle di Asch

Pensate di poter sempre pensare con la vostra testa? Gli effetti della pressione sociale però, cioè delle opinioni espresse dal resto del gruppo, sono molto più intense di quanto si possa immaginare (e anche tanto inconsapevoli che a volte potremmo giurare che sia tutta farina del nostro sacco).

Solomon Asch negli anni ’50 condusse uno storico esperimento che evidenziò come la sfera sociale prevalga a volte sui nostri stessi sensi. I soggetti venivano istruiti a rispondere in gruppo ad un semplice compito.

Venivano mostrati due cartellini, in uno c’erano tre aste di diverse dimensioni e nella seconda una sola; ogni soggetto doveva indicare quale delle tre asticelle avesse la stessa lunghezza del modello presente sul secondo cartonino.

La risposta era evidente, ma in ogni gruppo sperimentale c’era uno solo “vero” partecipante insieme a del “compari” dello sperimentatori. Questi ultimi erano istruiti per dare una prima serie di risposte corrette, per poi rispondere unanimemente in modo sbagliato da un certo punto in avanti.

 

Le conclusioni di Asch

I risultati mostrarono che un terzo dei partecipanti si adeguò in modo costante alle risposte del gruppo nonostante durante il briefing spiegarono che fossero convinti che la risposta fosse sbagliata, ma percepivano un certo disagio ad essere gli unici a dare risposte sbagliate.

Inoltre il 75% dei partecipanti si allinea almeno una volta.

In varianti successive Asch evidenzia alcune variabili che mostrano degli effetti sulla pressione sociale:

Autostima: maggiore è l’autostima dell’individuo maggiore è la sua capacità di sottrarsi alla pressione sociale.

Gli alleati: se anche uno solo dei compari dà una risposta contraria alla maggioranza molti partecipanti acquistano la fiducia necessaria per contrapporsi alla percezione errata.

Similitudine: quanto più si sottolineano le somiglianze tra i componenti del gruppo e il partecipante tanto più intensa è la pressione sociale.

L’esperimento di Asch è molto interessante soprattutto perchè si basa su dei dati fisici incontrovertibili, ma anche perché evidentemente errati.

I partecipanti sanno di dare la risposta sbagliata, ma seguono lo stesso il proprio gruppo. In realtà il fenomeno in sé è neutro: non è sempre bene ribellarsi alla maggioranza, né siamo nel giusto assecondandola; è semplicemente un dato di fatto: insieme subiamo l’influenza degli altri, perché, essendo animali sociali, per noi l’opinione del gruppo conta!

 

Leggi anche Il gruppo dei pari e la sua funzione nell'adolescenza >>